2021-05-11
«Per accelerare con firme e cantieri stanno favorendo mafie e malaffare»
Il procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale (Ansa)
Il pg della Corte dei conti boccia la norma salva-dirigenti pubblici: «Rischioso sospendere gli accertamenti, l'Ue chiede controlli».L'occasione è ghiotta e il procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale, non se la lascia sfuggire. Interviene alla tavola rotonda per la presentazione del master su «Corruzione: contrasto e prevenzione», organizzato dall'Avvocatura generale dello Stato e da «Unitelma Sapienza». E poiché si parla di semplificazione delle procedure, si sofferma sul decreto legge n. 76 del 2020 che, all'art. 21, ha «sospeso» la responsabilità per danno erariale fino al 31 dicembre 2021 (ma il ministro per l'Amministrazione Renato Brunetta vorrebbe portare il termine al 2026, per tutta la durata del Piano nazionale di ripresa e resilienza). Ciò nell'intesa che la sola esistenza di un giudice, la Corte dei conti, che chiede il risarcimento dei danni subiti dagli enti pubblici per effetto di dolo o colpa grave sia all'origine del «timore della firma» che bloccherebbe la mano di molti pubblici funzionari all'atto di licenziare un decreto o sottoscrivere un contratto di appalto di lavori o forniture.Per Canale si tratta di una «leggenda metropolitana». E, aggiunge, «sfido chiunque a dimostrare che, delle centinaia di opere bloccate in Italia, una sola sia dovuta ad un intervento della Corte, delle sue procure regionali. È incredibile come questa diceria possa aver convinto della sua fondatezza ambienti governativi e parlamentari che pure hanno elementi di conoscenza, delle inchieste e delle sentenze».«La nostra magistratura», ha ricordato Canale «è sempre stata all'avanguardia, sulla base dell'esperienza, nella formulazione di proposte di semplificazione delle procedure amministrative e di quelle contrattuali, come nel caso del codice degli appalti, certamente macchinoso, che consente, a chi sa navigare tra i tanti codicilli, di vanificare le regole della trasparenza, mettendo in forse il principio della concorrenza, fondamentale nell'ottica europea. Governo e parlamento devono semplificare e snellire i processi decisionali pubblici in un quadro di legalità e trasparenza, la migliore ricetta per favorire lo sviluppo dell'economia e contrastare la criminalità da sempre alla ricerca di lucrare a carico dei bilanci pubblici e dei fondi europei».La tavola rotonda l'ha aperta Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello Stato, con l'indicazione delle finalità immediate del master e delle sue prospettive, quale occasione di approfondimento delle tematiche della buona amministrazione in concorso tra studiosi degli apparati pubblici e quanti da vicino seguono le attività di ministeri ed enti, come gli avvocati dello Stato. Un tema sviluppato da Paola Maria Zerman, avvocato dello Stato, organizzatrice dell'iniziativa insieme al prof. Franco Sciarretta di Unitelma, dal rettore, prof. Antonello Fulco Biagini, e dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), avv. Giuseppe Busia. Per tutti la prevenzione dei fenomeni illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione nasce da una sinergia tra le istituzioni che operano a fianco degli uffici pubblici per consigliare le buone pratiche e controllare che non si verifichino infiltrazioni di interessi illeciti. Naturalmente semplificando le procedure che portano all'emanazione dei provvedimenti, anche se, è stato sottolineato da tutti, si deve evitare di lasciare aree indefinite che potrebbero, a loro volta, ingenerare dubbi negli operatori e così rallentare l'azione dei funzionari.Per Canale, «la norma del governo Conte 2, certamente ispirata dall'apprezzabile obiettivo di evitare ritardi e inerzie, ha oggettivamente reso più difficile l'azione di contrasto alla cattiva amministrazione e al malaffare». Ed aggiunge: «Per accelerare l'azione amministrativa - com'è necessario di questi tempi, soprattutto in vista dell'attuazione del Pnrr - è dubbio che ritardi, omissioni e inefficienze si evitino attenuando la responsabilità della dirigenza pubblica». Per il procuratore generale della Corte dei conti «altre sono le cause dei ritardi e dell'inerzia: come l'ipertrofia normativa, la frammentazione e talvolta la sovrapposizione delle competenze, la tortuosità dei processi decisionali, la cattiva gestione del personale, soprattutto della dirigenza, spesso sfiduciata e demotivata, anche in ragione dell'uso dissennato di nomine fiduciarie di persone con inadeguata esperienza e professionalità, con l'effetto di mortificare i funzionari vincitori di concorso». E, a proposito del Pnrr, ci tiene a segnalare che, «ad onta di quel che sostengono i fautori dell'attenuazione dei controlli e della sospensione della responsabilità erariale è proprio l'Europa che chiede, ai Paesi destinatari delle ingenti risorse necessarie per attuare il piano, controlli adeguati e il recupero delle somme male utilizzate». Richiama in proposito il regolamento Ue n. 241 del 12 febbraio 2021, secondo il quale, «in conformità del regolamento finanziario, ogni persona o entità che riceve fondi dell'Unione è tenuta a cooperare pienamente alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione, a concedere i diritti necessari e l'accesso alla Commissione, all'Olaf, alla Corte dei conti europea». E l'art. 22: «Per quanto riguarda la prevenzione, l'individuazione e la rettifica delle frodi, dei casi di corruzione e dei conflitti di interessi … gli Stati membri prevedono un sistema di controllo interno efficace ed efficiente nonché provvedono al recupero degli importi erroneamente versati o utilizzati in modo non corretto». «Il recupero», conclude Canale, «è il nostro ruolo».
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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