2021-01-08
Ammortizzatori sociali e deficit: la Bce stronca la strategia dell’Italia
Christine Lagarde (Getty Images)
Strigliata da Christine Lagarde: «Misure che non sembrano avere natura temporanea o essere accompagnate da compensazioni». Ma, invece di fare dietrofront, Nunzia Catalfo vuole prolungare la Cig e il divieto di licenziare.Nel suo consueto bollettino, la Bce fa il punto sulle debolezze dell'Eurozona. Ieri il presidente, Christine Lagarde, ne ha evidenziate due. L'estremo ricorso al deficit di bilancio e agli ammortizzatori sociali per tamponare la disfatta del lavoro. In entrambe i casi l'Italia è l'esempio da additare. Non virtuoso. Con lo scoppio della pandemia tutte le economie Ue sono corse ai ripari alzando l'asticella del debito e inserendo negli ingranaggi della produttività il denaro pubblico necessario a tappare l'improvviso crollo della domanda. La Bce ieri ha spiegato che non c'erano alternative al ricorso massiccio al deficit e agli ammortizzatori ma che i piani per il 2021 - parallelamente al progredire dei vaccini e delle misure di contegno del virus - devono reinserire misure di competitività in grado di rialzare l'asticella del libero mercato e della produttività. La Lagarde ieri ha richiamato le osservazioni della Commissione sui documenti programmatici 2021 dei Paesi dell'area euro. Giudicati dall'esecutivo Ue in linea con le raccomandazioni del Consiglio ma con «rischi» nel caso in cui le misure di emergenza divengano permanenti. «Solo nei documenti programmatici di Francia, Italia, Lituania e Slovacchia», scrive la Bce, «si riportano misure che non sembrano avere natura temporanea o essere accompagnate da misure compensative». Il bollettino, inoltre, nota che che «molti Paesi che al momento dell'insorgere della crisi avevano un rapporto tra debito e Pil elevato, pari a circa il 100% e anche oltre, saranno i più colpiti dallo shock causato dal Covid-19 dal punto di vista dell'aumento del livello di indebitamento». Per la Bce, tuttavia, «in ragione della brusca contrazione dell'economia, un orientamento di bilancio ambizioso e coordinato rimarrà essenziale fino a quando non si registrerà una ripresa duratura». Insomma, una secca dalla quale l'Italia avrebbe comunque difficoltà a tirarsi fuori senza fare debito. Del tutto diverso è invece il discorso relativo al lavoro. «Le misure adottate nell'area euro per mantenere i posti di lavoro durante la pandemia hanno raggiunto», spiega sempre la Bce, «livelli senza precedenti nei primi mesi dopo l'inizio della pandemia, con oltre il 33% di tutti i lavoratori dipendenti in Francia interessati da una riduzione dell'orario di lavoro, il 30% in Italia, il 21% in Spagna e il 15% in Germania: livelli che, dopo una discesa temporanea, sarebbero tornati ad aumentare nel quarto trimestre», si legge nel bollettino. Nel terzo trimestre di quest'anno, rispetto allo stesso periodo del 2019, ben 622.000 lavoratori italiani hanno perso l'impiego. Circa 450.000 erano assunti a tempo determinato e non sono stati rinnovati. Altri 218.000 sono autonomi o piccoli imprenditori che sono rimasti senza attività da mandare avanti. I rimanenti erano assunti a tempo pieno e hanno perso il lavoro perché l'azienda ha chiuso. Come spiega la Bce, il quarto trimestre sarà addirittura peggiore. Senza contare che bisogna ricordare che tale strage avviene nonostante la droga del divieto di licenziamento. Una scelta rinnovata dal governo ed estesa fino a fine marzo, per richiesta dei sindacati che non capiscono che quando finirà il divieto sarà peggio. Ne abbiamo scritto più volte. Ieri la Lagarde ha messo la pietra tombale sul dibattito. «Tali misure», ha scritto, «contribuiscono a mantenere stabile l'occupazione nel breve periodo» ma «comportano anche un determinato livello di perdite secche (quando sovvenzionano posti di lavoro che non sarebbero stati persi) e di effetti di esubero (quando sovvenzionano posti di lavoro improduttivi)» e «potrebbero ridurre l'efficienza allocativa dell'economia se utilizzati su larga scala per un periodo di tempo prolungato». Insomma, il divieto di licenziamento e l'uso massivo di ammortizzatori sociali è dannoso.È uno spreco di risorse e una pericolosa zavorra quando ci sarà la ripartenza. Andrebbe evitato «al fine di non ostacolare la necessaria ristrutturazione economica», conclude il bollettino della Bce. Il governo Conte non viene mai citato. Sarebbe anomalo il contrario. È chiaro però che il messaggio sia diretto a Roma, dove invece si continua con il voler percorrere la strada opposto. Solo tre giorni fa il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo ha annunciato l'idea di cercare altre risorse per prolungare la Cig e il divieto di licenziare «per tutte le aziende che hanno difficoltà». Nella speranza di cambiare il nome del suo dicastero in ministero dei sussidi, la Catalfo è convinta che le aziende licenzino per diletto e non per necessità o per trovare l'opportunità di assumere personale più idoneo. Più che mai vale il detto «errare è umano, perseverare diabolico». Eppure il governo dovrebbe prestare ascolto alla Lagarde. Tra la crisi di governo e i conflitti attorno al Recovery fund e alla derivazione italiana del Next generation Ue, Giuseppe Conte dovrebbe sapere che l'unica a dare una mano al nostro Paese e al debito tricolore è proprio la Bce. Con il suo programma di acquisti. Abbiamo ignorato le lettere di Francoforte sul tema dei contanti e pure la tirata d'orecchi sul cashback. Sarebbe il caso di non fare altri errori sul mercato del lavoro.