
Anche fior di progressisti riconoscono l'esistenza di un problema con la minoranza. L'attivista comunista: «Spero che il Comune di Roma non li sposti mai vicino a me». Giovedì sera il conduttore di Piazzapulita, Corrado Formigli, ha avuto qualche minuto di intenso nervosismo. Alcuni ospiti, tra cui la leghista Lucia Borgonzoni, hanno parlato dei fatti di Casal Bruciato senza tirare in ballo la consueta retorica buonista, e il pubblico in studio si è abbandonato all'applauso. Formigli non ha gradito: «Io lo sento il clima dentro questo studio», ha detto. «Ogni volta che parliamo di rom succedono cose diverse, quindi evidentemente c'è una sensibilità diversa su questo tema, anche adesso con questo applauso fragoroso. Ogni persona deve essere valutata per la propria storia, non per una supposta colpa collettiva. Le colpe collettive in passato hanno prodotto mostruosità». Poi il celebre giornalista ha mandato in onda un servizio su una donna rom di Tor Vergata (Roma) a cui è stata assegnata una casa popolare, cosa che ha suscitato parecchio astio nel quartiere. La signora in questione, spiegava il filmato, lavora, ha quattro figli, paga l'affitto e ha ottenuto il posto tramite regolare graduatoria. Dunque, suggeriva Formigli, il fatto che i cittadini la rifiutino significa che in Italia c'è un razzismo diffuso, e che i rom sono vittime di intolleranza ovunque vadano. Chiariamo subito: se una persona bisognosa - di qualsiasi colore e di qualunque origine - ottiene in modo regolare una casa popolare, ha diritto di starci, e di essere protetta dalle forze dell'ordine qualora venga minacciata. Poi è necessario discutere dei criteri con cui gli alloggi vengono assegnati, ma prima di tutto deve venire il rispetto, specie per i più indifesi.Purtroppo, la gran parte delle trasmissioni televisive tende a riproporre sempre lo stesso copione: razzisti di destra (più o meno estrema) versus rom discriminati. La questione rom, però, non è fatta solo di carnefici italiani contro vittime gitane, anzi, a realtà si compone di numerose altre sfumature.L'insofferenza nei confronti di chi vive al di fuori della legalità in baraccopoli o insediamenti illegali (parliamo di circa 25.000 rom nel nostro Paese, una piccola parte del totale) non è diffusa soltanto a destra o tra presunti «razzisti». Come ha dichiarato qualche tempo fa il professor Luca Ricolfi, stimato sociologo da sempre di sinistra, «non è razzismo, è statistica». «Se proteggo il portafoglio quando sale una zingara su un tram», ha detto Ricolfi, «non è perché penso che tutti i rom siano ladri, o che il popolo rom sia geneticamente inferiore: è solo perché penso che il rischio di essere derubato stia improvvisamente schizzando verso l'alto. È lo statistico che alberga in ognuno di noi a guidare i nostri comportamenti, non il razzismo». Sono parole di enorme buonsenso. Che esista un «problema rom» non è evidente solo alla destra più o meno estrema, ma pure alla sinistra. Ricordate la grottesca querelle su Matteo Salvini che voleva «schedare i rom»? Poi si scoprì che censimenti dei gitani li avevano già fatti nella rossa Emilia Romagna e pure nella Milano di Giuliano Pisapia. Il razzismo non c'entrava nulla: la conta era necessaria, utile agli stessi rom, e andava fatta. Ora il teatrino si ripropone dopo la sommossa di Casal Bruciato. E di nuovo ritorna la narrazione dei perfidi fascisti contro i poveri zingarelli. A questo proposito, è molto istruttivo leggere ciò che ha scritto qualche giorno fa su un giornale online un signore di nome Claudio Ursella. Si tratta di uno storico attivista di sinistra romano, ex Pci, trent'anni circa di militanza in Rifondazione comunista. Dove, spiega lui stesso, ha ricoperto incarichi di rilievo: «Responsabile stampa e propaganda, casa, organizzazione, tesoriere, segretario di federazione). Ora Ursella è schierato con Potere al popolo: un compagno duro e puro, insomma. Il suo intervento è uscito su Contropiano.org, che si definisce «giornale comunista online» ed è diretto da Sergio Cararo, anche lui di area Pop. Titolo dell'articolo: «Barricate contro i nomadi. Una lunga storia…». Ursella se la prende ovviamente con i leghisti, i fascisti, i nazisti, i grillini e tutti i nemici ideologici possibili. Poi, però, esibisce una lucidità ammirevole. «In oltre 30 anni», scrive, «non ho visto a sinistra uno straccio di proposta su come affrontare il tema di una comunità di poche migliaia di persone, che vive nella nostra città come un corpo estraneo, secondo un modello di relazioni interno alieno e senza futuro, ancora vincolato a dinamiche riconducibili al patriarcato tribale, con un rapporto con il territorio in cui vive che risente ancora della tradizione nomadica, nella quale il territorio lo si sfrutta come si può, anche a prescindere dalla relazione con chi lo vive stabilmente, e poi lo si abbandona». Quella rom, spiega Ursella, è «una comunità, che con tutto il rispetto per le tradizioni di ognuno, non può vivere in una grande metropoli se non modificando radicalmente la sua vita quotidiana, a partire dalle dinamiche di genere, caratterizzate dallo sfruttamento del lavoro femminile e minorile, e dal parassitismo di molte figure maschili, che perso il ruolo nelle attività “nobili" (artigianato, allevamento di cavalli), spesso mostra resistenza tanto ai “lavori umili" (umilianti per un uomo), tanto all'integrazione culturale (di cui non sente bisogno, perché minerebbe il potere maschile all'interno della comunità)». L'attivista comunista lo dice chiaramente: «I rom sono un problema, e chi lo nega è un ipocrita, che abitualmente non li ha mai avuti come vicini». Certo, per lui non può e non deve essere la destra a risolvere la questione. Eppure ecco che scrive Ursella: «La soluzione al momento non c'è, perché una sinistra che non è in grado di difendere tutti, se tenta di difendere una “minoranza", qualsiasi minoranza, ottiene solo di far incazzare la maggioranza… Come tutti voi [...] spero che il Comune non sposti i Rom nel mio quartiere…». Questo non è razzismo, ma onestà. Il problema rom esiste, è non si risolve con i piagnistei, il vittimismo e le paranoie sul razzismo. Anche a sinistra qualcuno lo ha capito. Chissà, forse sarebbe bene partire da questo terreno comune per trovare una soluzione. Ma la sensazione è che tanti progressisti preferiscano di gran lunga gridare al fascismo.
Monica Marangoni (Ansa)
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Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
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Luca Marinelli (Ansa)
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Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.





