2024-10-12
All’Antimafia le intercettazioni fra Scarpinato e il collega indagato
Roberto Scarpinato (Ansa)
Le chiacchiere con Gioacchino Natoli sono un caso senza precedenti. Il senatore: «Non mi turba». Giuseppe Conte fa il galletto: «Vergogna».Non tira un buon vento per il senatore grillino Roberto Scarpinato. Infatti le intercettazioni casuali intercorse tra il componente della commissione Antimafia e il collega Gioacchino Natoli, «spiato» dalla Procura di Caltanissetta in quanto indagato per favoreggiamento della mafia, sono state trasmesse dagli inquirenti nisseni a Palazzo San Macuto. E potrebbero presto essere messe a disposizione dei commissari dell’organismo bicamerale dalla presidente Chiara Colosimo. Fonti ben informate ci hanno spiegato che si starebbe cercando di capire come utilizzare la documentazione e renderla fruibile nel ristretto ambito della commissione. Infatti, trattandosi di un caso unico nel suo genere, bisognerà capire se l’immunità che garantisce l’inviolabilità delle comunicazioni dei parlamentari in carica non impedisca la divulgazione delle intercettazioni anche all’interno di una commissione parlamentare. La Procura è riuscita ad aggirare l’ostacolo classificando le captazioni come casuali e non prevedibili e, comunque, non ne ha ancora fatto un uso processuale, essendo l’inchiesta ancora in fase istruttoria. Ma la commissione sino a oggi non sarebbe mai stata chiamata ad affrontare un caso simile ovvero l’utilizzo al proprio interno delle intercettazioni di un componente.Ieri diversi commissari hanno chiesto alla presidente informazioni sulle intercettazioni svelate alla Verità, ricevendo conferma dell’avvenuta trasmissione alla commissione. Un senatore del centrodestra ci ha spiegato che, per quanto a sua conoscenza, già lunedì queste potrebbero essere consultabili dai membri dell’Antimafia, i quali, però, non potranno estrarne copia, come è già avvenuto con gli atti provenienti dalla Procura di Perugia sul caso dei dossieraggi in cui è indagato il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano. In realtà, come anticipato, non è così sicuro che già dopodomani le trascrizioni saranno nella disponibilità dei commissari: «Non posso confermare, né smentire perché ci sono diverse variabili. Certamente ora il tema sarà sottoposto all’attenzione della commissione». Ma se la presidente è in attesa di capire se l’immunità di Scarpinato sia un impedimento alla divulgazione delle conversazioni, anche se solo nell’ambito dell’organismo bicamerale.Sul tema il senatore grillino ha già fatto sapere quanto segue: «Non mi turba in alcun modo l'essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere». Vediamo se sarà lui a chiedere di rendere pubbliche chiacchierate che secondo chi le ha potute leggere sarebbero piuttosto imbarazzanti. L’invio da Caltanissetta a Roma del delicato faldone rientra nello scambio di documenti che la commissione e la Procura siciliana stanno portando avanti da mesi in un’ottica di collaborazione nella ricerca delle cause reali della morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Infatti, anche l’organismo bicamerale ha poteri analoghi a quelli dell’autorità giudiziaria. L’ufficio diretto da Salvo De Luca ha condiviso con la Colosimo anche le conversazioni registrate durante il servizio di intercettazione a cui è stato sottoposto Natoli. Secondo le fonti contattate dal nostro giornale ci sarebbero telefonate intercettate con microspie in cui si sentirebbe solo Natoli, ma ce ne sarebbero numerose altre, in viva voce o captate direttamente sul cellulare, in cui sono state registrate anche le parole di Scarpinato, compresi commenti e suggerimenti. A Palazzo San Macuto sono conservate le trascrizioni di tali dialoghi e il loro contenuto sarebbe in diversi passaggi spiazzante.Sarà per questo che ieri, dopo lo scoop della Verità che svelava l’esistenza di queste conversazioni scivolose tra commissario e audito, i rappresentanti del Movimento 5 stelle hanno taciuto per ore, mentre gli esponenti degli altri partiti invocavano spiegazioni.Il primo a provare a metterci una pezza è stato l’ex premier Giuseppe Conte, il quale, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Liguria, l’ha buttata in caciara: «Qualcuno si è spinto a pretendere spiegazioni da me. Cosa devo spiegare? Che Natoli e Scarpinato sono 30 anni che combattono la mafia? Cosa non vi è chiaro?». Quindi ha chiesto ai parlamentari di maggioranza se non provassero «vergogna» nell’«attaccare i campioni dell’antimafia». A questo punto, ringalluzziti dall’intervento del loro capo, i grillini sono partiti lancia in resta e l’ex ministro Stefano Patuanelli ha addirittura chiesto ai colleghi del centrodestra di «sciacquarsi la bocca» quando citano il nome di Scarpinato. Nelle intercettazioni si sentirebbero Natoli e il vecchio collega della Procura di Palermo mentre concordano domande e risposte in vista dell’audizione dell’1 febbraio in commissione.imbarazziIl fascicolo per favoreggiamento della mafia e calunnia in cui è indagato Natoli è una costola di quello che sta ricercando le cause dell’assassinio di Borsellino e dei suoi angeli custodi.Natoli, l’ex collega Giuseppe Pignatone e il generale della Guardia di finanza Stefano Screpanti sono accusati di aver voluto insabbiare un fascicolo che riguardava gli affari nel Nord Italia di tre fedelissimi di Totò Riina, i fratelli Antonino e Salvatore Buscemi e Bonura. Il tenore delle conversazioni tra Natoli e Scarpinato (ci sarebbero una trentina di intercettazioni) può essere sintetizzato con una frase che più o meno suona così: «Tu mi alzi la palla e io la schiaccio». L’obiettivo dei due era smontare le tesi sostenute dalla figlia di Borsellino, Lucia, e da suo marito, l’avvocato Fabio Trizzino, che individuano nell’indagine «mafia e appalti», che aveva coinvolto gli stessi Buscemi e Bonura ed era stata portata avanti dai carabinieri del Ros, il possibile movente dell’uccisione dell’illustre congiunto.Ma poiché la richiesta di archiviazione del fascicolo era stata firmata anche da Scarpinato a cinque giorni dalla morte del giudice non può il senatore del Movimento 5 stelle non essere sospettato di un palese conflitto di interessi mentre si prodiga nell’«aggiustare» l’audizione dell’amico, a sua volta accusato, insieme con il collega Pignatone, di aver insabbiato il fascicolo bis sui Buscemi, avendo ordinato la cancellazione delle intercettazioni e la distruzione dei brogliacci. La presidente Colosimo ha più volte rifiutato le richieste di accesso agli atti di Scarpinato quando queste riguardavano i documenti relativi alle indagini sulla strage in via D’Amelio della Procura di Caltanissetta, anche perché si tratta di approfondimenti che stanno scandagliando l’attività del pool di magistrati palermitani di cui Scarpinato ha fatto parte. Le succitate intercettazioni confermano la delicatezza della situazione e il ruolo da convitato di pietra del senatore, che in veste di commissario potrebbe svolgere il ruolo di controllore di un’indagine che in qualche modo lo coinvolge, sebbene al momento come testimone e consigliori di un indagato (anche se al tempo delle intercettazioni incriminate non era nota l’iscrizione di Natoli). reazioniIeri numerosi parlamentari hanno commentato lo scoop della Verità e molti di loro hanno invocato le dimissioni di Scarpinato dalla commissione Antimafia. Il primo a intervenire è stato Giovanni Donzelli uno dei leader di Fratelli d’Italia, partito particolarmente sensibile alla vicenda di Paolo Borsellino. In un post quasi antelucano ha scritto: «Quanto riportato oggi dalla Verità è agghiacciante. I 5 stelle chiariscano subito se è vero che in Commissione Antimafia hanno provato a depistare l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio. Tramare contro le istituzioni e contro la richiesta di verità di Lucia Borsellino e dei figli è un atto indegno». Poco dopo gli ha fatto eco il capogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti: «Accordarsi con un audito per precostituire un racconto e, quindi, indurre la Commissione ad apprendere non la verità dei fatti, ma quella che interessa a un suo componente, al netto dell’eventuale rilevanza penale, attesta una precisa volontà politica di depistare […]. A tacere dell’ennesimo schiaffo recato da una siffatta condotta ai figli del giudice Borsellino, ancora alla ricerca della verità sull’uccisione del padre e delle complicità che l’hanno permessa quando non favorita».Il capo dei senatori di Fdi Lucio Malan ha parlato di «pesanti ombre sull’ex pm» e di «un comportamento grave, che ostacola e rischia di depistare l’attività della commissione». Tutti i membri dell’Antimafia di Forza Italia, capitanati da Maurizio Gasparri (che cita per Scarpinato la legge del contrappasso), hanno diramato un comunicato in cui definiscono la nostra ricostruzione «un fatto gravissimo e penalmente rilevante» e aggiungono che «se la notizia fosse confermata, Scarpinato non sarebbe degno né di essere membro della Commissione Antimafia, né di ricoprire il ruolo di senatore, e dovrebbe dimettersi immediatamente».Italia viva è scesa in campo con la coordinatrice nazionale del partito, la senatrice Raffaella Paita, la quale ha definito la «vicenda torbida» e ha chiesto a Scarpinato di «chiarire immediatamente». Il Pd ha provato a spazzare la palla in tribuna liquidando le dichiarazioni della maggioranza come un «polverone» alzato per «cercare di distrarre l’attenzione dai problemi reali della vita delle persone e del Paese».pretattica E Scarpinato in tutto questo? A metà mattinata ha diffuso una nota in cui ammetteva candidamente i febbrili contatti con Natoli in vista dell’esame di quest’ultimo, in nome di «un lunghissimo percorso di lavoro comune di contrasto alla criminalità organizzata»: «Dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l'infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni e illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta». Ragioni che sarebbero state rese pubbliche con «plurime interviste» e «dettagliate, infine, nella sua audizione in Commissione». Dove, del resto, si sarebbe recato su invito dello stesso Scarpinato; «Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato il dottor Natoli a riferirle con rigore alla Commissione». Una scrupolosità su cui la Procura di Caltanissetta sembra avere sollevato più di un dubbio.