2022-01-02
Amara incontrò l’uomo di Renzi per dare un aiuto ai Riva a Taranto
In un verbale finora inedito, il faccendiere rivela di aver incontrato Andrea Bacci, factotum dell’allora premier, per spingere sui pm del caso Ilva. L’imprenditore conferma ma spiega: «Mi cercò lui, poi ho ignorato il piano».Il faccendiere Piero Amara ha messo nel mirino anche Matteo Renzi nelle sue infinite esternazioni in giro per l’Italia. Ma i magistrati di Potenza, alla fine, hanno deciso di non credergli, senza neppure avere sentito il bisogno di interrogare i testimoni citati dall’avvocato siracusano. Ormai le parole dell’ex legale esterno dell’Eni sono considerate un po’ ovunque carta da camino. Peccato che, in passato, negli uffici giudiziari di Roma e Milano ci sia stato più di uno che le abbia prese sul serio.Un paio di settimane dopo il suo arresto dell’8 giugno scorso, in un verbale investigativo sino a oggi inedito, Amara, rispondendo alle domande del procuratore di Potenza, Francesco Curcio, fa capire quanta voglia abbia di rilasciare dichiarazioni («Se intendo rispondere? Sì, mille sì…»), in particolare sui «fiorentini». Il primo argomento è l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, arrestato nel 2020 con l’accusa di tentata concussione. Kingmaker della sua nomina nella città dell’Ilva sarebbe stato proprio Amara. Ma l’indagato si smarca e spiega che, in realtà, lui si era impegnato per piazzarlo come procuratore generale in Toscana. «Perché accetta di aiutarlo per Firenze e non per Taranto?» chiedono allora i pm e Amara replica: «Perché all’epoca io avevo un rapporto molto forte con i fiorentini […]». Ma chi sono questi «fiorentini» domandano i magistrati. Risposta: «Io intendo Renzi…» attacca Amara. Per correggersi subito dopo: «Renzi no, voglio essere onesto, il mio rapporto era con Lotti (Luca, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr) e Verdini (Denis Verdini, in quel momento a capo di Ala, stampella del governo Renzi, ndr), Renzi sempre mediato, ci arrivo dopo, per l’incontro con il Riva, ma dico sempre “relata refero”... e all’epoca non solo per quanto riguarda Capristo, ma anche per altre persone si faceva in modo di collocare su Firenze persone che potevano essere... diciamo, potevano essere...». Il pm suggerisce: «Non ostili». E Amara acchiappa al volo il suggerimento: «Non ostili al governo…». I magistrati potentini, che Amara l’hanno arrestato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, sembrano dubitare dei potenti mezzi dell’avvocato siciliano. E chiedono: «I fiorentini quanta gente avrebbero potuto chiamare per parlare con Capristo? Perché chiamano lei proprio?». E Amara fornisce la sua versione: lui e un poliziotto dalle conoscenze di primissimo livello, Filippo Paradiso, a sua volta arrestato, avevano provato a portare Capristo prima a Bari e poi a Firenze con il sostegno del deputato pugliese Francesco Boccia, loro presunto «amico». Ma si erano dovuti scontrare con l’«ostilità» di Lotti o meglio «del gruppo Lotti». E per superare questo ostacolo, Amara avrebbe organizzato un incontro. Infatti «Paradiso sapeva» dei suoi «rapporti» con «Lotti e con Andrea Bacci (ex factotum della famiglia Renzi ed ex socio di Amara, ndr), che erano dei rapporti di natura economica, non solo politica».Alla fine, Capristo avrebbe ottenuto la nomina a procuratore di Taranto, perché, a dire di Amara, «lo stesso Paradiso ha girato come una trottola, ma arrivò un input, tant’è all’unanimità credo che passa... che passò poi al Csm».Nelle loro indagini i pm di Potenza si sono principalmente premurati di verificare se ci siano stati davvero interventi in favore di Capristo a Palazzo dei maresciali, quando, l’allora procuratore di Trani, nel marzo del 2016, dopo una relazione di Paola Balducci (laica di centro-sinistra in quota Nichi Vendola), è stato nominato a Taranto, non all’unanimità, ma a maggioranza, come hanno verificato gli inquirenti, con 15 votanti a favore, sette contrari e tre astenuti.Curcio e i suoi sostituti devono aver concluso che fosse andato tutto regolarmente e per questo non hanno contestato nuovi reati.Ma Amara ha pure raccontato che nella presunta telenovela dei rapporti tra i «fiorentini» e Capristo si sarebbe anche innestata la vicenda dei Riva e dell’Ilva. Si tratta del cuore dell’indagine che la Procura di Potenza ha chiuso due mesi fa e nella quale ha ipotizzato «una particolare e favorevole attenzione alle esigenze dell’Ilva» da parte di Capristo. Il quale, nell’ambito dei procedimenti che la Procura di Taranto conduceva sull’Ilva, aveva accolto la richiesta di patteggiamento proposta dai Riva, prima che questa venisse bocciata dal gip che non ha ritenuto congrue le pene.A questo punto Amara racconta un episodio del luglio 2016, quando sarebbe stato «convocato a Punta Ala da Andrea Bacci», il quale gli avrebbe fatto «un certo ragionamento». All’epoca l’Ilva è guidata da una struttura commissariale scelta dal governo. E allora Amara spiega che Enrico Laghi, uno dei tre commissari straordinari, arrestato pure lui per concussione, «era informato costantemente dal governo e da De Vincenti (Claudio, ex viceministro e sottosegretario del governo Renzi, ndr) che Capristo era il procuratore messo lì per risolvere i problemi dell’llva» e sapeva che «aveva diciamo un gettone». E quel gettone era Capristo.Renzi, stando alla ricostruzione di Amara, dopo l’incontro di Punta Ala, sarebbe partito per la Puglia: «È andato a trovarlo a Taranto a Capristo; non so se questo lo sapete... durante una visita che fece il premier in Puglia, lo andò a trovare lui e tutti i sostituti, a fare un saluto, c’era un interesse diretto del governo, di Renzi».Un concetto che gli avrebbe ribadito anche Bacci: «Mi rappresentò che c’era un forte interesse del governo in favore dei Riva, affinché si chiudesse la vicenda Ilva». Insomma era arrivato il momento di spendere il «gettone». E in quella occasione Bacci, dopo aver convocato Amara all’Argentario, gli avrebbe proposto di diventare l’avvocato dei Riva.Nel verbale gli inquirenti, dubbiosi, chiedono quale fosse l’interesse dell’imprenditore fiorentino e Amara non si scompone: «Io ritengo che Bacci, com’è tipico suo, stava cercando anche di intestarsi una partita non sua». E per farlo avrebbe avuto ottime carte: «Lui aveva realmente un rapporto con Matteo Renzi, è storia... dico i lunedì perché si vedevano dal barbiere, e tante cose io le ho apprese direttamente da Bacci…».Amara spiega anche che lui contatti diretti con i Riva non ne ha mai avuti e che a proporlo come legale sarebbe stato lo stesso Bacci.Ma il faccendiere avrebbe declinato: «Io gli dissi che non la potevo accettare questa nomina, semmai gli potevo indicare qualcun altro» E avrebbe creato su una chat criptata, Wickr, un contatto con un altro avvocato, C. G., «per organizzare un appuntamento». Il discorso prosegue: «C. G. aveva un ruolo importantissimo in questo discorso, però, a detta di Bacci […] io poi non l’ho mai incontrato fisicamente questo C. G.; ci furono dei contatti su Wickr e la cosa poi morì là; le uniche informazioni rilevanti, insomma che posso ricavare da questa esperienza, che c’era ovviamente un interesse cioé oggettivamente strano» dei «fiorentini». Infatti «che mi cerca Bacci per il Riva, cioè questo è un dato oggettivo che…».Per lui è certo che «il governo Renzi si pone il problema di avere una Procura, che era in qualche modo disponibile rispetto all’interesse dell’llva in generale» e in questo «probabilmente c’è un accordo, non sta a me qualificarlo corruttivo o meno...».Amara, quindi, ritiene di poter sostenere «con certezza» che «il governo Renzi è stato fondamentale nella nomina di Capristo» e che i Riva per arrivare al procuratore o a Laghi non avevano bisogno di lui: «Avevano rapporti ben più importanti di me, io penso che Bacci abbia cavalcato l’onda» assicura.Le dichiarazioni del faccendiere a Potenza ricordano altre in cui Amara riempie incontri veri di contenuti falsi, come nel racconto del cosiddetto patto della Rinascente nel processo Eni-Nigeria. Ma in Basilicata gli inquirenti, dopo un veloce controllo della votazione al Csm per Capristo, hanno cestinato le dichiarazioni sui «fiorentini» senza nemmeno sentire Bacci. Che contattato da noi ha confermato gli incontri del lunedì (benché generalmente giorno di chiusura) con Renzi dal parrucchiere Tony nel quartiere di Santo Spirito a Firenze: «Io Renzi lo vedevo sempre dal barbiere, ma se gli avessi parlato di Amara mi avrebbe mandato aff… parlavamo di tutt’altre cose…». E vi vedeste a Punta Ala per discutere dell’Ilva e di un aiuto da dare ai Riva? «È vero, verissimo». E Renzi voleva davvero Capristo procuratore per far ottenere ai Riva il patteggiamento? «No, no (ride, ndr)… Amara venne apposta a Punta Ala per dirmi che Renzi avrebbe dovuto fare questa operazione con questo magistrato e per chiedermi se fosse fattibile. Ma io a Matteo non gliel’ho mai detto e credo che lui non lo sappia nemmeno di queste strategie di Amara. Il quale, tra l’altro, in questa storia, mise nel mezzo l’avvocato C. G., un tributarista famoso». Un particolare questo che Bacci non può aver tratto dalla lettura del verbale di Amara, ma solo dai suoi ricordi. «Io gli dissi che avevo un amico con la barca a Punta Ala che era amico di C. G… Ma lui mi rispose di parlarci io. E io risposi: “Figurati se io parlo con C. G. di Riva… che ne so io dell’Ilva di Taranto”».Almeno è vero che il legale sotto inchiesta fece arrivare dei finanziamenti all’ex premier? «Io non ne ho mai sentito parlare. Per Amara tutti avrebbero avuto tanti benefici, ma era lui che faceva questi discorsi. Credo che certe cose se le inventi, come che lui sia arrivato a Renzi e gli abbia fatto ottenere delle utilità».L’imprenditore nel frattempo ha deciso di querelare l’ex socio per le dichiarazioni che ha rilasciato sul suo conto a Piazzapulita e a Report senza contradditorio: «Quello è pazzo!».Ricordiamo che dopo queste dichiarazioni Amara venne scarcerato su richiesta della Procura. Che, però, non ha contestato le nuove dichiarazioni a nessun indagato, evidentemente ritenendo che il faccendiere canterino per conquistare la fiducia degli inquirenti e ottenere benefici abbia mescolato fatti veri e falsi, come aveva già fatto altrove. Un trucco, che dopo essere stato smascherato, non pare funzionare più.
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Charlie Kirk (Getty Images)