2025-09-29
Caro Nagel, lei è un perdente di successo
Caro Alberto Nagel, caro ex capo di Mediobanca, le scrivo questa lettera per consolarla: la immagino affranto a dover lasciare la storica istituzione milanese in cui lavora da quando aveva ancora le braghe corte: ci è entrato infatti subito dopo l’università (ovviamente la Bocconi, ovviamente laureato con una tesi su Mediobanca) e poi ha scalato rapidamente le gerarchie.Da diciotto anni ne era il capo assoluto. Perciò dev’essere dura trovarsi all’improvviso per strada come un travet licenziato, anche se a differenza del travet licenziato lei, per consolarsi, si è assegnato un maxibonus come premio all’uscita da 18 milioni di euro, che va ad aggiungersi ai 4,5 milioni di euro di stipendio, che va ad aggiungersi ai 53 milioni incassati vendendo azioni Mediobanca. In totale quasi 75 milioni di euro, che secondo gli esperti aumenteranno ancora, arrivando almeno a 100. E tutto questo perché ha perso la storica battaglia per il controllo della banca. Al che mi domando: ma se avesse vinto, quanto diavolo si sarebbe messo in tasca?Ora è facile ironizzare e chiamarla Mister 100 milioni, ma dovevano starci loro lì, tutta l’estate, sul ponte di comando del fortino di piazzetta Cuccia, fra Opa e zanzare, a combattere contro gli invasori di Roma e Siena. Lei le ha provate tutte, povero Nagel, per restare attaccato alla sua poltroncina da 4,5 milioni di euro l’anno. Ha comprato persino pagine di pubblicità sui giornali per intimare a tutti: «Non aderite all’offerta Mps. Nessun razionale, nessun valore». Poi, appena vista la mala parata, anche lei ha aderito all’offerta Mps. E il razionale non so, ma il valore eccome se si è visto: infatti è cresciuto a dismisura nel suo portafoglio fino alla bella cifra di 53 milioni di euro. Del resto è un po’ di tempo che le banche riempiono di soldi i loro manager. Più o meno con la stessa intensità con cui tartassano i loro clienti.Sessant’anni compiuti a giugno, nato a Milano da una famiglia originaria di Barletta, un cognome germanico (secondo il dizionario di Oxford è di origine olandese e tedesca e deriva da «fabbricante di chiodi»), lei ha fama di essere duro, spregiudicato e fortunato. Vicino in gioventù ai repubblicani, amante della palestra, astemio praticante, una casa a Courmayeur, è sposato con Roberta Furcolo, manager pure lei, diventata celebre nel febbraio 2012 quando si levò in pubblico a chiedere al governo di «attaccare la casta». Indignada in versione via Montenapo.Eppure casta, caro Nagel, lei lo è sempre stato: infatti è stato al comando di Mediobanca per diciotto anni. In questo periodo ha messo fine alla Galassia del Nord, vendendo le partecipazioni più importanti e arroccandosi fra bilanci sempre più pieni di quattrini e sempre più privi di futuro. Di lei hanno sempre detto: come attaccante è una pippa, ma è un fortissimo difensore. E invece è proprio in difesa che ha perso la battaglia della sua vita: nella scalata di Mps, infatti, l’unica cosa che è riuscito a difendere bene è stato il suo Iban. Quando Cuccia morì sul suo conto corrente c’erano 150.000 euro. Il successore Vincenzo Maranghi se ne andò rifiutando ogni bonus. Lei invece si metterà in tasca oltre 100 milioni di euro. Per un perdente, non è male. Ma caso mai non le bastassero, ce lo dica: organizziamo una colletta.
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