2023-02-05
Ora uccidere anziani è un «valore morale»
Nel riquadro, Vincenzo Campanile (IStock)
Sconto di pena all’anestesista che ammazzò con iniezioni letali nove pazienti che chiedevano aiuto. Sconterà 15 anni perché i giudici gli hanno concesso le attenuanti: agì per «scelta ideologica». Una deriva della martellante propaganda pro eutanasia.È un’azione di alto «valore morale» ammazzare nove anziani? Può essere riconosciuta come tale? In un tribunale? Può essere emessa una sentenza così? Chi manda al creatore nove pensionati, anziché tentare di salvarli, merita un riconoscimento giuridico per il suo impegno civile? Per i suoi «scopi sociali»? Per le sue ampie vedute? Ebbene sì, può succedere. Anzi è già successo. La Corte d’Assise di Trieste, infatti, ha ritenuto il dottor Vincenzo Campanile, colpevole della morte di nove vecchietti, uccisi con iniezione letale mentre chiedevano aiuto, meritevole delle attenuanti per «aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale». Avanti di questo passo e al prossimo grado di giudizio gli danno l’Ambrogino d’oro, come a Marco Cappato. Il dottor Campanile era un medico del 118. Lo chiamavano per salvare le persone. Invece lui le uccideva. Un malato aveva l’ictus? Iniezione e via. Un altro aveva l’infarto? Punturina e via. È andato avanti per anni. Poi, nel gennaio 2018, se ne sono accorti i colleghi di una casa di riposo: c’era una 81enne con una crisi respiratoria acuta e lui le iniettò il «liquido bianco», cioè il Propofol, al di fuori di ogni protocollo e di ogni principio medico. La donna morì. I colleghi lo denunciarono. Le perizie accertarono che fu proprio il Propofol a causare la morte. Così partì l’indagine: furono riesumati i corpi di altre persone soccorse (si fa per dire) dal dottor morte. E per almeno altre otto si è scoperto che la procedura seguita era la stessa: appena vedeva un anziano in difficoltà, il dottor Campanile lo finiva con la sostanza letale. Le sue vittime avevano dai 75 ai 90 anni. Del resto che ci volete fare? Quando si agisce per alti valori morali non si guarda in faccia all’età di nessuno. Durante il processo il medico ha provato a difendersi in vari modi. Per un po’ i suoi avvocati hanno sostenuto che la somministrazione massiccia di sedativi non era la causa della morte degli anziani. Ma sono stati smentiti dalle perizie. Il dottor Campanile allora si è giustificato adducendo di aver agito in via caritatevole, per evitare dolore ai malati. Peccato però che le sostanze iniettate non fossero particolarmente adattate a ridurre le sofferenze, quanto a provocare la morte, come hanno spiegato gli esperti in tribunale. E in effetti il sedatore criminale si guardava bene dall’indicarle nelle cartelle cliniche. È emerso in modo chiaro dunque che si è trattato non di eliminazione del dolore ma di eliminazione del malato, pratica non prevista, almeno finora, nell’ordinamento italiano. Senza contare che nessuna delle persone uccise, né i loro familiari, aveva mai chiesto in nessun modo di morire. Anzi, tutti chiedevano di essere salvati. Dunque, anche se si trattasse di eutanasia, si tratterebbe di eutanasia a insaputa dell’ucciso. Il che equivale a dire omicidio. O meglio: sterminio di vecchietti. E allora ripetiamo la domanda iniziale: come può essere riconosciuto, in un tribunale, il «valore morale e sociale» di tutto ciò? Come può essere considerato un’attenuante? E come può portare a una pena tanto mite? La pubblica accusa aveva chiesto 25 anni, già pochi per nove omicidi. Ne sono stati affibbiati appena 15. Poco più di un anno per ogni anziano ammazzato. Possibile? La spiegazione, ancora una volta, sta nelle carte del processo dove si riconosce che il medico era spinto da «scelta ideologica». Ecco: l’ideologia lo ha salvato. Ma soltanto perché è l’ideologia più trendy del momento: quella della morte. Scommettiamo che se qualcuno commettesse un reato per «l’ideologia della vita» si beccherebbe una sfilza di aggravanti e l’ergastolo assicurato? Resta solo da vedere se questa ideologia della morte che ha aiutato il dottor punturina aiuterà anche noi. Temiamo di no. Temiamo al contrario che sia la spia più evidente di una civiltà senza speranza. Una civiltà in disfacimento. Non vi pare? Un mondo che considera alto «valore morale e sociale» sterminare i suoi anziani, anziché cercare in ogni modo di salvarli, è un mondo destinato all’estinzione. E, prima che sia troppo tardi, forse varrebbe la pena chiederne conto a tutti coloro che in tutti questi anni hanno fatto trionfare la morte sulla vita, diventando propagandisti dell’eutanasia, del suicidio assistito, dei viaggi in Svizzera e dell’omicidio del consenziente. Abbiamo detto fin dall’inizio che questa china pericolosa ci avrebbe portato, orrore dopo orrore, all’eliminazione dei deboli, dei fragili, dei disabili, degli anziani malati. Ci siamo arrivati. Con il timbro del tribunale. Ora tutto ciò è considerato, infatti, in nome della legge un «valore morale e sociale». L’aberrazione è compiuta.
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