2019-02-28
A Piazza Affari bene finanza e polizze. Dieci titoli e fondi su cui puntare
La Borsa italiana dal 1928 a oggi complessivamente ha avuto una performance negativa, ma non mancano strumenti che danno rendimenti a due o a tre cifre. Come Generali, Mediobanca o Stmicroelectronics.Piazza Affari, se paragonata a una qualunque Borsa internazionale, è purtroppo una goccia nel mare. I circa 500 miliardi dell'istituto ospitato a Palazzo Mezzanotte non sono nulla rispetto agli oltre 20.900 della Borsa di New York, ai 10.245 miliardi del Nasdaq o ai 5.200 di quella di Tokyo. La classifica, prima di arrivare alla piazza milanese, potrebbe essere lunga.Il problema è che, in questo caso, il detto «nella botte piccola c'è il vino buono» potrebbe non valere. Secondo un'analisi messa a punto da Mediobanca, l'indice di Borsa italiana dal 2 gennaio 1928 al 31 dicembre 2018 ha registrato un rendimento nominale annuo pari al 6%, senza contare il reinvestimento dei dividendi.In termini reali, però, il ritorno è stato negativo per il 2,3% annuo, visto che l'inflazione media all'8,5% si è «mangiata» tutto il rendimento. In parole povere, secondo lo studio di Piazzetta Cuccia, se un investitore avesse deciso di utilizzare i suoi dividendi, si sarebbe ritrovato dopo 91 anni con un capitale dal potere di acquisto decurtato dell'88%.Analizzando anno per anno, secondo lo studio, le flessioni si sono concentrate intorno alla metà degli anni Quaranta (tre casi) e alla metà degli anni Settanta (un caso). Si tratta di periodi di iperinflazione (97% nel 1945, 344% nel 1944, attorno al 20% negli anni Settanta) dovuta alle vicende belliche nel primo caso e agli shock petroliferi nel secondo. La terza caduta si è avuta nel 2008 al pieno manifestarsi della crisi finanziaria internazionale.Se non altro, una notizia positiva c'è: in termini di distribuzione dei rendimenti medi annui dal 1928, sono maggiori i periodi di crescita del mercato azionario (54 annate) rispetto a quelli di flessione (37).Di certo, il dopoguerra si è mostrato un affare in termini di investimento. Secondo l'analisi di Mediobanca, iniziando a investire a Piazza Affari dal 1948, il rendimento medio annuo reale delle azioni sarebbe stato del 2,9% (contro l'1,1% dell'intero periodo 1928-2018).Cosa dire, dunque, a chi vuole investire oggi a Piazza Affari? «Preferiamo consigliare ai risparmiatori società non legate solo al mercato interno dove la recessione inizia a mordere ma aziende soprattutto di media capitalizzazione», spiega alla Verità Francesco Pilotti, responsabile ufficio studi di Soldiexpert scf. «Spesso sono quelle società del comparto mid cap presenti sui mercati globali che hanno saputo conquistarsi quote di fatturato significative grazie all'eccellenza del made in Italy oppure che hanno un modello di business interessante e capace di tener testa a una concorrenza sempre più globale». «Oggi riteniamo che a prescindere dal proseguimento o meno del trend di preferenza per asset rischiosi», spiega Alfonso Maglio, capo della ricerca di Marzotto investment house, «ci siano due sacche di valore nel listino italiano: i finanziari e i titoli che hanno un buon rapporto tra prezzo e dividendo. In alcuni casi le due categorie coincidono».Le aziende di Piazza Affari con un respiro internazionale sono dunque quelle su cui vale la pena puntare. Prime fra tutte le big del mondo finanziario e assicurativo come Mediobanca, Generali e Stmicroelectronics.Il consiglio però è sempre quello di investire su fondi comuni, soprattutto quando si parla di un terreno scivoloso come può essere la Borsa. C'è l'Anima iniziativa Italia che in tre anni ha reso oltre il 48% oppure l'Arca economia reale equity. Attenzione, però: di questi tempi la volatilità non manca.