2025-09-06
Anche Gentiloni ha un piano Ue: tanto debito e poca democrazia
L’ex commissario: Difesa, Eurobond, pieni poteri a Bruxelles e super-Stato «unico».Ormai è diventato un lavoro. Quando un politico non fa più politica attiva-operativa, scrive un piano per dirci come dovrebbe cambiare l’Europa. L’ha fatto Enrico Letta, così come Mario Draghi.Adesso è il turno di Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio e fino a pochi mesi fa commissario Ue agli Affari economici, il quale insieme ad altri «trombati» - ovvero l’ex numero dell’Economia in Francia, Bruno Le Maire, l’ex vicepremier olandese Sigrid Kaag e l’ex (quanti ex, appunto) direttore generale del Mes, Klaus Regling - hanno lanciato un appello pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore con lo scopo di arrivare una «vera Europa unica». Sì, avete letto bene: «Unica». Non «unita». Siamo oltre al dibattito se l’Unione possa trasformarsi in una sorta di Stati Uniti d’Europa o in una confederazione più soft. Qua si punta a trasformare in Vecchio continente in un unico Super-Stato come lo sono la Cina e gli Usa. Ecco, per fare cosa? Qua viene il bello.Intanto «il recente accordo sui dazi è un disastro». Bene. «È dunque essenziale investire sulla Difesa comune. (…) Abbiamo bisogno di un Patto europeo per la difesa su iniziativa degli Stati membri (ma non serviva l’Europa unica?) fondato sulla creazione centralizzata di una capacità di pianificazione comune e forze interoperabili». E ancora: «Istituire un fondo sovrano per la Difesa» e «a tale scopo servirà un bilancio comune più ampio». Esaurito il capitolo militare, «proponiamo un Piano europeo di investimenti da 750 miliardi di euro per sostenere la produttività, lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale e la transizione verde». Solito. Da dove verrebbero questi soldi? «Siamo favorevoli a un’espansione delle obbligazioni europee, che dovrà andare di pari passo con una riduzione dell’emissione di obbligazioni nazionali da parte degli Stati membri». Nuovo debito, dunque, però comunitario. Chi paga la sanità e pensioni dei singoli Paesi? Non è dato sapere.Altro fronte, ovviamente, quello commerciale. Gentiloni & C. sostengono, nel loro appello, «la stipula di nuovi accordi commerciali con l’Africa, l’America Latina, l’India e il Sudest asiatico e l’ingresso della Ue nella Ctppp (l’accordo globale e progressivo di partenariato transpacifico)». Il tema, evidenziano inoltre, è che «l’Europa dovrebbe parlare con una sola voce nelle istituzioni finanziarie mondiali, cominciando con un unico seggio per l’Eurozona nel Fondo monetario internazionale».E veniamo all’ultimo «tallone d’Achille dell’Europa», cioè «la capacità di tradurre i propositi in azione: l’ambizione non è sufficiente, è l’attuazione che è fondamentale». Così «per dare all’Europa chiarezza e continuità, proponiamo di mettere fine al sistema della presidenza a rotazione e di fondere i ruoli di presidente della Commissione europea e di presidente del Consiglio europeo (che rappresenta i governi democraticamente eletti, ndr), per creare in un prossimo futuro un’unica posizione direttiva. Bisogna, scrivono infine i quattro ex, rimuovere il potere di veto in aree chiave come la tassazione. Dove necessario, bisogna adottare un’Europa a più velocità, consentendo ai Paesi che lo vogliono di avanzare insieme in coalizioni flessibili».In sintesi, dunque, Gentiloni e i suoi amici vogliono pieni poteri per l’esecutivo Ue alla faccia del Parlamento europeo - unico organismo eletto dai cittadini - mai nominato nel loro appello. Poi vogliono abolire il diritto di veto degli Stati magari per aumentare le tasse, anche qui alla faccia dei governi democraticamente nominati. Vogliono anche superare il concetto che ci avevano propugnato finora di una Europa solidale, dato che si punta in maniera diretta a una Unione a più velocità. Vogliono anche più Eurobond, più debito europeo insomma, ma da utilizzare per i loro piani. Vogliono in sostanza la fine delle cosiddette nazioni. Non vogliono più l’Europa unita ma, appunto, quella «unica» che ricorda molto il pensiero unico.Domanda: ma tutte queste belle idee perché non le hanno portate avanti quando erano nelle stanze dei bottoni? Perché dire cosa bisogna fare ora che non sono in prima linea? Attendiamo nuovi Piani. Quinquiennali. Di sovietica memoria.
Ursula von der Leyen e Iratxe García Pérez (Ansa)