2024-12-17
Gabrielloni e i gol dalla D alla A. Nessuno svegli il bomber del Como
Alessandro Gabrielloni esulta sotto la curva dei tifosi lariani (Getty Images)
L’attaccante, fra i meno pagati della lega, ha segnato in ogni categoria per i lariani.«Quando si ritirerà, fate un monumento a Gabrielloni. Ha scritto la storia di questo club e meritava questo gol: ha dimostrato che, pur essendo partito dalla serie D, può fare la differenza anche in A. E se lui è qua, non è per un mio regalo: mi ha dimostrato di essere fortissimo. Mi aiuta giorno dopo giorno. Ha parlato prima della partita, ha fatto un gran discorso, emozionante». Mentre l’allenatore Cesc Fabregas - uno che nella vita ha visto passare più trofei che nuvole e durante i viaggi per le trasferte giocava a rubamazzetto con Leo Messi - tesseva l’elogio della sua tenacia, Alessandro Gabrielloni era ancora appeso alla recinzione che contiene la curva del Como, stritolato dall’abbraccio del pubblico in un’istantanea da vertigine nel calcio plastificato di oggi. Como-Roma, complice il momentaccio dei giallorossi, era praticamente uno scontro salvezza: lupacchiotti intenti a restituirsi una classifica degna della Capitale, lombardi a secco di vittorie da due mesi con l’allarme retrocessione che non smette di suonare. Fabregas fa staffetta fra le due punte di categoria. Parte titolare il gallo Belotti, poi largo a Cutrone. Nisba. Al minuto 80, col punteggio inchiodato sullo 0-0, il tecnico catalano si volta verso la panchina: «Dai Ale, entri tu e ci proviamo». Qua le pagine del libro si incollano. Ale Gabrielloni, 30 anni e 90.000 euro lordi di stipendio - probabilmente c’è qualche giardiniere pagato meglio nei top club - da sette stagioni filate indossa una maglia sola: quella dei lariani, che avevano puntato su di lui al momento di ripartire dai dilettanti dopo l’ennesimo fallimento. In quel contesto era un torello ingestibile, titolare fisso e capocannoniere in D e poi in C. Dopodiché è arrivata la proprietà indonesiana della famiglia Hartono, la più ricca del calcio italiano, che ha investito milioni per riportare la squadra nella massima categoria. Nel corso delle stagioni hanno firmato Cutrone, Strefezza, Belotti, Sergi Roberto e un prodigio come Nico Paz (segnatevi il nome). Lo spazio nel reparto offensivo si è fatto sempre più stretto per quel torello di Jesi con tanta voglia ma zero pedigree. Il livello s’è alzato, lui ha cavalcato l’onda. Ha scelto di restare in B e giocarsela dalla panca, piuttosto che primeggiare - e farsi pagare - nelle serie inferiori. Risultato: 37 presenze e 9 gol (molti entrando nei minuti finali) nella stagione della storica risalita in A dei comaschi dopo un ventennio. Durante l’estate Gabrielloni rimane fedele a sé stesso: Fabregas gli spiega che c’è pochissimo posto, che la Serie A è un altro film e certi difensori lui li ha visti solo in tv. Niente: «Mister, resto a Como e me la gioco». Tre minuti, otto minuti, cinque minuti. Gabrielloni sbrana tutto il calcio che conta che è riuscito a guadagnarsi. Dieci minuti contro la Roma, un guizzo da killer sul primo palo - che è sempre il primo palo dalla D alla Champions league, se ci sai andare - tocco di punta e gol al 93°. Quest’estate, mentre nessuno guarderà il circo equestre del Mondiale per club, Gabrielloni sarà ancora lì a penzolare dalla curva del Como, per ricordare a tutti perché era bello giocare a pallone gratis all’oratorio.
Jose Mourinho (Getty Images)