2024-03-04
«Antonia», la nuova serie italiana debutta su Prime Video
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«Antonia» (Amazon Prime Video)
«Endometriosi», «stereotipi», «cultura di genere», si legge nella sinossi della serie televisiva, disponibile su Amazon Prime Video da lunedì 4 marzo con sei episodi. Di norma, basterebbero questi soli termini a scoraggiare chi legga e non guardi, a indurlo a scappare via, gambe levate, dalle manifestazioni tangibili dell’universo woke. Ma, di norma, i nomi legati a certi prodotti sono altri. Antonia, invece, ha Valerio Mastandrea ad alleggerirla, poi la sua compagna, Chiara Martegiani.Antonia è figlia di un’idea rischiosa, quella di raccontare una crisi personale e, insieme, una malattia che (volenti o nolenti) è diventata simbolo dello pseudo-femminismo. Ad accompagnarla, sono parole scivolose, i loro allarmi, le nausee, una noia potenziale. «Endometriosi», «stereotipi», «cultura di genere», si legge nella sinossi della serie televisiva, disponibile su Amazon Prime Video da lunedì 4 marzo. Di norma, basterebbero questi soli termini a scoraggiare chi legga e non guardi, ad indurlo a scappare via, gambe levate, dalle manifestazioni tangibili dell’universo woke. Ma, di norma, i nomi legati a certi prodotti sono altri. Antonia, invece, ha Valerio Mastandrea ad alleggerirla, poi la sua compagna, Chiara Martegiani. Antonia, sei episodi rilasciati in modalità cofanetto, è figlia loro, di una coppia reale, che ha deciso di raccontarsi attraverso lo strumento che meglio conosce: la recitazione. «Antonia», ha spiegato la Martegiani, oggi madre di un bambino, «È nata in un periodo particolare della mia vita. Avevo trentuno anni ed ero in crisi: non sapevo cosa fare, se avere o meno un figlio. Volevo raccontare una donna in difficoltà, come ce ne sono tante. Poi, durante la stesura, mi è stata diagnosticata l’endometriosi e abbiamo deciso di inserirlo all’interno della sceneggiatura». Con leggerezza, però, cercando di toccare con mano ogni aspetto di una malattia che, di recente, ha subito una sorta di strumentalizzazione: non più (o non solo) fonte di sofferenza e fatica per chi si trovi a viverla, ma bandiera da apporre sulle vette delle discussioni politiche. «Siamo partite dall’esperienza personale», hanno confermato – nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma – le due sceneggiatrici dello show, Elisa Casseri e Carlotta Corradi, raccontando come alla testimonianza della Martigiani sia seguita una mini-indagine individuale. «Siamo andate da una psicologa, abbiamo finto di essere Antonia. Abbiamo provato di tutto, anche il viaggio sciamanico. La leggerezza era la chiave. In una o nell’altra fase della vita, tutti ci siamo trovati a fronteggiare la necessità di dover chiedere aiuto». Così, dunque, è nata Antonia, a mezza via tra commedia e dramma. Così, è nata la protagonista della storia: un’aspirante attrice, trentatré anni, l’amore del compagno, Manfredi, e la presenza di una madre eccessiva, ingombrante, la fuga a Roma per sfuggirle e inseguire i propri sogni. Poi, in una mattina cominciata in salita, la diagnosi di endometriosi.Antonia, con la Martegiani e Mastandrea a interpretarne i protagonisti, è il racconto (auto)ironico di una situazione comune, di una crisi, e di una condizione – l’endometriosi – che, nell’economia della serie, funge da punto di svolta. È la malattia a spingere Antonia a cambiare, a levare la testa da sotto la sabbia per affrontare i nodi della propria esistenza e, magari, scioglierli. Mastandrea, Manfredi, nello show è una spalla. Remissivo e di supporto come pochi uomini, dentro e fuori la narrazione televisiva, sanno essere. «Manfredi è un uomo perfetto con un lavoro umile. È comprensivo, semplice: una persona pura e sana, distante da quel che sono io nella realtà», ha detto l’attore, definendolo «un uomo non stereotipato», appartenente a quel gruppo di maschi che «dovremmo continuare a raccontare e che, invece, non ci viene mostrato tanto spesso». Come, spesso, non ci viene mostrata la donna fragile e fallibile, ma il suo alter ego superomistico.Antonia non è perfetta. Non è una virago, anzi. «Penso che bisognerebbe forse raccontare anche le donne che non ce la fanno. Il prezzo del riscatto e dell'emancipazione. è stato diventare degli eroi. Credo che questa cosa abbia creato molti complessi nel pubblico femminile. Quindi, era il caso cominciare a raccontare una donna che va bene anche se non ce la fa», ha dichiarato, senza mezzi termini, la regista della serie, Chiara Malta. «Per me era importante raccontare una donna scomoda, con dei difetti, una donna che di primo acchito non risultasse simpatica, ma piuttosto antipatica», ha poi aggiunto Chiara Martegiani, che nella serie ha voluto infilare un contraltare di Antonia, Radiosa, sua amica del cuore. «Radiosa rappresenta se non il cliché la norma, cioè una donna che ha appena partorito e si sente esclusa, non spalleggiata dal compagno. In realtà, è molto simile ad Antonia come tipo di carattere. Però, pensato fosse importante che lei rimanesse - passatemi il termine – isterica, così da far emergere il personaggio di Antonia, raccontato invece in maniera diversa», una maniera che – da intenzioni – dovrebbe usare la retorica trita del reale come spunto per un racconto vivace, non scontato, dinamico.