2018-08-04
Aprire il dibattito sulla legge Mancino non è un delitto
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Si possono non condividere gli argomenti del ministro Lorenzo Fontana ma siamo certi che un'opinione non possa essere meglio combattuta a colpi di idee anziché di manette e divieti? Pensate agli Usa: in nome del Primo emendamento, la Corte suprema ha diverse volte protetto perfino il rogo di un simbolo del Paese come la bandiera.Si possono magari non condividere alcuni degli argomenti usati ieri da Lorenzo Fontana, ministro per la Famiglia, e forse si può avere qualche dubbio sulla tempistica della sua sortita: chissà se al governo conviene davvero aprire troppi fronti polemici contemporaneamente. Ma, al di là delle reazioni politiche delle opposizioni (apparse francamente esagerate e fuori misura), probabilmente è venuto il momento di farsi qualche domanda sulla legge Mancino, anche da un punto di vista liberale. E su questo mi pare che Fontana non abbia affatto torto.Siamo proprio sicuri che continuare a perseguire penalmente i reati di opinione sia una buona idea? Non è curioso che una sinistra che ogni giorno sgrana il rosario dell'antifascismo poi si aggrappi come un feticcio proprio a un residuo dei codici del Ventennio, di cui la legge Mancino è un revival e uno sviluppo postumo? Siamo certi che un'opinione non possa essere meglio combattuta a colpi di idee anziché a colpi di manette e divieti? Non c'è il pericolo che vietare la circolazione di alcune idee, e perseguire alcuni per il solo fatto di manifestarle, non ne aiuti paradossalmente la diffusione, anche con il plus di fascino rappresentato dalla «persecuzione di Stato»? In altre parole: siamo davvero convinti che i nemici della libertà debbano essere preventivamente imbavagliati? A me pare di no.C'è una strana contraddizione. Per un verso, tanti si dicono liberali, e affermano di credere del mercato. Per altro verso, però, non riescono a nascondere la loro paura che, nel libero mercato delle idee, quelle «buone» non riescano a imporsi e a prevalere sulle «cattive». E quindi pretendono di vietare d'imperio quelle «cattive». E qui scatta il problema peggiore. Chi stabilisce quali siano quelle «cattive»? Perché la propaganda neofascista è considerata da punire, mentre quella neocomunista è reputata una legittima manifestazione di pensiero? È una vecchia storia: molti sono antifascisti (bene), ma non sono antitotalitari (male). Rivendicano un'antica battaglia contro una certa dittatura (benissimo), ma dimenticano che alcuni antifascisti (per fortuna, non tutti) avrebbero voluto imporre una dittatura di segno diverso (malissimo). Cosicché, ancora più di settant'anni dopo la caduta del fascismo, un certo pensiero è impronunciabile e vietato, mentre un'altra dottrina è moneta liberamente corrente e circolante.A ben vedere, allora, occorre forse un cambio di paradigma. Non una distinzione (affidata a chi? Allo stato? Alla maggioranza di turno? Al governo pro tempore?) tra pensieri «ammessi» e pensieri «non ammessi»: operazione fatalmente arbitraria e discriminatoria. Ma, come accade in America, una netta separazione tra le opinioni (tutte ammesse, anche se aberranti) e gli atti, le azioni, i comportamenti: questi ultimi meritevoli di punizione, se effettivamente violenti o lesivi nei confronti di qualcuno. Il Primo emendamento alla Costituzione americana protegge sempre e comunque il free speech, cioè la libertà d'espressione intesa nel senso più vasto possibile. La Corte suprema Usa, in diverse occasioni, è perfino arrivata a proteggere (in quanto riconducibile proprio al free speech) il rogo di una bandiera americana. E sappiamo quanto in quel Paese la bandiera sia ritenuta sacra: ma ancora più sacro della bandiera è il diritto di tutti a esprimere un'idea, per quanto ritenuta detestabile da un'enorme maggioranza degli americani.Il ministro Fontana e i suoi oppositori non hanno bisogno dei nostri consigli. Ma suggeriremmo al primo (magari con argomenti diversi e un timing più opportuno) di non tralasciare l'importante battaglia che ha annunciato ieri, e ai secondi di smetterla con gli anatemi e le scomuniche: anche perché ciascuno farebbe bene a immaginare di trovarsi (lo dico in astratto) in una condizione di estrema minoranza e in presenza di una maggioranza davvero autoritaria. In quella disgraziata eventualità, sarà bene poter godere di una piena libertà di parola, anziché aver autorizzato il precedente per cui alcune opinioni possano essere messe fuorilegge. O no?