2020-02-01
Altro che nuovi accordi con la Libia. Non si accordano neppure fra di loro
Dopo aver ripetuto che l'immigrazione era un «fenomeno epocale», gli esponenti del governo «scoprono» che i flussi sono usati come arma di ricatto. Ma non hanno una linea su nessun aspetto della questione. Impressionante escalation rispetto a un anno fa. Con Matteo Salvini al Viminale ci furono 202 sbarchi, nella gestione Lamorgese siamo già a quota 1.600 e le Ong non si fermano. Lo speciale contiene due articoli. Com'è che dicevano? Ah sì: l'immigrazione è un fenomeno epocale. Marco Minniti lo scrisse in un libro: «L'immigrazione è un fenomeno epocale, non un'emergenza». Roberto Fico, lo ribadì nel marcare la differenza di visione fra Lega e 5 stelle: «L'immigrazione è un fenomeno epocale». Una decina di giorni fa pure Luciana Lamorgese ha fatto suo il gaio ritornello: «L'immigrazione è un fenomeno epocale che non ammette semplificazioni». Hanno sempre detto tutti così, esattamente nello stesso modo e con le stesse parole. Hanno presentato l'immigrazione come qualcosa di imprescindibile, inevitabile: un destino. E invece adesso - brivido, terrore, raccapriccio! - scoprono che no, i flussi migratori non dipendono dell'incedere inesorabile della Storia o da chissà quale evoluzione dell'essere umano, ma sono indotti. Ieri, Repubblica, ha dato la notizia del clamoroso aumento degli sbarchi nel mese di gennaio, 700% in più rispetto a un anno fa, cioè all'era Salvini. In realtà, l'aumento è quasi del 1000%, tanto che sul cruscotto statistico giornaliero del Viminale - la pagina Web che tiene il conto dei migranti giunti in Italia - sono scomparse le percentuali. Fino alla fine del 2019 - cioè finché i numeri degli arrivi rispetto all'anno precedente erano ancora in calo - ogni giorno il ministero dell'Interno riportava la cifra: -70%, -60%, -50%... Ora, guarda un po', il numerino è sparito: una precauzione per non destare allarme... Che gli ingressi sarebbero cresciuti a dismisura lo sapevamo: ci sconforta ma non ci sorprende. L'aspetto grottesco della faccenda riguarda la lettura che il governo offre della situazione. Sempre Repubblica, ovviamente riferendosi a fonti governative, spiegava ieri: «Il sospetto è che - come spesso accaduto negli anni - dall'altra parte del Mediterraneo si stia mettendo in atto una strategia di pressione ben precisa nei confronti dell'Italia non a caso a pochi giorni dal rinnovo del memorandum Italia-Libia che il governo ha deciso di prorogare per i prossimi tre anni alla scadenza del 2 febbraio anche se la tanto annunciata trattativa per le modifiche che l'Italia sollecita non è ancora neanche cominciata». Ah, guarda un po'. Adesso che la questione è sfuggita di mano si tirano in ballo i ricatti dei Libici, si spiega che i migranti sono sfruttati come strumento di trattativa politica. Delle due l'una, allora. O l'immigrazione è un «fatto epocale» che non si può contrastare e a cui bisogna semplicemente rassegnarsi spalancando le braccia, oppure è un fenomeno indotto, manipolato, utilizzato dai vari governi e poteracchi internazionali per causare instabilità in determinati Paesi. Chiaramente l'opzione giusta è la seconda, solo che a sinistra l'hanno sempre negato. Qui lo scriviamo da anni, citando anche analisi autorevoli come quella di Kelly Greenhill, studiosa della Harvard Kennedy School of Government e autrice di un libro intitolato Armi di migrazione di massa (più esplicito di così non si potrebbe). Se ammettiamo che i flussi sono manipolati e manipolabili, dobbiamo anche ammettere che qualcosa per contrastarli si può e si deve fare. Il punto è che l'attuale governo - come, del resto, su ogni argomento - non ha la più pallida idea di che strada seguire, e si limita da settimane a razzolare nel fango sollevando enormi e incontrollabili schizzi. Il 2 febbraio dovrebbe essere la data fatidica per il rinnovo del famigerato memorandum Italia-Libia, quello siglato tre anni fa da Marco Minniti. Lamorgese e soci, fino a oggi, non hanno proposto alcuna modifica, e in base al testo ciò significa che l'accordo sarà rinnovato così com'è. Del resto, in assenza di una strategia europea e di una riflessione seria in tema migratorio, l'unico modo per bloccare gli sbarchi è agire come si è sempre fatto: scendendo a patti con i libici (lo capì Berlusconi, lo capì Minniti, se ne sta rendendo conto a sue spese la Lamorgese). Solo che il «governo dei buoni» non può permettersi di dire ai suoi sostenitori che lascerà il memorandum così com'è. Dopo aver descritto per mesi Salvini come una bestia disumana, dopo aver sostenuto che in Libia ci sono i lager, adesso mica può rimangiarsi tutto. E allora si arrampica sugli specchi. Fa dire al viceministro degli Esteri, Marina Sereni, che in realtà c'è «la possibilità e la volontà di rivedere il memorandum» anche dopo il 2 febbraio, che è l'ennesimo modo per tirarla in lungo e non decidere. Nel frattempo, una parte del Pd (Matteo Orfini, ad esempio) preme perché l'accordo sia «revocato». La stessa cosa chiedono Leu e numerose associazioni di sinistra. Un'altra parte del Pd e dei 5 stelle - più saggiamente - in silenzio lavora per rinnovare l'intesa. Le sardine a cui Nicola Zingaretti vuole aprire il partito, invece, vogliono la cancellazione dei decreti sicurezza facendo asse con Leu e una fetta di cattolici progressisti. Ed è curioso che Stefano Bonaccini - miracolato dai pescetti - sui migranti abbia posizioni decisamente più rigide. Contro le norme salviniane è schierata Elly Schlein, la nuova eroina di sinistra, e una fettina del Pd la segue. Nei 5 stelle, però, un po' di resistenze ci sono. Per farla breve: al caos si aggiunge lo psicodramma. E nel frattempo le Ong lavorano a pieno regime senza che nessuno le blocchi, pure se le leggi anti taxi sono tuttora in vigore; la trattativa libica prosegue sui binari già posizionati; gli sbarchi aumentano follemente; di veri accordi con l'Ue non ce ne sono. A quanto pare, per i partiti al governo è più difficile trattare con gli alleati che con i libici. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/altro-che-nuovi-accordi-con-la-libia-non-si-accordano-neppure-fra-di-loro-2644992701.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-barconi-sono-aumentati-del-700" data-post-id="2644992701" data-published-at="1758062216" data-use-pagination="False"> I barconi sono aumentati del 700% È cominciata nello scorso fine settimana un'imponente ondata di partenze dalla Libia che ha visto impegnate sia le navi delle Ong sia le navi della Marina maltese sia gli aerei di Frontex e dell'operazione Sophia, che dopo il vertice di Berlino doveva vigilare sull'embargo alle armi, non recuperare i migranti. Ma tant'è. Gli sbarchi dalla Libia registrano un +700% (ma forse anche oltre) rispetto ad un anno fa. Si tratta del maggior aumento da alcuni anni, dopo che c'era stata una discesa nei numeri degli sbarchi dal 2018. Tra il governo gialloblù e quello giallorosso ci sono 1.398 arrivi di differenza dall'inizio dell'anno. Da una parte, con il Viminale guidato da Matteo Salvini, 202 sbarchi. Dall'altra, con Luciana Lamorgese, ben 1.600. In totale 1.275 persone sono già sbarcate, mentre altre si apprestano a farlo. E non basta alla responsabile del Viminale e al Pd insistere sugli accordi di ripartizione dei migranti e «dare i numeri» su chi è andato in Francia piuttosto che in Germania. Sono numeri record e la percentuale decisamente preoccupante è proprio quel +700%, che dimostra come non si tratti soltanto di fuga dalla guerra a bassa intensità tra Tripoli e Bengasi, in atto ormai da molti mesi e lontano dal concludersi, ma di partenze pianificate non soltanto dai trafficanti di morte, ma da chi, da tempo aveva predetto un'invasione. L'ipotesi più probabile è che nei confronti del nostro Paese, praticamente sempre «solo» a gestire l'ondata migratoria, si stia mettendo in atto una strategia di pressione ben precisa a pochi giorni dal rinnovo del Memorandum Italia-Libia che il governo ha deciso di prorogare per i prossimi tre anni alla scadenza del 2 febbraio anche se la tanto annunciata trattativa per le modifiche, annunciate dalla ministra Lamorgese lo scorso 6 novembre alla Camera, non è ancora neanche cominciata. In mare, attualmente la Open Arms è l'unica imbarcazione Ong presente davanti alla Libia, e la notte scorsa ha effettuato il quinto soccorso in 72 ore prendendo a bordo un altro centinaio di persone. Dopo aver evacuato due casi gravi tra cui un minorenne con ferite da torture infette, pare che la Ong spagnola stia navigando, malgrado la capienza ridotta dell'imbarcazione, con 363 persone a bordo tra Italia e Malta sollecitando un porto sicuro. Ocean Viking ed Alan Kurdi nei giorni scorsi sono sbarcate rispettivamente a Taranto e a Malta. La prima aveva a bordo 403 clandestini e poi è partita vuota verso Marsiglia, mentre la nave dell'Ong tedesca Sea Eye ne aveva 79. Come sempre le Ong continuano a preferire i porti sicuri italiani quelli che l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva «chiuso» semplicemente pretendendo la condivisione del problema immigrazione e la ripartizione dei migranti tra i Paesi europei, quei Paesi che come sempre stentano ad aiutare l'Italia. Nel frattempo un rapporto Oxfam (confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale) denuncia che l'Europa ha deviato oltre un miliardo di euro di aiuti a scopo umanitario per il respingimento dei migranti. La Libia con circa 328 milioni di euro è il paese che ne ha ricevuti di più.