2024-03-06
Armi come i vaccini: l’Ue stanzia 1,5 miliardi
Bruxelles lancia gli acquisti congiunti ma rinvia (per ora) gli Eurobond. Emmanuel Macron stuzzica gli alleati: «Sulle truppe al fronte non siate codardi». Mosca denuncia: «Caccia francesi provano a violare i confini sul Mar Nero». Berlino intanto pensa di reintrodurre la leva.Mandati d’arresto per due ufficiali del Cremlino dalla Corte penale internazionale.Lo speciale contiene due articoli.Il riarmo europeo segna la fine di un’era. O di un’illusione: che finita la Guerra fredda, ci si potesse disinteressare della Difesa. Adesso, di Guerra fredda - speriamo rimanga tale - ne è iniziata un’altra. E gli Usa non sono più quelli del piano Marshall, o del ponte aereo sulla Berlino assediata dai sovietici. È in questo contesto di disordine e mutate consapevolezze che matura la nuova strategia dell’Ue, presentata ufficialmente ieri. Bruxelles stanzia 1,5 miliardi per il periodo 2025-2027, destinati a un piano di investimenti, l’European defence industry programme (Edip). E lancia l’acquisto congiunto dei mezzi bellici: almeno il 40% degli approvvigionamenti entro il 2030, appalti centralizzati e altri provvedimenti utili ad assicurare che, di qui a sei anni, il 35% dell’intero valore del business faccia capo ad aziende Ue. Armi come vaccini, aveva detto Ursula von der Leyen, riproponendo lo schema adottato con i farmaci anti Covid. Approccio che, però, è passato alla storia per le condizioni capestro dettate dai contratti e le opacità nei negoziati con Big pharma. Errori da non ripetere.L’Unione integrerà la filiera produttiva con quella dell’Ucraina. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, s’è ritagliato uno spazio di visibilità, annunciando che gli extraprofitti degli asset russi congelati saranno spesi per le ditte ucraine. Lo scopo finale è passare dall’approccio emergenziale alla piena «prontezza» nel fronteggiare le minacce. Si tratta, né più né meno, di costruire un complesso militare-industriale europeo. Un cambio di paradigma necessario, che però reca con sé le insidie che già denunciò, nel suo discorso di commiato del 1961, l’allora presidente americano, Dwight Eisenhower: le «influenze occulte» delle lobby nei «concili di governo», «l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative», tali da mettere «in pericolo le nostre libertà o i processi democratici». Vecchi problemi per nuovi scenari.Tra i soggetti finanziatori figura la Bei, la banca per gli investimenti; rinviati, per il momento, gli Eurobond, ai quali si oppongono i frugali. Non solo per avversione nei confronti dei trasferimenti fiscali verso il Sud. A loro avviso, la Commissione non ha e non dovrebbe avere la facoltà di decidere su materie di tipica competenza statale. Non è un’obiezione peregrina. Lo stesso commissario al Mercato interno, Thierry Breton, nei giorni scorsi, aveva ribadito che la Difesa è un affare nazionale.Ieri, la Commissione ha chiarito che gli Stati membri potranno «emettere titoli di debito a garanzia del piano di finanziamento a lungo termine dei programmi di armamento». L’Ue non ne sarà garante, ma «i contributi nell’ambito dell’Edip al funzionamento del Seap (Structure for european armament programme, ndr) potrebbero migliorare le condizioni per il finanziamento da parte degli Stati membri dei programmi di armamento, che sono ammissibili al sostegno dell’Unione». In breve: debito pubblico agevolato. Di budget comunitario parlerà il futuro esecutivo: ci dovrà «senza dubbio lavorare», ha confermato Breton, che tifa per un fondo da 100 miliardi. Un’idea «proposta dal presidente francese, Emmanuel Macron, e dalla premier estone, Kaja Kallas, sostenuta anche dal premier belga», Alexander De Croo.A proposito di Macron: la sua trovata - spedire truppe in Ucraina per confondere la Russia con la nostra «ambiguità strategica» - rimane sul tavolo. Lunedì, l’inquilino dell’Eliseo ha giurato che non ha intenzione di «entrare in una logica di escalation». Ma poi, da Praga, ha invitato gli alleati a «non essere codardi». Il premier ceco gli è andato dietro: «Non dovremmo porci limiti». Domani, Macron vedrà i partiti per discutere del conflitto a Est. Il 12 e il 13 marzo, invece, si terrà all’Assemblea nazionale e al Senato un dibattito sul bilaterale per la sicurezza con Kiev, cui seguirà un voto. Ma se è vero quanto dichiara il ministero della Difesa russo, i francesi stanno scalpitando: un Su-27 di Mosca avrebbe scortato sul Mar Nero un Awacs (aereo dotato di sistemi radar) e due jet transalpini. Minacciavano di violare i confini della Federazione. Continuano, intanto, le pressioni di Londra sulla Germania affinché consegni alla resistenza i missili Taurus, dopo la conversazione captata dalle spie di Vladimir Putin, in cui gli alti ufficiali della Luftwaffe illustravano il ruolo dei britannici nel guidare i raid con gli Storm shadow: «Hanno parecchia gente sul campo. [...] Immaginate che casino se i media lo scoprissero». Ieri, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha attribuito l’incidente a un «errore individuale»: uno dei partecipanti alla chiamata si è collegato da Singapore, usando una linea non sicura. Maria Zakharova ha definito i tedeschi «bastardi senza gloria», allusione tarantiniana ai nazisti. Olaf Scholz incassa le provocazioni e non nasconde di temere lo scontro aperto. In ogni caso, la Germania si sta rimettendo l’elmetto. Secondo Die Zeit, sei caccia Eurofighter Typhoon e 200 militari del Bundeswehr, da fine novembre, saranno impegnati nel pattugliamento dello spazio aereo baltico, uno dei punti sensibili per un’offensiva russa. In più, stando a indiscrezioni dello Spiegel, Pistorius avrebbe ordinato di preparare una legge per reintrodurre la leva obbligatoria prima delle elezioni 2025.La corsa agli arsenali riporta in auge l’antico dilemma della sicurezza: tutti si riarmano per sentirsi più sicuri, ma così fanno sentire gli altri minacciati. Le conseguenze? Potenzialmente catastrofiche. Fermarci un attimo a riflettere non sarebbe una cosa da «codardi».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/armi-ue-stanzia-15-miliardi-2667438352.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lucraina-affonda-una-nave-russa-allarme-in-polonia-palloni-sospetti" data-post-id="2667438352" data-published-at="1709710495" data-use-pagination="False"> L’Ucraina affonda una nave russa. Allarme in Polonia: palloni sospetti L’attacco sferrato la notte scorsa con droni marini ucraini nel Mar di Crimea contro il pattugliatore russo Sergiy Kotov ha provocato almeno sette morti e altri sei feriti. Il resto dell’equipaggio, circa 50 persone, è riuscito a salvarsi. Il mezzo è affondato e la notizia, che è stata data da Kiev, ha ricevuto la conferma di alcuni blogger russi che hanno precisato si trattasse di una nave nuova, dal valore di oltre 60 milioni di dollari. Il pattugliatore, secondo quanto riferito dal portavoce della Marina ucraina, Dmytro Pletenchuk, trasportava anche un elicottero d’assalto. Poche ore più tardi tre oggetti non identificati, simili a palloni meteorologici, sono stati intercettati in Polonia, vicino al confine con Kaliningrad. I tre palloni non trasportavano dispositivi e sembrava fossero mezzi meteorologici e non militari. Il fatto in ogni caso ha creato perplessità, tanto che se ne parlerà al prossimo Comitato per la sicurezza e la difesa nazionale. Lo ha spiegato il ministro polacco della Difesa, Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. Intanto la Corte penale internazionale, che sta conducendo un’indagine sulla possibilità che la Russia abbia commesso crimini di guerra, ha spiccato due mandati di arresto nei confronti di due ufficiali russi, Sergei Ivanovich Kobylash e Viktor Kinolayevich Sokolov, per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi almeno dal 10 ottobre 2022 fino almeno al 9 marzo 2023 in Ucraina. Ieri il Cremlino ha pubblicato la prima video testimonianza dell’abbattimento di un Himars, il lanciarazzi fornito dall’occidente a disposizione dell’esercito ucraino. Il video, che potrebbe non essere recente visto il colore della vegetazione, è stato rilanciato sui social da Nexta. Proseguono gli omaggi al dissidente russo morto in circostanza sospette Alexei Navalny e insieme anche gli arresti della polizia russa. A Mosca, dopo i fermi dei giorni scorsi, sono state arrestate altre quattro persone, avevano deposto fiori sulla tomba di Navalny. Il dossier ha inasprito ancor di più i rapporti del Cremlino con l’Occidente, tanto che sono 43 i Paesi che hanno chiesto alla Russia di dare il via libera a un’inchiesta internazionale, tra questi c’è anche l’Italia. Tema dibattuto è anche quello della confisca dei beni russi congelati su cui si è espresso il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, in un punto stampa a Bruxelles al termine del Consiglio Ue: in sintesi sì alla confisca dei profitti, ma non a quella dei capitali. Problemi anche sul fronte Nato. L’Ungheria ha annunciato che non sosterrà la candidatura del premier olandese Mark Rutte a prossimo Segretario generale. Mentre il presidente della Repubblica Ceca, Petr Pavel, si esprime su un eventuale intervento schierandosi con il collega francese Emmanuel Macron nel non voler escludere l’ipotesi di mandare truppe non combattenti in Ucraina. Ucraina che secondo Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, è Russia, ha detto mostrando una cartina geografica con i confini ridisegnati. «Tutti i nostri oppositori», ha proseguito Medvedev , «devono comprendere fermamente e per sempre la semplice verità: i territori su entrambe le sponde del Dnipro sono parte integrante dei confini strategici e storici della Russia».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)