2023-04-12
Approvato il Def. Solo 3 miliardi per tagliare il cuneo ai redditi bassi
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Nuovi aiuti per le bollette, mentre slitta Quota 41. Quotazioni più semplici. Giorgia Meloni: «Nel bilancio misure per la natalità».Sì alla vendita di Priolo ai ciprioti. Cessione condizionata: per almeno dieci anni vietato fare affari con il petrolio russo.Lo speciale contiene due articoli.Nel pomeriggio di ieri il Def 2023 è stato approvato dal cdm. Si tratta dell’ossatura di quella che sarà la politica economica del governo nel breve e medio termine. Il Documento di economia e finanza «tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale», spiega una nota del Mef. Per questo «l’economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità. Il 2022 si è chiuso con il Pil in aumento del 3,7% e, nonostante il rallentamento congiunturale della seconda metà dell’anno, i più recenti indicatori, tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere». Così, le stime di crescita del Pil «si collocano nel solco già tracciato dal Documento programmatico di bilancio di novembre e dalla legge di bilancio, confermando l’approccio prudente e realistico, finalizzato a mostrare serietà e affidabilità sia ai mercati sia all’Unione Europa, e che punta a raggiungere risultati più ambiziosi».Le risorse, insomma, vanno dosate con cura e il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti in più di una occasione ha fatto notare che il governo segue la strada della prudenza. Ecco perché, a fronte di una stima di deficit tendenziale per il 2023 pari al 4,35% del Pil, spiega il Mef dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di circa 3 miliardi di euro a valere sull’anno in corso. Fatto sta che 3 miliardi non sono poi molti e, con queste risorse, una spesa mirata delle risorse del Pnrr diventa fondamentale. Se invece l’Italia continuerà a disperdere i fondi in mille rivoli per opere tutt’altro che strategiche, come ha denunciato La Verità, il rilancio del Paese sarà sempre più difficile. L’ultimo Italian Macroeconomic Bulletin di Ey ha avvertito che, se le risorse nel Pnrr verranno spese per il 70% e il 90% di quanto previsto nel 2023 e 2024 il Pil potrebbe non crescere quest’anno e aumentare dell’1,8% il prossimo. Se invece venisse utilizzato circa il 50% delle risorse previste, l’economia italiana tornerebbe a crescere nel 2024 a un tasso dell’1,5%, dopo una contrazione dello 0,3% nel 2023. Molto dipenderà anche dal decreto sul Pnrr atteso oggi in Senato in cui si cambierà la governance.All’interno del Def si stima dunque che la pressione fiscale dovrebbe scendere dal 43,3% del 2023 al 42,7% entro il 2026: un dato incoraggiante, ma non certo sufficiente a far tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori italiani che hanno visto l’inflazione mangiare il potere d’acquisto dei salari. Altro argomento caldo è quello delle pensioni. Con ogni probabilità slitterà l’ipotesi di Quota 41, tanto gradita alla Lega. Il motivo è che i risparmi potrebbero non essere sufficienti a sostenere un sistema previdenziale impegnativo come Quota 41. Per il 2024, quindi, si va verso una proroga di Quota 103. In fatto di aiuti per la spesa energetica, l’esecutivo ha intenzione di portare avanti anche per la seconda parte dell’anno gli sconti applicati a famiglie e imprese, pur sperando che i prezzi di luce e gas continuino a calare e che quindi in futuro vi sia sempre meno bisogno di risorse per questa misura.Nel cdm di ieri si è parlato anche della riforma del mercato dei capitali. L’obiettivo è quello di adottare una serie di semplificazioni per rendere più agevole lo sbarco in Borsa delle piccole e medie imprese. Il disegno di legge di riforma della Borsa consta di 22 articoli e comprende una serie di disposizioni riguardanti la convocazione delle assemblee, il voto plurimo per certe categorie di azioni, agevolazioni per l’investimento delle casse di previdenza, norme per facilitare le operazioni finanziarie e così via. Tutto finalizzato a semplificare l’iter di quotazione e la permanenza in Borsa. In particolare, per rendere il tutto più agevole, il governo avrebbe deciso di abrogare le norme «nazionali», che si accavallano con il Libro verde europeo, creando complessità e quindi ostacoli difficili da superare per le Pmi.Giorgia Meloni, inoltre, ha anticipato che «dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate», come riferito dall’Ansa. Il premier ha sottolineato: «Il governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa. Abbiamo, inoltre, deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/approvato-def-3-miliardi-cuneo-2659837879.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="si-alla-vendita-di-priolo-ai-ciprioti-ma-con-il-cordone-del-golden-power" data-post-id="2659837879" data-published-at="1681262730" data-use-pagination="False"> Sì alla vendita di Priolo ai ciprioti. Ma con il cordone del golden power Il Consiglio dei ministri ha dato anche il via libera alla vendita della raffineria Isab di Priolo al fondo Goi energy, che ha avuto come advisor legale lo studio BonelliErede. Come anticipato ieri dalla Verità, però, si tratta di un ok condizionato con il varo di un dpcm per l’applicazione del golden power. In sostanza, il governo Meloni esercita i poteri speciali in materia di asset strategici, autorizzando l’operazione con una serie di rigide prescrizioni. Ai ciprioti sono dunque chieste tre tipi di garanzie: occupazionali, ambientali (bonifiche, limiti di scarico e uso del depuratore) e, soprattutto, relative agli affari che gli acquirenti potranno fare e alla tracciabilità della provenienza delle forniture. Per almeno dieci anni, infatti, non sarà possibile fare trading sulle materie prime, sul petrolio e sui derivati russi. La raffineria in provincia di Siracusa copre il 20% del fabbisogno annuale dell’Italia e rischiava lo stop dopo l’embargo sul petrolio russo. Il 9 gennaio era stato raggiunto un accordo tra Litasco, società svizzera controllata dai russi di Lukoil cui fa capo la Isab, e Goi energy, il ramo del settore energetico di Argus, fondo di private equity e asset management di Cipro. L’ad di Goi, Michael Bobrov, è anche azionista di maggioranza di Green oil energy, che a sua volta controlla Bazan, uno dei più grandi gruppi energetici in Israele. «Non abbiamo nessuna fobia nei riguardi dei capitali stranieri», aveva dichiarato l’11 gennaio il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo in commissione Trasporti alle domande sul cosiddetto decreto Lukoil. «Abbiamo costituito una cornice sanitaria e useremo il golden power per mettere dei vincoli a salvaguardia di occupazione, produzione e ambiente», aveva aggiunto. All’inizio di febbraio, con un dpcm, il governo aveva dichiarato il complesso degli stabilimenti di proprietà di Isab di interesse strategico nazionale e riconosciuto come beni strumentali allo stabilimento industriale gli impianti di depurazione di Priolo Gargallo e Melilli, in quanto infrastrutture necessarie ad assicurare la continuità produttiva. Un successivo decreto interministeriale, delle Imprese e del made in Italy di concerto con il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha collegato i limiti per la messa a norma degli impianti con le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione. Partner chiave della cordata di Goi è Trafigura, con cui Goi energy ha siglato accordi esclusivi di fornitura a lungo termine. Trafigura, che ha sede in Svizzera e Singapore, è uno dei più grandi trader di materie prime indipendenti al mondo e per anni, prima dell’invasione dell’Ucraina, ha fatto a gara con le rivali come Vitol e Glencore per fare affari con l’altro colosso russo del petrolio, Rosneft. Proprio il confronto con Trafigura è stato il tassello determinante del ciclo di audizioni che il governo ha concluso lo scorso 4 aprile. Nel destino di Priolo entra in gioco non solo l’aspetto economico - al fine di garantire la continuità produttiva e occupazionale in un settore strategico - ma anche geopolitico considerando che a 30 chilometri dall’impianto c’è la base militare americana di Sigonella. Non a caso gli americani si erano fatti avanti per acquisire l’impianto siciliano attraverso il fondo Crossbridge, legato a Postlane capital partners con sede a New York. La cessione della raffineria siciliana a Goi energy ha un valore che si aggirerebbe attorno a 1,2 miliardi di euro e dovrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane.
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