
La creatura di Nino Cartabellotta incassa commesse dalle Regioni, che poi vengono giudicate dall’associazione per i loro servizi.Ogni anno il sessantenne medico palermitano Nino Cartabellotta, pur senza avere dirette competenze statistiche, interpreta e commenta i dati sulla spesa sanitaria contenuti nel Documento di finanza pubblica (il Dfp). Ogni anno fa le pulci alle Regioni stilando classifiche ed emettendo verdetti. I bilanci della fondazione che presiede e della quale sua moglie Giuseppina Drago, di professione pediatra, è vicepresidente, però, li tiene in un cassetto che nessuno osa aprire. Sul sito web della fondazione Gimbe, la cui pagina della trasparenza risultava aggiornata alla giornata di ieri, la documentazione sui finanziamenti incassati è ferma al 2019 e quella del 5 per mille al 2022. Nonostante una legge del 2017 preveda che «tutti i soggetti che hanno beneficiato di erogazioni pubbliche di importo complessivo pari o superiore a 10.000 euro nell’anno sono tenuti a rendere pubbliche le somme ricevute». L’unico strumento per risalire agli incassi, anche se la Fondazione sul suo sito ribadisce che «non riceve alcun finanziamento pubblico», è l’area trasparenza degli enti che l’hanno finanziata. Come, per esempio, quella del ministero dell’Università e della ricerca: 476.800 euro nel 2022. Obiettivo: «Aiuti in favore della ricerca, sviluppo e innovazione, aiuti per l’innovazione dei processi e dell’organizzazione». La fondazione Gimbe non compare tra i destinatari diretti dei finanziamenti del ministero. E non perché non li riceva. I fondi arrivano lo stesso, ma a cascata. Funziona così: il ministero versa le risorse (complessivamente 6 milioni e mezzo di euro dalle voci del Pnrr) all’hub del progetto denominato Pnc2 Dare (Digital lifelong prevention) che ha «l’obiettivo di potenziare la ricerca sulle tecnologie abilitanti in ambito sanitario», guidato dall’Università di Palermo. Da lì i fondi scendono agli «spoke», ovvero i nodi operativi del progetto, tra cui l’Università di Bologna. Poi tocca a quelli che nel bando vengono definiti gli «affiliati». E in quell’elenco c’è anche Gimbe. Il ministero, a quel punto, non conosce i dati della redistribuzione che consentirebbero di calcolare la quota destinata agli «affiliati». Un paradosso: i soldi ci sono, gli incassi pure, ma la trasparenza si ferma a metà strada. Perché online è possibile rintracciare solo il bando e i primi numeri. Quando si vanno a cercare i nomi dei destinatari finali, ovvero gli «affiliati», e le somme che hanno incassato lo scenario cambia. Non c’è traccia pubblica di rendicontazioni. In fatto di affidamenti alla Gimbe, la parte del leone, comunque, sembra farla la Regione Emilia-Romagna, dove la fondazione risiede. Una determinazione del 6 giugno scorso firmata dalla giunta guidata da Michele De Pascale ha disposto il pagamento all’organismo di Cartabellotta del compenso da 47.580 euro per «il servizio di supporto specialistico finalizzato alla realizzazione di un report indipendente sull’assistenza in emergenza-urgenza in Emilia-Romagna». Ma non è l’unico affidamento: nel 2022, quando il governatore era Stefano Bonaccini, per un «report indipendente sulle performance del Servizio sanitario regionale relativamente all’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea, ndr)», la Regione sborsò per Gimbe altri 46.360 euro. Per una fortunata coincidenza nel primo rapporto di Gimbe del 2023 sui Lea, l’Emilia-Romagna si trova in testa alla classifica, mentre la Calabria finisce in coda. Ma, a quel punto, anche dalla Regione guidata da Mario Occhiuto parte un affidamento. Il 31 dicembre 2024 il Dipartimento salute e welfare calabrese dispone una «determinazione a contrarre» per «l’elaborazione di uno studio sui fabbisogni sanitari finalizzato alla riduzione delle liste d’attesa, nonché della mobilità apparente» in ambito sanitario, con «affidamento diretto» a Gimbe. La somma? 97.600 euro. L’anno successivo nel comunicato ufficiale di Cartabellotta si dà atto che «la Calabria risale gradualmente la china». E durante una conferenza stampa convocata a Catanzaro dopo un incontro con Occhiuto, Cartabellotta certifica pubblicamente: «In Calabria si sta facendo un buon lavoro». Altra Regione, stessa musica. Il 21 aprile 2022, per la campagna vaccinale del Covid-19 il Friuli-Venezia-Giulia, risulta ultimo in classifica per le somministrazioni agli over 80 e fragili. Nel novembre di quello stesso anno la Regione guidata da Massimiliano Fedriga commissiona a Gimbe uno studio epidemiologico «concernente gli impatti sulla popolazione del Friuli-Venezia-Giulia della pandemia». Importo: 85.000 euro. Il 15 febbraio 2023 magicamente il Friuli-Venezia-Giulia scala la classifica. «Al 13 gennaio», sostiene Gimbe, «registra una performance nettamente migliore alla media nazionale per la fascia over 80, popolazione a massimo rischio, solo l’1,6 per cento degli over 80 non ha ricevuto nessuna dose di vaccino rispetto alla media nazionale del 3 per cento». Un bel colpo: da ultima della classe a secchiona in pochi mesi. Come per la Sardegna. Che, nel 2017, nel monitoraggio sui Lea è quartultima, in zona rossa, e scala quattro posizioni finendo in zona gialla nel 2019. Nel mezzo c’è un affidamento partito dalla Regione per il servizio di biblioteca scientifica regionale alla fondazione: 31.500 euro per due annate (2017 e 2018). C’è anche un successivo affidamento, per poche centinaia di euro, per permettere a una funzionaria regionale di partecipare a un corso di formazione di Cartabellotta. Un settore che rappresenta un’altra preziosa fonte di reddito per la creatura del medico palermitano. La fondazione al suo interno ha, infatti, creato uno spin-off: Gimbe education. Che può contare su ampie professionalità: dal medico formatore in qualità e organizzazione, all’ingegnere, al farmacista, al biologo, fino all’infermiere. Con un accreditamento della Commissione nazionale formazione continua per tutte le professioni sanitarie che risale al 2014 (governo Renzi) e rinnovato nel 2021 (governo Draghi). Proprio nel campo della formazione non mancano le relazioni con chi si occupa di immigrazione. Il 7 aprile scorso, infatti, l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ha affidato a Gimbe un corso: 900 euro per tre giorni al Royal hotel Carlton di Bologna. Tema: «Costruire Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali adattati al contesto locale».«Francamente vedere Cartabellotta fare la vittima fa un po’ sorridere», commenta il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, che è anche presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia, «da tempo si scaglia contro il governo Meloni attaccando sulla sanità e non solo, non ha nessuna competenza statistica, ma le sue statistiche influenzano, cavalcate ovviamente dalla sinistra di cui è diventato megafono, il dibattito pubblico». Secondo Lisei, «visto che la fondazione Gimbe vende servizi ricevendo fior fior di quattrini da Regioni, Asl, Università in ogni dove e visto che fa le pagelline, con un organico che sembra sottodimensionato (da visura camerale risultano dieci addetti a tempo indeterminato, ndr) per i servizi che vende, mi sembra normale che qualcuno gli possa chiedere conto, anzi i conti della sua fondazione. Anche per allontanare qualsiasi sospetto che ci sia un interesse a chiedere maggiori finanziamenti alla stessa sanità alla quale poi vendi servizi. Si chiama trasparenza, non vedo nessun attacco, basterebbe rispondere pubblicando i bilanci, il proprio stipendio, l’elenco dei soldi ricevuti da soggetti pubblici e per quali attività». D’altra parte, sulla competenza statistica richiamata da Lisei, il curriculum di Cartabellotta parla chiaro: è medico chirurgo specializzato in medicina interna e in malattie dell’apparato digerente. Oltre che appassionato di fotografia e di giardinaggio. Ieri La Verità gli ha scritto per chiedergli perché i dati finanziari scarseggino sul sito (che proprio ieri è stato aggiornato con l’aggiunta di una relazione sul 5 per mille) e perché proprio lui che passa al setaccio i bilanci degli enti pubblici non renda noti quelli della fondazione. Gli abbiamo chiesto trasparenza anche sul suo stipendio e su quello della moglie e perché, curiosamente, dopo i contratti con alcune Regioni, i giudizi siano apparsi «meno severi». Non ha risposto. Alla fine la Gimbe sembra una scatola magica: entrano soldi pubblici, escono report e pagelline che migliorano se si è «clienti». E chissà che un giorno finalmente, tra analisi e classifiche, dal cilindro non spunti anche la trasparenza.
Simona Marchini (Getty Images)
L’attrice Simona Marchini: «Renzo mi vide e volle il mio numero, poi mi lasciò un messaggio in segreteria per il ruolo in “Quelli della notte”». Sul divorzio dall’ex romanista Cordova: «Mi tradiva. Herrera? Terribile: lasciava che le fanciulle rimanessero in ritiro per giorni».