2024-09-16
A Londra i laburisti cambiano idea sullo stop alle auto a benzina e diesel
La svolta green era nel loro programma elettorale. Ma arrivati al governo hanno pensato sia meglio non uccidere l’industria.Talvolta anche i più entusiasti idealisti vengono assaliti dalla realtà e sono costretti a ripiombare pesantemente con i piedi sul terreno. È quel che sta succedendo, da un po’ di settimane a questa parte, al governo laburista inglese di Keir Starmer. Giunto al potere con promesse mirabolanti, Starmer e i suoi hanno voluto presentarsi come i cavalieri bianchi che avrebbero riportato la luce dopo la oscura notte conservatrice. Nella loro agenda era concentrato il meglio del meglio del progressismo contemporaneo: accoglienza, ambientalismo, sfumature arcobaleno. Quando si sono insediati, tuttavia, gli amici laburisti hanno iniziato a ridisegnare un poco il quadro utopistico (o distopico, dipende dai punti di vista) con cui si erano affacciati sulla scena politica. Per cominciare, hanno prolungato - tra le proteste degli attivisti trans - la sospensione della somministrazione di bloccanti della pubertà ai minorenni intenzionati a cambiare sesso. Poi si sono mostrati leggermente meno libertari del previsto: hanno iniziato a valutare la possibilità di spedire i detenuti in eccesso presenti nelle carceri inglesi in altre prigioni fuori dai confini nazionali, per la precisione nelle nazioni baltiche europee. Il tutto mentre ragionavano sull’istituzione di un divieto di fumo fuori dai pub che ha prodotto una mezza insurrezione dei venditori di birra (questa è l’unica misura di sinistra che sono stati in grado di ideare nel breve periodo). A quanto risulta, però, il viaggio di ritorno verso la terra dei laburisti non è ancora finito. Anzi procede per tappe sorprendenti. La novità delle ultime ore riguarda il green. In campagna elettorale Starmer e soci avevano rilanciato il bando delle auto a combustibili fossili nel 2030, nonostante i conservatori avessero spostato il limite al 2035 per venire incontro alle giuste richieste dei produttori che ripetutamente hanno segnalato i rischi di una transizione troppo rapida. Ieri il Telegraph ha spiegato che «nel suo programma elettorale, il Labour ha promesso di eliminare la vendita di “nuove auto con motori a combustione interna” entro il 2030 come parte degli sforzi per raggiungere l’obiettivo net zero. Il linguaggio suggeriva che i nuovi ibridi - che utilizzano un motore a benzina o diesel insieme con una batteria - sarebbero stati coperti dal divieto. Ma tra la crescente riluttanza degli automobilisti ad acquistare veicoli elettrici e le preoccupazioni relative all’autonomia, al valore di rivendita e alla disponibilità di punti di ricarica, nonché alle pressioni dell’industria manifatturiera, ci si aspetta ora che il governo chiarisca che gli ibridi saranno ancora venduti per altri cinque anni dopo lo stop alle auto a benzina e diesel». Insomma, per accontentare gli attivisti green i laburisti avevano fatto capire che anche le auto ibride sarebbero state bandite in breve tempo, ma ora sostengono di non averlo mai detto, e puntano a bandirle nel 2035 esattamente come previsto dai loro predecessori destrorsi. La sensazione è che siano stati volutamente ambigui poiché erano ben consci dei guai che il provvedimento avrebbe causato. Fermi però perché il meglio deve ancora venire, e riguarda l’immigrazione. Come noto, il governo conservatore britannico aveva organizzato un piano di trasferimento dei migranti irregolari fuori dal territorio nazionale, per la precisione in Ruanda. I laburisti, dopo essersi stracciati le vesti per il razzismo della proposta, hanno bloccato le pratiche già avviate, con grande sollievo delle anime belle immigrazioniste. A quanto risulta, però, hanno continuato a baloccarsi con l’idea della delocalizzazione degli individui sgraditi. Non solo, come si diceva, pensano al trasferimento dei detenuti in Europa: adesso hanno ripreso a ragionare sulla espulsione degli stranieri. Durante un viaggio negli Stati Uniti, Keir Starmer ha rilasciato dichiarazioni decisamente curiose sul progetto italiano di far soggiornare i clandestini in Albania. Il primo ministro britannico si appresta a incontrare Giorgia Meloni e i cronisti lo hanno interrogato in proposito, ovviamente chiedendogli pure dell’idea albanese. A sorpresa, Starmer si è mostrato tutt'altro che ostile. Ha detto, anzi, di essere «interessato a vedere come funzioni, come lo sono tutti. Vedremo». Poi ha aggiunto che parlerà con la Meloni di «come possiamo lavorare insieme sull’immigrazione irregolare. Ovviamente ha delle idee forti», ha detto, «e spero di discuterne con lei. Lei e io abbiamo già discusso di come possiamo migliorare le operazioni congiunte, quindi è qualcosa di cui parleremo». Starmer ha spiegato che «l’immigrazione irregolare sarà un tema così come lo era quando ho parlato con il cancelliere Olaf Scholz; come lo era quando ho parlato con Emmanuel Macron. Sfide diverse in paesi diversi». Certo, questa apertura non significa che il Regno Unito si metterà a trasferire persone in Albania. Ma il solo fatto che Starmer voglia apparire cauto e disponibile sul tema è un bel passo avanti rispetto al coriaceo sdegno che la sua parte politica ha esibito sui trasferimenti in Ruanda e più in generale sulle politiche migratorie più restrittive. Dopo tutto, il confronto con la realtà suggerisce realismo, e cautela. Persino ai progressisti che si credono moralmente superiori ma che, ogni tanto, sono costretti a scendere dal piedistallo su cui si sono collocati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.