Altro che «garanzia» contro il contagio. Il pass verde è un flop ma lo prorogheranno
Allarme rosso: nonostante gli eccellenti risultati della campagna vaccinale, i contagi sono in risalita. Colpa di chi non si è immunizzato contro il Covid e non si rassegna al certificato verde, tuonano gli opinionisti e i virologi da salotto tv. Bisogna prolungare lo stato di emergenza e rendere obbligatorio il green pass fino all'estate dell'anno prossimo, collegandolo alla somministrazione di una terza dose, replica il governo. Anzi, urge dare un immediato giro di vite, ossia prevedere un lockdown solo per chi non si è ancora rassegnato a offrire il braccio alla patria, aggiungono i più scalmanati pro vax. Ma, forse, la verità non è proprio quella che ci viene raccontata in televisione e sulla maggior parte dei giornali.
Già, perché mentre c'è chi durante i talk show urla che le persone immunizzate si ammalano ma non finiscono in terapia intensiva e non muoiono, la realtà è ben diversa. Nonostante quel che i talebani del vaccino raccontano, ci si contagia e si finisce in ospedale anche se si sono ricevute prime e seconde dosi e pure se si frequentano luoghi rigorosamente vincolati dall'esibizione del lasciapassare verde. Intendiamoci, con questo non vogliamo dire che i vaccini siano inutili e che sia preferibile non sottoporsi all'iniezione del siero anti Covid. Tutt'altro: immunizzarsi serve a ridurre il rischio. Ma a differenza di quanto si vuol dare a bere all'opinione pubblica il rischio di ammalarsi e di finire in terapia intensiva non è eliminato nonostante il green pass. Anzi. Ne è prova ciò che ieri ha detto il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che certo non è un infettivologo ma da presidente di una delle Regioni in cui si registra la maggior crescita di positivi al coronavirus, forse qualche idea su ciò che sta succedendo se l'è fatta. In una diretta Facebook, l'ex sindaco di Salerno dopo aver parlato di una preoccupante tendenza, con un incremento del numero di positivi che va avanti ormai da due settimane, ha spiegato che la metà dei contagiati non è vaccinato, ma l'altra metà invece ha ricevuto la doppia dose. «Questo vuol dire che la capacità di protezione si va esaurendo, e quindi servirà una campagna di massa di vaccinazione con terza dose». Parole sue, certo. Ma parole che spazzano via le previsioni ottimistiche di un raggiungimento dell'immunità di gregge nel giro di poche settimane, con l'immunizzazione completa del 90% della popolazione con più di 12 anni.
Siamo eccessivamente pessimisti? No, siamo concreti e soprattutto abituati a guardare in faccia i fatti, anziché abbellirli per tirare l'acqua al nostro mulino. Come avevamo immaginato e scritto a più riprese, il green pass non è la soluzione, perché non è uno strumento sanitario né un lasciapassare contro il Covid. Anzi, semmai è una falsa certezza di immunità, che spinge molte persone a ritenere di essersi lasciati alle spalle la pandemia, ma così non è. Del resto, non è un caso se nessun altro Paese democratico ha ritenuto di introdurlo come si è fatto da noi, preferendo responsabilizzare le persone piuttosto che creare categorie di cittadini di serie A (specie protetta dal Covid) e di serie B (non protetti). «Il green pass è un modo gentile di accompagnare le persone verso il vaccino». «Il passaporto vaccinale è uno strumento di libertà». Beh, né l'una né l'altra affermazione si sono rivelate fondate. La prima è smentita dai numeri. Le prime dosi nell'ultima settimana sono crollate e il raggiungimento di quota 90, nuovo traguardo dopo quello promesso a settembre, è slittato a febbraio: segno evidente che l'obbligo di possedere il lasciapassare non è bastato. Ma anche la seconda certezza si sta infrangendo contro la realtà, perché lo «strumento di libertà» non sta fermando i contagi, che non solo hanno rialzato la testa, ma come detto dal governatore della Campania, ora riguardano anche molte persone già vaccinate. E non sempre con esiti lievi.
Anche in questo caso sono i numeri a parlare. Da luglio a settembre, i morti sono stati poco meno di 1.200. Di questi, 639 erano persone che avevano deciso di non vaccinarsi, ma gli altri invece avevano ricevuto il siero anti Covid: 42 con prima dose, 511 con seconda dose. Il numero maggiore di decessi fra i vaccinati riguarda gli ultraottantenni, la cui percentuale scavalca quella di chi non era immunizzato (il che è comprensibile, perché in questa fascia di età la popolazione che si è sottoposta all'iniezione contro il coronavirus sfiora il 94%), mentre dai 60 ai 79 anni i vaccinati sono la metà di coloro che il siero lo avevano rifiutato. Tutto ciò, ribadiamo, non dimostra che vaccinarsi sia inutile, ma che sia falso sostenere che immunizzarsi equivalga a non ammalarsi di Covid. Purtroppo, anzi, a volte si muore lo stesso. Insomma, non è il green pass a salvarci, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma anzi, il certificato verde ci fa abbassare la guardia, con la scusa che «tanto siamo vaccinati». Il vaccino non è per sempre, ma, ahinoi, il virus per ora sì.