2019-05-02
La Cina non molla il pallone. Si allea con la Fifa e richiama Lippi per i mondiali in Qatar
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Ansa, Il presidente della Fifa Gianni Infantino con il presidente cinese Xi Jinping
La Federcalcio cinese ha firmato un memorandum con l'organismo che governa il calcio mondiale per riprendere quel processo di sviluppo che negli ultimi anni ha subito una frenata.Dopo le spese folli per assicurarsi le prestazioni dei giocatori provenienti dai campionati europei con conseguente stop agli investimenti nel 2017 e il fallimento all'ultima Coppa d'Asia, il Dragone ha deciso di riaffidare la Nazionale al commissario tecnico italiano.Lo speciale contiene due articoli.Migliorare la struttura della governance federale, lo sviluppo tecnico a tutti i livelli, gli arbitri, lo sviluppo del calcio professionistico e la gestione degli eventi: sono questi i cinque punti chiave al centro dell'accordo tra Fifa e Cina per promuovere e sviluppare il calcio nel Paese del Dragone. Una partnership molto importante come sottolineato dal presidente ad interim della Federcalcio cinese (Cfa), Du Zhaocai, il quale ha commentato «Una grande nazione come la Cina, impegnata nello sviluppo del calcio mondiale, è disposta a dare il suo contributo integrandosi nella famiglia del calcio. Non vediamo l'ora di ricevere il continuo sostegno della Fifa per la nostra crescita calcistica». Soddisfazione anche nelle parole del presidente della Fifa Gianni Infantino: «Vogliamo assicurare che lo sport più popolare al mondo continui a crescere e svilupparsi nel Paese più popoloso del mondo. Il calcio in Cina progredisce da molto tempo e siamo sicuri che con questo accordo continuerà a evolversi ancora di più».Un accordo che, però, riporta d'attualità quel processo intrapreso dalla Cina qualche anno fa, quando cominciò a investire cifre folli per portare nella Chinese Super League alcuni dei migliori calciatori provenienti dai campionati europei. Per citare alcuni dei trasferimenti più costosi, nel dicembre del 2016 lo Shangai Sipg acquistò dal Chelsea il brasiliano Oscar per 60 milioni di euro con un ingaggio di 24 milioni all'anno; sei mesi prima lo stesso club strappò il sì del brasiliano Hulk grazie a 20 milioni a stagione di stipendio e a 55 milioni versati allo Zenit San Pietroburgo per prelevarne il cartellino. Senza dimenticare gli argentini Ezequiel Lavezzi, partito dal Paris Saint Germain all'Hebei Fortune per 15 milioni all'anno, e Carlos Tevez, che per soli sette mesi con la maglia dello Shanghai Shenhua, prima di far ritorno in patria al Boca Juniors, ha incassato 3 milioni e 200.000 euro al mese. Oppure il nostro Graziano Pellè, che dopo la delusione agli Europei del 2016 con la maglia azzurra, ha saputo consolarsi con un ingaggio monstre di 17 milioni a stagione che gli vale tuttora il primato di calciatore italiano più pagato. L'ultimo in ordine cronologico è stato l'ex capitano del Napoli Marek Hamsik. Il trentunenne slovacco, dopo dodici anni in Campania, ha deciso lo scorso febbraio di trasferirsi al Dalian Yifang per 8 milioni a stagione. Lo stesso Hamsik in una recente intervista rilasciata all'emittente cinese Cctv ha ammesso di avere non pochi problemi di adattamento con la nuova realtà dicendo: «Non sono soddisfatto delle mie prestazioni. Cerco sempre di dare il meglio ma non mi sono mai trovato in una situazione così difficile. Tante volte vorrei comunicare con i compagni, ma a causa della lingua non posso e allora mi faccio capire a gesti. C'è una grande differenza tra il calcio cinese e quello europeo». Questo a conferma del fatto che importare grandi giocatori con l'unica motivazione del denaro e che, spesso dopo poche stagioni o pochi mesi, decidono di tornare indietro, non è stata finora una buona strategia per far crescere il livello del calcio cinese.Investimenti di oltre due miliardi di dollari nel giro di due anni che, per altro, hanno dovuto subire una brusca frenata nel 2018 con lo stop imposto dalle nuove regole volute dal governo cinese e dalla Federcalcio. Un tetto salariale e nuovi vincoli da rispettare, ma non solo. Anche verso gli investimenti all'estero, e quindi all'acquisto di club in giro per l'Europa (sono 28 le società europee con quote cinesi), è stato posto un freno con una nuova normativa da seguire per le grandi holding finanziarie cinesi che vogliono investire in altri Paesi, con l'obiettivo di ridurre la fuga di capitali oltre confine rivolti a settori ritenuti non più strategici per la crescita dell'economia nazionale. Tant'è che è stato diffuso dal governo un documento ufficiale in cui vengono classificati gli investimenti fuori dalla Cina come vietati, limitati e incoraggiati. Tra quelli vietati ci sono gli investimenti rischiosi per gli interessi nazionali e la sicurezza della Cina, mentre quelli relativi allo sport, così come all'immobiliare e all'intrattenimento rientrano negli investimenti limitati. Le società che invece desiderano investire nel progetto della nuova Via della seta sono incoraggiate.Inoltre, non sono mancate le inchieste e i sospetti che qualcuno utilizzasse l'esportazione di capitali cinesi all'estero per ottenere un cambio di valuta vantaggioso e finire per riciclare denaro. Oppure episodi di capitali offshore bloccati dal governo cinese. Come successo nel luglio del 2017 al colosso immobiliare Dalian Wanda, azionista dell'Atletico Madrid con il 20% di quote e proprietario del pacchetto di maggioranza di Infront, la società che dal 2015 gestisce i diritti televisivi della Serie A italiana. La potente holding di Wang Jianlin è finita sotto la lente d'ingrandimento dell'autorità di regolamentazione bancaria cinese e per evitare un disastroso fallimento ha deciso di mettere in vendita tutta l'area sport che comprende anche lo sponsoring dei club italiani Milan, Inter e Lazio, i diritti televisivi della Coppa del mondo di sci e le gare di triathlon in tutto il mondo del circuito Ironman.Quella che si apre ora, grazie a questo accordo con la Fifa, è per la Cina una fase due di quel progetto annunciato nel 2013 dal presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping: far crescere il calcio nel Paese per puntare alla Coppa del mondo entro il 2050. Ma senza più spese folli. Quelle serviranno per lo sviluppo della Belt and road initiative.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/accordo-cina-fifa-2636091036.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-cina-vuole-vincere-un-mondiale-entro-il-2050-o-almeno-ospitarne-uno" data-post-id="2636091036" data-published-at="1760469494" data-use-pagination="False"> La Cina vuole vincere un Mondiale entro il 2050 o almeno ospitarne uno La Cina vuole ospitare e vincere una Coppa del Mondo entro il 2050. È uno degli obiettivi posti dal presidente Xi Jinping fin dal suo insediamento nel 2013. Per come sono andate le cose in questi ultimi anni sarebbe già un successo centrare la qualificazione alla prossima rassegna iridata in programma nel 2022 in Qatar, visto che la Nazionale del Dragone ci è riuscita soltanto nel 2002, anno in cui si giocò nei vicini Giappone e Corea del Sud.Proprio il gap esistente con nipponici e sudcoreani, le due nazionali che fanno da traino a tutto il movimento calcistico asiatico, è uno dei temi posti al centro dell'analisi. Basti pensare che in Giappone ci sono 200 campi da calcio ogni 10.000 abitanti. In Cina appena sette. Il divario con gli altri due Paesi asiatici, però, nasce da lontano e ha origini di natura culturale. Per avere un campionato di livello e, quindi, una Nazionale che conti nel panorama prima asiatico e poi mondiale, non basta collezionare figurine di calciatori più o meno forti provenienti dall'Europa e pagati a peso d'oro, ma è necessario prima gettare le basi per costruire una cultura calcistica. Proprio come seppero fare negli anni Novanta Giappone e Corea del Sud. In particolar modo i nipponici, quando nel 1991 puntarono sì sul nome di Arthur Antunes Coimbra, meglio noto come Zico, ma anche e soprattutto su strutture e crescita dal basso, ossia dalle scuole. Il brasiliano, che in Italia fece la fortuna dell'Udinese, venne ingaggiato prima dai Sumitomo Metals e poi dai Kashima Antlers, club con cui chiuse la carriera nel 1994, prima di intraprendere quella da allenatore. Alla guida dei Kashima ottenne un secondo posto inaspettato nel campionato giapponese, mentre sulla panchina della Nazionale vinse la Coppa d'Asia nel 2004 e ottenne la qualificazione ai Mondiali tedeschi del 2006. La Cina, invece, si è sempre approcciata al calcio con una metodologia incentrata sullo sviluppo delle capacità atletiche dei giocatori, tralasciando l'aspetto più importante della formazione di base.Il professionismo in Cina esiste da appena 25 anni, quando nel 1994 fu creata la Lega, mentre l'attuale Super League nacque soltanto nel 2004. Come se non bastasse, il calcio cinese ha accumulato ulteriore ritardo nei confronti delle altre potenze asiatiche a causa di alcuni casi di corruzione che nel 2009 hanno coinvolto calciatori, presidenti, arbitri e membri della federazione. Per bonificare la situazione ci sono voluti alcuni anni e l'attenzione della politica nei confronti del ruolo del pallone nella società e visto come strumento in grado di far crescere l'immagine del Paese all'estero.Se quello di vincere un Mondiale entro i prossimi 30 anni resta comunque un obiettivo complicato da conseguire, il calcio cinese vuole puntare a ritagliarsi un ruolo importante in Qatar tra tre anni. Per questo motivo, dopo la recente delusione con l'eliminazione per mano dell'Iran ai quarti di finale della Coppa d'Asia, vinta a sorpresa proprio dal Qatar, la Federcalcio cinese ha deciso di riaffidarsi al commissario tecnico italiano Marcello Lippi, già sulla panchina della Nazionale cinese dal 22 ottobre 2016 al 24 gennaio 2019, giorno in cui rassegnò le dimissioni dopo l'uscita dalla competizione continentale asiatica. Nelle idee della Cfa, l'allenatore campione del mondo con l'Italia nel 2006, avrebbe dovuto proseguire il rapporto diventando direttore tecnico con Fabio Cannavaro nuovo commissario tecnico. Cannavaro, già allenatore del Guangzhou Evergrande, dopo due mesi di doppio incarico ha annunciato la scorsa settimana di dover «rinunciare all'incarico di allenatore della nazionale cinese», ringraziando la Federazione cinese e il Guangzhou «per aver pensato a me come allenatore delle due squadre più importanti del Paese» e spiegando che «il doppio incarico porterebbe via troppo tempo dalla famiglia». Ecco quindi che in questi giorni si sta materializzando il LIppi bis per non mancare l'appuntamento col Qatar.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.