
Il commissario e la ministra dovrebbero assicurare la riapertura degli istituti a settembre, ma rischiano l'ennesimo fallimento. Il bando per le attrezzature fa acqua da tutte le parti e il tempo intanto stringe.All'ultimo banco. È un peccato che siano finiti lì, il posto riservato agli asini. Perché in realtà il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, quella che voleva riempire gli imbuti, e il commissario Domenico Arcuri, quello che si credeva straordinario, sono due veri e propri geni. Soltanto un po' incompresi. Per ora. Ma sono sicuro che quando il 14 settembre le scuole potranno decidere se: a) restare ancora chiuse, tanto ci sono sempre i pub aperti per passare il tempo; b) aprire e far sistemare i ragazzi comodamente per terra; c) aprire e trasformarsi in chiringuito così tutti potranno tranquillamente accalcarsi senza che nessuno abbia nulla da dire, ebbene in quel momento i meriti della strana coppia AA, Azzolina-Arcuri, saranno finalmente riconosciuti come si conviene. E entrambi saranno proposti per una laurea ad honorem. In scienza della confusione, ovviamente. Al centro dell'attenzione, in questo momento, c'è il bando messo a punto da der Kommissar Arcuri per l'acquisto di 3 milioni di banchi nuovi. Le offerte dovranno essere presentate entro il 30 luglio. Una settimana dopo arriverà l'esito della gara. E entro il 31 agosto i vincitori dovranno consegnare i 3 milioni di banchi, senza i quali, pare, le scuole non potranno riaprire. E già questo è un punto che va segnato a favore dei nostri due geni: in tutto il resto del mondo, infatti, le scuole hanno già riaperto da un pezzo, senza bisogno di rifare la mobilia. Invece da noi no. Tutto chiuso. Fino al 14 settembre. E poi via libera con regolamenti tali da imporre, per l'appunto, la completa risistemazione degli spazi, con annesso maxi acquisto. E quando si è deciso tutto ciò? A marzo, quando si potevano programmare lavori e produzioni con tutta calma? Macché. Ad aprile? Nemmeno. A maggio? Neppure. Hanno aspettato la fine di luglio. Ancora un po' e, anziché fare un bando, li chiedevano direttamente a Babbo Natale. «Chi ha tempo non aspetti tempo», insegnavano le maestre di una volta, quelle che la Azzolina purtroppo non ha mai visto. Ma va detto, a onore del vero, lei e Arcuri di tempo negli ultimi mesi ne hanno avuto davvero poco. Li abbiamo visti infatti assai impegnati a sfruttare il loro genio. Roba che Pico della Mirandola e Leonardo da Vinci morirebbero d'invidia. Il ministro era dedito ogni giorno ad annunciare un provvedimento che il giorno dopo doveva smentire (i banchi con il plexiglas; le classi a rotazione, metà in aula, metà a casa; le promozione di massa, etc), senza considerare l'impegno costante che richiede quell'imbuto che non ne vuole sapere di riempirsi. E il commissario straordinario, incaricato di provvedere agli strumenti necessari per l'emergenza sanitaria, era impegnatissimo a non trovare in tempo i respiratori, a non trovare in tempo le mascherine, a non trovare in tempo i test sierologici e nemmeno i tamponi. Un percorso netto di fallimenti che ha richiesto, lo si può ben capire, un impegno totale. E al termine del quale è stato doverosamente premiato (onore al demerito) con ulteriore incarico: quello di commissario per la scuola, per l'appunto. Non sia mai che i banchi possano arrivare in tempo utile. Che figura ci faremmo nei confronti dei respiratori e delle mascherine? Così quell'uomo chiamato cavillo si è messo all'opera per rimanere all'altezza della sua fama. E ha subito dimostrato di essere irraggiungibile. Di un altro pianeta. Infatti ha formalizzato il bando per le attrezzature scolastiche prima che arrivassero le risposte delle scuole con le loro reali esigenze. Cioè: ha chiesto ai presidi che cosa avessero bisogno. Ma prima che loro rispondessero lui aveva già fatto partire l'ordine. Un po' come se uno andasse al ristorante con un amico e quello gli chiede: «Che cosa vuoi mangiare?». Una pastasciutta. «Interessante. Ma io ho già ordinato per te la minestrina». Ma io non volevo la minestra. «O mangi la minestra o salti dalla finestra». Così saltando dalla finestra, è emerso che i presidi avevano chiesto 2 milioni e mezzo di banchi tradizionali e solo 400.000 di quelli con le rotelle. Arcuri però ne aveva già messi a bando un milione e mezzo di un tipo e un milione e mezzo dell'altro. Risultato: se le aziende risponderanno al bando, ci saranno circa un milione di banchi con le rotelle che non servono a nessuno. A parte far giocare la Azzolina, ovviamente. In ogni caso tranquilli, infatti al bando probabilmente le aziende non risponderanno. Cioè andrà deserto. Infatti il genio straordinario pare l'abbia scritto così male, ma così male che nessuno dei produttori italiani sarà nelle condizioni di partecipare. Sono loro stessi a denunciarlo. «Chi ha scritto quelle regole è incompetente, non sa di che cosa parla». Per dire: il lotto minimo è di 200.000 banchi. Duecentomila banchi che sarebbero da produrre in 23 giorni, cioè dall'8 al 31 agosto. Ebbene: nessuna azienda italiana, a oggi, è in grado di produrre normalmente più di 20.000-30.000 banchi al mese, cioè un decimo del previsto. Figurarsi ad agosto. Non è solo una questione di impegno: è una questione di macchinari, logistica, di tir, di tonnellate di ferro da spostare. «In 23 giorni dovremmo raggiungere il livello della produzione italiana degli ultimi 5 anni», lamentano gli imprenditori. Con tutta la buona volontà, è impossibile. Per questo non parteciperanno al bando. Per altro c'è una clausola che li toglie d'impiccio. Si dice infatti che per partecipare, le aziende devono dimostrare di avere prodotto negli ultimi tre anni il doppio del lotto minimo richiesto. Il lotto minimo, come abbiamo detto, è 200.000 banchi. Il doppio, se la Azzolina permette, è 400.000 banchi. Ebbene: nessuna delle aziende italiane negli ultimi tre anni ha prodotto 400.000 banchi. Dunque, sulla carta, sono tutte automaticamente escluse. «Non è il momento di fare polemiche», dice Arcuri. Ma certo: non è il momento di fare polemiche. Però forse non sarebbe nemmeno il momento di fare guai. E allora perché Pico&Leonardo continuano a farli? Perché nessuno li ha fermati? Perché dopo il pasticcio sugli approvvigionamenti sanitari dobbiamo sopportare anche il pasticcio sugli arredi scolastici? Perché dobbiamo andare incontro a un fallimento sicuro? Il migliore dei risultati, infatti, potrebbe essere che il bando non andrà deserto perché vi parteciperanno aziende straniere. Ma, ammesso e non concesso che loro riescano a produrre e fornire in tempo utile 3 milioni di banchi, non sarebbe certo un bel segnale per un Paese che ha fame di lavoro come non mai. Oppure potrebbe essere (ed è più probabile) che anche le forniture per le scuole non arriveranno in tempo come non sono arrivati in tempo i respiratori, le mascherine, i tamponi… Arcuri style, insomma. Cioè confusione assicurata. Nel frattempo l'altro genio, il ministro Azzolina, per essere all'altezza del suo cervello gemello, sta preparando un bel caos anche sul fronte degli insegnanti precari. E si premura, dagli schermi tv, di tirare per la giacchetta niente meno che il presidente della Repubblica. «Lui è d'accordo con me», dice. Eccome no. Lo immaginiamo. Anzi: siamo convinti che Mattarella sia talmente d'accordo con la Azzolina, che non vede l'ora di farsi con lei anche un bel giro sul banco con le rotelle. Così, tanto per verificare se le rotelle sono tutte a posto. Quello del banco, almeno.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.






