
Nell’Italia in crisi demografica, il diritto a interrompere la gravidanza rimane un totem progressista che non ammette valutazioni. Con alcuni ospedali «obbligati» ad assumere solo medici non obiettori.Continua la discussione per stabilire se un bambino prima di nascere sia un essere umano o un’altra cosa. Esattamente cosa? È sicuramente un essere ed è sicuramente di natura umana, quindi tra tutte le ipotesi, l’ipotesi «essere umano» è quella scientificamente più accreditata. L’ipotesi che sia un essere umano in potenza è logicamente folle. È già un essere umano. I medici che eseguono aborti sono medici che uccidono, lo ripetiamo, esseri umani, dottori dai quali non farsi curare per nessun motivo al mondo, che non dovrebbero seguire le gravidanze perché, come ha dimostrato nella sua terribile biografia il medico ex abortista Bernard Nathanson, perdono lucidità nei confronti della gravidanza e in alcuni casi possono sviluppare emozioni sadiche per il feto. I medici abortisti sono quelli che, alla minima imperfezione vera o presunta, si precipitano a proporre, spesso con una nauseante insistenza, l’assassinio del bimbo. Se qualcuno dice a una cosiddetta «donna trans» la verità, e cioè che in realtà è un uomo, in altre Nazioni può finire in galera, da noi può avere dei guai per un’offesa che sfocia nel crimine di odio, nuovo nome della libertà di parola. Ma in un mondo che ripete la parola «inclusione» ad ogni respiro, si permette a un medico di annunciare in faccia a una madre che il bimbo che porta è degno di morte. Diverse mie amiche hanno messo al mondo bimbi sani dopo che era stato loro proposto l’aborto per varie patologie. Ne deduco che uno spaventoso numero di bambini sani sono stati macellati per errori diagnostici. E tra quelli che erano veramente malati, un enorme numero è stato ucciso per patologie curabili con la chirurgia post natale (labbro leporino, atresia dell’esofago, eccetera) e prenatale (spina bifida, eccetera), o affrontabili dalla medicina prenatale (sindrome di Down, il deficit cognitivo può essere diminuito somministrando alla mamma antiossidanti negli ultimi mesi). Ci sono bambini nati malati che vivono vite serene amati dai loro genitori. Ci sono uomini e donne che vivono vite magnifiche nonostante la focomelia. La pubblicità della Toyota racconta la vita di una campionessa di sci para olimpica nata senza piedi e senza una mano. Nick Vujicic, nato senza gambe e senza braccia, è un leader motivazionale e ha quattro figli sani. Un’informazione importante: le persone nate con menomazioni hanno un tasso di suicidio più basso delle persone nate sane. Imparano prestissimo a spostare l’attenzione da quello che non hanno a quello che hanno e che sta funzionando, e questa è esattamente la formula della felicità. Ci sono uomini e donne nati «fallati» che affrontano la vita senza paura. Ci sono bimbi concepiti in maniera atroce, con uno stupro, che sono stati messi al mondo ed amati. L’aborto è la scappatoia che ci dà l’illusione dell’onnipotenza, mentre ci consegna all’ombra della morte. La nuova vita è un dono a tutta l’umanità, un dono a volte assolutamente non previsto e assolutamente non voluto. Dio a volte avvolge i suoi regali nella carta vetrata, e questo spesso accade con i regali più preziosi. Ogni bimbo è unico e irripetibile, e una volta ucciso è perso per sempre. Una donna incinta non può più scegliere se essere madre o no. È già madre. Può scegliere se essere la madre di un bambino vivo o di un bambino morto. E poi c’è tutta la banalità dell’aborto normale: la morte di bambini sani. I medici migliori sono obiettori. Negli ospedali non ci sono più abbastanza medici disposti a uccidere creature umane. La Regione Sicilia ha deciso di obbligare gli ospedali ad assumere solo medici disposti ad uccidere creature umane nel ventre delle loro madri: è questa la definizione di aborto. Non importa quanto uno sia mediocre, quanti ferri ha dimenticato dentro le pazienti, quanto basso sia il suo voto di laurea: può passare avanti a tutti coloro che non accettano di uccidere creature umane nel ventre delle madri. Ci dicono che l’aborto è un diritto. L’aborto è l’unico diritto. Una donna non ha diritto all’aspettativa dal lavoro quando è incinta, ha giusto quattro mesi dopo la nascita del bimbo, deve andare a lavorare quando suo figlio è malato, se è povera i servizi sociali le leveranno il bimbo invece che sostenerla economicamente, se rifiuta le vaccinazioni che Burioni e Lorenzin hanno dichiarato indispensabili e sicure, la trattano da criminale. È impressionante ascoltare la signora Schlein, una donna senza figli, che vuole cacciare dagli ospedali i medici che non vogliono sopprimere i bimbi così da rendere le loro madri delle persone che, in un momento di confusione, hanno deciso di non metterli più al mondo. Posso garantire perché l’ho ascoltato, il rimpianto di queste donne, quando arriva è terribile La signora Schlein non ha mai speso una sillaba per chiedere un aiuto economico alle mamme, non ha mai speso una sola parola per chiedere la possibilità di una mamma di restare a casa se il suo bambino è malato. Questa persona non ha nessun’idea di quali siano i problemi delle donne. Si tratta di una persona che non è nemmeno capace di scegliersi i vestiti da sola: paga 300 euro l’ora qualcuno che l’ha convinta della bizzarra teoria che il color melanzana le stia bene. L’unica cosa che interessa al capo dell’opposizione, che raggiunge il suo apogeo politico mentre ancheggia a suon di musica sui carri del Pride, è la libertà di aborto, la libertà di uccidere un bambino, e vuole levare ai medici il diritto all’obiezione di coscienza: tutti i medici devono diventare uccisori di creature umane. I medici non devono avere la libertà di rifiutarsi di farlo, o resteranno disoccupati. Per le persone credenti, l’anima arriva al momento del concepimento. L’angelo custode arriva al momento della nascita. Durante i mesi di gestazione, il bimbo condivide quello della mamma. L’aborto crea angeli custodi dolenti e amputati. La legge di Dio dice «Non uccidere». L’aborto uccide una creatura umana. Nessuna società che uccide i bambini nel ventre delle madri può sopravvivere. Abbiamo ucciso tantissimi bimbi e abbiamo milioni di immigrati che ci accoltellano per strada, rendono un inferno le nostre strade, i nostri treni, le piscine, i reparti di pronto soccorso, le notti di Capodanno. È evidente il collegamento tra le due cose. I paladini dell’aborto sono anche, sempre, i paladini dell’immigrazione, che sarebbe ingiustificabile altrimenti. Le saggiste Oriana Fallaci e Bat Ye’or ipotizzano la possibilità di un possente fiume di denaro in arrivo da qualche luogo dell’Islam reale. Un’ipotesi interessante, che si aggiunge però a una reale cultura di morte, a un sincero affetto per l’uccisione della maternità. Per questo è fondamentale la stanza della vita come quella di Torino, per ricordare a donne confuse che non è vero che non ci sono altre strade. Innumerevoli donne con il cuore pieno di rimpianto mi hanno ripetuto la stessa frase: «Se in quell’ospedale ci fosse stato qualcuno che mi diceva una parola buona, mi sarei fermata». Esattamente la stessa frase, neanche si fossero messe d’accordo. Per questo è fondamentale che l’aborto non sia gratuito, per ricordare che quello che viene tolto non è un tumore, ma una creatura umana che muore.
Imagoeconomica
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Sanae Takaichi (Ansa)
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(Guardia di Finanza)
Sequestrate dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri oltre 250 tonnellate di tabacchi e 538 milioni di pezzi contraffatti.
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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