2024-05-10
Il fuorionda del numero uno dell’Aifa: «Pressioni per vaccinare i più giovani»
Giorgio Palù (Imagoeconomica)
Nella riunione del comitato all’indomani della morte della Canepa, Palù viene registrato con un mister X, forse dell’esecutivo: «Ci chiedono un parere diverso e di autorizzare Astrazeneca sotto i 60 anni. Per insistenze ministeriali... Io non tornerei indietro...». La seduta più drammatica del Comitato tecnico scientifico è quella dell’11 giugno 2021. La diciottenne Camilla Canepa è spirata da poche ore a causa degli effetti avversi del vaccino Astrazeneca. E così al Cts la tensione è alle stelle e gli esperti che lo compongono provano a passarsi il cerino. Il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, l’uomo che dovrebbe vigilare sulla sicurezza dei vaccini, Giorgio Palù, arriva, come vedremo più avanti, a fare una telefonata a un misterioso e autorevole personaggio, lamentandosi per le pressioni che dentro al Cts starebbero subendo per allargare la platea dei possibili utilizzatori di Astrazeneca. Ma l’11 giugno sembra che nessuno sia più disposto ad accettare tali sollecitazioni e ognuno è preoccupato per la scellerata autorizzazione ai vaccination day a cui ha partecipato il 25 maggio 2021 Camilla. Una decisione presa sulla scorta di un verbale del Cts del 12 maggio 2021, inviato alla struttura di supporto commissariale per l’emergenza e da questa, tramite il capo di gabinetto, trasmesso, in data 14 maggio, alle Regioni interessate alla distribuzione del siero a tutti i maggiorenni che ne avessero fatto richiesta.Un vaccino che, però, come abbiamo scritto, era noto che fosse rischioso soprattutto per le giovani donne, a cui poteva causare trombosi cerebrali associate a piastrinopenia. E pensare che proprio quel 12 maggio, in un’altra battagliatissima riunione, era stato deciso di non estendere «la raccomandazione di uso preferenziale di vaccini con vettore adenovirale (Astrazeneca e Johnson&Johnson, ndr) alla fascia di età 50-59 anni». Ritenendola a rischio.Ma una manina aveva inserito nel verbale riassuntivo della seduta una paragrafo di cui in realtà non si era discusso e che autorizzava i vaccination day con queste parole: «Alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte il Cts non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali o legate a province autonome, iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni».Risultato: Camilla è stata mandata a morire sulla scorta di una presunta «adesione/richiesta volontaria», anche se non è chiaro come una diciottenne potesse avere presente il rischio che stava correndo. La responsabilità di tale scelta era, invece, ben presente ai membri del Cts quell’11 giugno e nessuno voleva essere incolpato per la morte di quella giovane innocente. Alla fine viene partorito un verbale anodino che non dà conto delle accese discussioni, ma registra una rapida marcia indietro sul parere prodotto il 12 maggio.Per esempio gli esperti spiegano che la prima questione all’ordine del giorno «concerne la possibilità di aggiornare, in senso più stringente, l’attuale raccomandazione relativa all’utilizzo» di Astrazeneca, «oggi preferenzialmente raccomandato per soggetti di età uguale o superiore ai sessanta anni». Nel documento, il deciso mutamento di rotta, dettato dal decesso di Camilla, come ammesso dagli stessi membri del Cts con i pm genovesi e con i carabinieri del Nas, viene giustificato con «il cambiamento di scenario epidemiologico in considerazione del basso livello di circolazione virale» e della maggiore disponibilità di vaccini a mRna, condizioni che consentivano di «rafforzare la raccomandazione per l’uso della prima dose» Astrazeneca «nei soggetti di età superiore ai sessanta anni, nei quali il beneficio derivante dalla vaccinazione supera i potenziali rischi collegati allo sviluppo di fenomeni» trombotici. Il verbale si conclude con questa clamorosa inversione a «U»: «Alla luce delle considerazioni riportate, che determinano un aggiornamento delle valutazioni formulate dal Cts nella seduta dello scorso 12 maggio, il Cts raccomanda che le Regioni ogni qualvolta promuovano eventi Open day che sensibilizzano alla vaccinazione rispettino le indicazioni per fasce di età». Ma allora come era stato possibile appena un mese prima dare il via libera? Nessuno nel Cts si vuole prendere la responsabilità di quella decisione e Gianni Rezza, il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, perde le staffe. Esclama a un collega: «Io non ho l’anello al naso». Poi puntualizza: «Per quanto riguarda gli Astra day, noi come direzione generale non ci siamo mai espressi a favore degli Astra day». E al collega Fabio Ciciliano, che sembra voler scaricare sul ministero qualche responsabilità, ribatte: «Evidentemente, non so da chi, è stato chiesto un parere a questo consesso, di cui fai parte anche tu, e anche tu evidentemente devi rispondere di un undicesimo della responsabilità». In fondo anche Ciciliano aveva partecipato alla riunione che aveva dato il via libera alla vaccinazione su base volontaria con vaccino killer.Ma con i pm Stefano Puppo e Roberta Rombolà, Rezza aveva fatto capire che in realtà lui, come altri, si erano fidati di quello che aveva scritto il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, che dentro a quel verbale aveva inserito l’autorizzazione della discordia.La pm Rombolà, a proposito del verbale incriminato, sottolinea: «Vi è stato sottoposto tramite mail ed è stato poi sicuramente approvato da tutti voi membri del Cts, però, nessuno ne parla». E Rezza replica: «Perché del verbale molto spesso uno si fidava di quello che si scriveva. Se uno vedeva che altri membri dicevano sì, per me è ok, si fidava, ecco». Ma nella riunione dell’11 giugno Rezza minaccia anche di dimettersi, tanta e tale è la preoccupazione: «Io chiedo oggi al ministero, perché non posso dimettermi io, chiedo al ministro di uscire fuori dal Cts e faccio il mio dovere di direttore generale della direzione di Prevenzione, resteranno gli esperti all’interno del Cts».Ma, come abbiamo anticipato, il momento più clamoroso della riunione è la telefonata videoregistrata di Palù con un misterioso Mister X, probabilmente posizionato gerarchicamente sopra al ministro della Salute, Roberto Speranza. Pare che Palù chieda all’influente interlocutore un pronto intervento per fermare le pressioni a favore di una distribuzione più estesa di Astrazeneca. Ma leggiamo la trascrizione delle parole del noto virologo: «Buongiorno, scusi spengo un attimo (il microfono, ndr) sono nel Cts, ecco io avevo piacere di incontrarla anche così per riferirle… (le voci si sovrappongono e i colleghi cercano di far capire a Palù che stanno ascoltando la sua conversazione privata, ndr)… che era una decisione presa in linea con gli altri Paesi europei cioè che Astrazeneca, e Johnson&Johson per analogia, non si faceva sotto i sessant’anni, ci sono pressioni che non capisco sia per portarla più basso Astrazeneca che Johnson&Johnson, ecco le dico la verità (le voci si confondono ancora, ndr), glielo dico perché sia, uno, per la responsabilità, perché il Cts giustamente abbiamo un parere…». Nella confusione sembra che Palù pronunci la frase «in caso di un morto». Poi l’audio si comprende in modo più nitido: «Credo che ho espresso il mio parere anche come virologo, non mi sento di tornare indietro, ecco, per qualche insistenza o desiderata ministeriale, ecco volevo dirglielo come sempre».Con chi si sta sfogando Palù in modo così duro? Non si comprende. Locatelli prova a fermare il collega: «Giorgio hai il microfono aperto, ti stiamo ascoltando, per cortesia, chiudi il microfono».La collega Cinzia Caporale trova la situazione imbarazzante: «Potete staccare l’audio dalla regia, per favore? Possiamo staccarglielo con delicatezza e ricollegarci? Non capisco perché la regia non riesca a chiudere il microfono, francamente presidente credo… io mio scollego perché non mi sembra carino nei confronti del collega, scusatemi io mi scollego». E lo fa.Palù continua: «Ma sa, in Francia, in Germania sessanta… Johnson&Johnson». Le sue parole vengono coperte dagli interventi degli altri membri del Cts: «Sotto i cinquanta», «esclude le donne ovviamente», «non abbiamo ancora contezza di cosa sia», «come quello di scimpanzè». La telefonata torna comprensibile: «…ecco, è questa che stiamo prendendo sia come Aifa, l’abbiamo presa, e devo dire che anche Magrini […], anche come ente regolatorio, l’ho portata io in Cts... questa quindi questa sicuramente siamo tutti d’accordo, il problema è quell’altro che…». Anche Sergio Abrignani prova a uscire dall’impasse: «Che dobbiamo fare? Ci scolleghiamo tutti? Giorgio sei collegato, Giorgio ti stiamo sentendo». Alla fine la voce sparisce, ma ormai la frittata è fatta. La discussione si concentra su chi abbia presentato al Cts la richiesta di parere sui vaccination day e su come uscirne. Abrignani tenta di risolvere la questione delle responsabilità: «Dobbiamo mettere nel verbale, secondo me, chi ha posto il quesito anzitutto, se è stato il ministro, se è stata la Direzione, se è stata la presidenza del Consiglio e questo taglia la testa al toro, perché sento dire “non sappiamo chi ci ha chiesto, chi ci ha posto il quesito”». Ma c’è una certa fretta. Locatelli deve lasciare la riunione. È ancora Abrignani a intervenire: «Ho letto ora che devi fare una conferenza stampa con il ministro su questo argomento. Passiamo gli argomenti uno per uno oppure decidiamo che non diamo nessun parere e decide il ministro, che sarebbe una follia…». Silvio Brusaferro sembra d’accordo: «Però, scusate, una domanda, non possiamo mettere il nome, cioè chi chi ha fatto la richiesta? Scusate io non ho contezza». Rezza si arrocca: «Io non firmerò mai quel verbale». Poi, rivolgendosi a Ciciliano, parla di Camilla: «C’è una ragazza che è morta e tu stai bloccando tutto ciò per una frase». E Ciciliano sbotta: «Gianni non te lo consento, non mi fare alzare la voce, non te lo consento perché se si fosse lavorato in maniera diversa questa ragazza non sarebbe morta, Gianni. E non te lo consento». Locatelli prova a uscire dalle secche, giocando con le parole. Per questo consiglia di scrivere che «è raccomandato l’uso di vaccini a mRna per la prima dose sotto i sessant’anni di età rispetto al vaccino di Astrazeneca». Una proposta su cui tutti sembrano allinearsi, tanto che Giuseppe Ippolito si complimenta con Locatelli. Per poi aggiungere: «Oggi hai bisogno di una dose di omeprazolo (un farmaco che viene prescritto per trattare il reflusso gastroesofageo, ndr)... noi dobbiamo arrivare ad avere nell’arco dei prossimi 30 minuti dieci punti che voi possiate dire in conferenza stampa con un accordo totale». L’ultimo suggerimento di Locatelli mette tutti d’accordo: «Allora provo a proporvi una versione. Il Cts raccomanda che le Regioni quando promuovono eventi open day a favore delle vaccinazioni rispettino le indicazioni per fasce d’età. Va bene?». Sono proprio queste le parole che finiscono nel verbale riassuntivo e chiudono il caso. O almeno così si augurano gli esperti.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)