2023-04-05
L’Aifa insabbiava pure i casi di parestesia e le paralisi facciali
L'ex direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini (Imagoeconomica)
La rivelazione di «Fuori dal coro»: i dati grezzi erano nascosti. Dei malanni «non correlabili» si diceva: «Forse c’entra il siero».C’è chi continua a bruciare nonostante siano passati oltre due anni dalla prima dose. C’è chi sente all’interno del corpo come se qualcosa stesse andando a fuoco e poi quel fuoco si mostra all’esterno, arrossando la pelle, deturpandola, rendendo evidente il bruciore che si prova all’interno. All’inizio della campagna vaccinale già si parlava di questo effetto avverso, chiamato «parestesia». Un termine che raggruppa una moltitudine di sintomi, che vanno dai bruciori, alle punture di spillo, passando per i formicolii come se l’arto sia addormentato, anche se in realtà non è così. Nei primi mesi in cui le vaccinazioni avevano mosso i passi iniziali incominciavano ad emergere, accanto alle parestesie, anche le paralisi facciali. Tutti effetti avversi neurologici che, però, venivano considerati di poco conto, anche perché dai report iniziali pubblicati dall’Aifa non emergeva alcun segnale di sicurezza. Eppure qualcosa in realtà c’era, peccato che sia stato messo tutto a tacere.Ieri sera durante la puntata di Fuori Dal Coro, il programma in onda in prima serata su Rete 4, condotto da Mario Giordano, sono stati mostrati nuovi documenti esclusivi, che pongono molti interrogativi su come siano stati valutati i dati sugli effetti avversi. È il 4 maggio 2021, all’Agenzia del farmaco gli esperti stanno preparando la bozza del quarto rapporto sulla sorveglianza dei vaccini contro il Covid, un funzionario manda una prima versione provvisoria e riguardo ai focus specifici per determinate reazioni avverse, sottolinea: «Ho lasciato Reazioni neurologiche che sto valutando se trasformare in “Parestesie e paralisi del nervo facciale” (in base ai numeri)». Insomma l’esperto deve valutare i numeri e dopo, giustamente, decidere se creare una sezione a parte dedicata unicamente a questi sintomi. Peccato però che dopo l’analisi dei dati, cambia completamente opinione, ecco cosa scrive nel documento successivo: «Ho fatto alcune revisioni. Non ho inserito un ulteriore focus su paralisi facciale e parestesie perché potrebbero esserci gli estremi per un segnale e quindi non mi sembra il caso». Quindi se i numeri sono alti e potrebbe emergere un problema, meglio non pubblicare. Con buona pace della trasparenza e degli italiani che in quelle ore erano in fila per la dose. A quanto pare per l’Aifa non è il caso di avvisare la popolazione che potrebbe esserci un pericolo di sviluppare parestesie e paralisi facciali. Leggendo questi documenti interni sembra proprio che se c’è un problema è meglio che i dati non vengano alla luce. Come è successo anche in un altro caso, mostrato ieri sera durante la puntata di Fuori Dal Coro.Nel documento esclusivo c’è una richiesta che uno statistico specializzato in epidemiologia invia all’Aifa. È datata 23 luglio 2021. Lo statistico sceglie i tempi con molta cura perché da circa un mese era stata estesa la vaccinazione ai ragazzi sotto i 18 anni. Scrive: «Buongiorno, vorrei capire se è possibile avere un estratto dei dati raw alla base del Sesto Rapporto Aifa». In pratica vuole i dati raw, ossia quelli grezzi e non manipolati, per studiare gli effetti avversi sui ragazzi che avevano iniziato a vaccinarsi contro il Covid. Ma all’Aifa questa richiesta crea agitazione, gli esperti si mettono in allarme e valutano cosa rispondere. Anche qui la volontà è quella di non diffondere i dati, infatti un funzionario scrive: «Potrebbe rappresentare un problema dal momento che da questo tipo di analisi potrebbe emergere un segnale di sicurezza». I dati grezzi servono proprio per permettere a studiosi esterni all’Agenzia di approfondire il significato dei numeri e così ridurre i rischi dei farmaci. E questo ce lo ha confermato anche Luca Li Bassi, direttore dell’Aifa tra il 2018 e il 2019. «Una delle innovazioni che introdussi in Aifa», spiega Li Bassi, «è che avevo reso disponibile i dati grezzi dei farmaci in modo che qualsiasi analista poteva utilizzarli per fare le analisi che voleva. Non parlo dei dati dei rapporti periodici, perché quelli sono già elaborati, ma proprio quelli che vengono definiti raw data, cioè dati crudi, senza manipolazioni. Ho fatto questo perché così può capitare che uno statistico fa una analisi diversa e trova qualcosa che non pensavamo potesse esserci». Trovare le cose, avere più informazioni, infatti, serve proprio a tutelare meglio le persone. Ma evidentemente in Aifa non è più così. La richiesta dell’epidemiologo viene considerata un problema proprio perché, come si legge nel documento: «Da questo tipo di analisi potrebbe emergere un segnale di sicurezza». E così non viene fornito alcun dato.Ma vi è di più, a inizio campagna vaccinale i centri di farmacovigilanza nelle regioni ponevano quesiti all’Aifa su come catalogare gli effetti avversi che man mano venivano segnalati. Ad un certo punto la Regione Campania evidenzia un problema nella valutazione della potenziale correlazione tra evento avverso segnalato e vaccino somministrato. Nel documento interno mostrato ieri sera in esclusiva durante la puntata del programma condotto da Mario Giordano, la Regione Campania scrive, riferendosi al vaccino Pfizer: «Considerato che la procedura accelerata con cui è stato autorizzato all’immissione in commercio non ha consentito di raccogliere le informazioni, ritengo che al momento il risultato del nesso “Non Correlabile/Indeterminato” non esclude una potenziale correlazione tra il vaccino e l’evento segnalato». In pratica gli esperti campani della farmacovigilanza hanno capito che anche se un effetto avverso viene catalogato come «non correlabile o indeterminato» in realtà potrebbe essere correlato al vaccino. Come hanno fatto ad accorgersene? Perché persino il dolore nel punto di inoculo, non essendo presente nel foglietto illustrativo, doveva essere considerato «non correlabile». Infatti scrivono: «Le reazioni parestesiche al braccio in cui è stato inoculato il vaccino, pur insorgendo a distanza di poche ore dalla somministrazione, risultano non correlabili al vaccino stesso». Un’assurdità, che la Regione Campania segnala il 18 gennaio 2021, a qualche settimana di distanza dall’inizio della campagna vaccinale. L’Aifa non può negare quindi questa sottostima di effetti avversi e risponde così: «Siamo d’accordo che al momento il risultato del nesso “Non correlabile/Indeterminato” non esclude una potenziale correlazione tra il vaccino e l’evento segnalato e infatti ci aspettiamo al momento un numero alto di risultati “indeterminato”».Quindi è la stessa Aifa a sostenere che viene classificato come «non correlabile» anche quello che potrebbe essere «correlato». Il risultato di questo meccanismo è evidente: gli effetti avversi appaiono molto meno di quelli che sono davvero, vengono notevolmente sottostimati. Ma perché nascondere i dati, non pubblicarli e mettere tutto a tacere? Se l’obiettivo era davvero quello di tutelare la salute pubblica l’Aifa avrebbe dovuto agire diversamente. E allora il dubbio è legittimo: che tipo di interessi sono stati tutelati realmente?
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