2023-01-17
Cristiani nel mirino in tutta l’Africa. Lì lo Stato islamico avanza ancora
Fedeli in preghiera in una chiesa rurale del Congo (Getty Images)
Una bomba in una chiesa del Congo, un prete bruciato vivo in Nigeria: la Croce è di nuovo perseguitata. I gruppi locali di Isis e Al Qaeda sono in guerra per la supremazia. E a fine mese arriva papa Francesco.Non si ferma l’ondata di attacchi contro i cristiani in Africa, perseguitati dai terroristi delle filiali locali dello Stato islamico e da Al Qaeda. Domenica, un prete cattolico è stato bruciato vivo in Nigeria e una bomba è esplosa in una chiesa del Congo gremita di fedeli per la messa della domenica. Va ricordato che, dalla fine del 2022, è iniziata un guerra che vede Stato islamico e Al Qaeda contrapposte per la supremazia in Africa. Il Mali, al pari del Burkina Faso, è il Paese che vede ogni giorno azioni dello Stato islamico del Grande Sahara, nato da uno scisma all’interno del Movimento per l’unicità e il jihad nell’Africa occidentale, e del gruppo Jamaat Nasr Al Islam wal Muslimin (legato ad Al Qaeda). A farne le spese è la popolazione civile e l’esercito del Mali, bersagliato di continuo da attacchi come quello avvenuto lo scorso 10 gennaio, quando i miliziani di Al Qaeda hanno piazzato ordigni esplosivi improvvisati lungo il percorso di un convoglio di truppe governative tra i villaggi di Dia e Diafarabe. Un episodio simile si è verificato tra le città di Kumara e Makina, nella parte centrale del Paese. A seguito di questi attacchi coordinati, almeno 14 militari maliani sono stati uccisi mentre altri 11 sono rimasti feriti, ma la reazione dell’esercito non si è fatta attendere, tanto che fonti governative ufficiali hanno parlato dell’uccisione di almeno 31 terroristi. Quanto accade testimonia il completo fallimento delle operazioni militari francesi «Barkhane» e «Takuba» (in quest’ultima sono stati impegnati anche militari italiani) che non sono riuscite a mettere fine agli attacchi terroristici e con il ritiro dei francesi avvenuto alla fine del 2022 tutto è di nuovo nelle mani del governo di Bamako, che non ha fatto altro che avvicinarsi alla Russia, che ha inviato nel Paese gli uomini della Compagnia militare privata Wagner al costo di 10 milioni di dollari al mese. Con quali risultati? Nessuno. E ora i miliziani russi devono difendersi non solo dai jihadisti che li uccidono senza pietà, ma anche dalla popolazione civile contro la quale hanno compiuto atrocità. Tutto questo davanti agli uomini della forza di pace delle Nazioni unite «Minusma», rimasta passiva, tanto che non ha mai interferito particolarmente nel corso delle ostilità con i gruppi antigovernativi. Ma sono i cristiani i bersagli preferiti dai gruppi jihadisti, come racconta il rapporto diffuso lo scorso 28 dicembre da Release International e denominato Persecution Trends 2023, dove si evidenzia l’aumento dell’estremismo islamico in tutta l’Africa come una delle principali cause di preoccupazione, specialmente nella regione del Sahel. Solo in Mozambico, migliaia di cristiani sono stati uccisi o cacciati dalle loro case. Un quadro simile sta emergendo in Burkina Faso, nella Repubblica Centrafricana e in Etiopia, senza dimenticare la Repubblica Democratica del Congo e la Nigeria, dove è in corso una vera e propria caccia al cristiano. Qui i gruppi terroristici Boko Haram e lo Stato islamico dell’Africa occidentale continuano a sfidare le autorità mentre i militanti Fulani attaccano impunemente i villaggi cristiani: nel 2022 gli estremisti Fulani hanno ucciso più di 6.000 cristiani e distrutto 17 villaggi. Il rapimento con richiesta del riscatto è diventato la principale fonte di denaro per i gruppi terroristici, mentre il numero di vittime di stupro e persone che vivono con disabilità a causa degli attacchi terroristici continua a crescere tra le comunità cristiane; inoltre centinaia di migliaia di bambini in questi villaggi cristiani non sono in grado di andare a scuola o di accedere a una buona istruzione. Ogni giorno, in Africa scorre il sangue dei cristiani trucidati dai jihadisti, come visto domenica scorsa nella città congolese di Kasindi, nella provincia del Nord Kivu che si trova al confine con l’Uganda, dove una bomba è esplosa in una chiesa pentecostale. Secondo le prime stime i morti sarebbero almeno 17 e i feriti 39. I video e le foto dell’attacco visti dall’Associated Press hanno mostrato cadaveri che giacevano a terra fuori dalla chiesa, incluso quello che sembrava essere un bambino morto, mentre i feriti venivano portati fuori dalla chiesa circondati da altre persone che urlavano. La violenza devasta il Congo da decenni, con più di 120 gruppi armati e milizie di autodifesa che combattono per territorio e il potere. Secondo le Nazioni Unite, quasi 6 milioni di persone sono sfollate e centinaia di migliaia si trovano ad affrontare un’estrema insicurezza alimentare. Chi è stato a compiere l’attentato nella chiesa? Qualche ora dopo è arrivata puntuale la rivendicazione dell’Isis attraverso l’agenzia stampa Amaq, nella quale i jihadisti hanno riferito «di aver piazzato e fatto esplodere un ordigno, provocando decine di morti e feriti tra i cristiani» e nel promettere nuovi attacchi hanno sottolineato «che l’esplosione dimostra il fallimento delle recenti campagne militari delle forze congolesi e dei loro alleati nel raggiungere la sicurezza per i loro sudditi cristiani». I combattenti delle Forze democratiche alleate, organizzazione ribelle affiliata allo Stato islamico, hanno effettuato diversi attacchi a Kasindi e recentemente hanno esteso la loro area di operazioni a Goma e nella vicina provincia di Ituri. Truppe dell’esercito ugandese si sono schierate nel Congo orientale per cercare di arginare la violenza, ma gli attacchi sono costantemente aumentati, tanto che da aprile 2022 sono morti almeno 370 civili, oltre al rapimento di diverse centinaia di altri, secondo un rapporto delle Nazioni unite pubblicato nel dicembre 2022. La Repubblica democratica del Congo è il Paese che sarà visitato dal prossimo 31 gennaio, prima di recarsi in Sud Sudan, da papa Francesco, che però nel nuovo programma del viaggio non ha più inserito la tappa a Goma, capoluogo del Nord Kivu, proprio a causa dell’avanzare della guerriglia. Nemmeno il tempo di registrare l’ennesima strage nella Repubblica democratica del Congo che dalla Nigeria è arrivata la notizia dell’assalto di un gruppo di banditi alla residenza parrocchiale della chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, a Kafin-Koro, nella regione di Paikoro. Qui padre Isaac Achi è stato bruciato vivo mentre padre Collins è rimasto ferito tentando di scappare. Secondo Vatican News «all’accorrere delle forze di sicurezza, gli aggressori hanno lasciato l’abitazione dandola alle fiamme e provocando così la morte di padre Achi».
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