{{ subpage.title }}

I 961.000 prigionieri di Speranza

I 961.000 prigionieri di Speranza
Roberto Speranza (Imagoeconomica)

L’Austria e la Svizzera hanno dato il via libera agli asintomatici e i contagi non sono affatto cresciuti, anzi. Da noi, invece, si insiste con la quarantena. Con conseguenti danni economici. Un’assurdità che ho sperimentato sulla mia pelle: ve la racconto. Col vaccino, un adolescente su tre rischia problemi cardiaci. E la protezione dura un mese...

Mio malgrado ho dovuto sperimentare l’assurdità delle disposizioni anti Covid impartite da Roberto Speranza. Nonostante mi sia sottoposto alle vaccinazioni antivirus, accettando anche di ricevere il cosiddetto booster, ovvero la terza iniezione, un paio di settimane fa sono stato contagiato. Non so come sia potuto accadere, anche perché frequento il meno possibile e di solito sto a debita distanza, tenendo il più possibile la mascherina. Tuttavia, siccome non vivo sotto una campana di vetro, qualche volta mi capita di incontrare qualcuno e con ogni probabilità ho contratto il coronavirus in una di queste occasioni. Mi sono accorto che qualche cosa non funzionava perché mi sono sentito più stanco del solito e avevo il naso che gocciolava. A causa del lavoro che faccio, ogni settimana sono costretto a sottopormi a un tampone perché altrimenti, green pass o no, gli studi televisivi non mi consentirebbero l’accesso. Dunque, diciamo che con i test ho una discreta familiarità, al punto che qualche volta me li faccio da solo. E così è stato anche due settimane fa: mi è bastato infilarmi quella specie di cotton fioc nel naso e poi metterlo a contatto con il liquido nella provetta, facendo scendere un paio di gocce sul tampone anti Covid, per scoprire di essere positivo. Niente di male: visto che la maggior parte delle trasmissioni televisive sono sospese, non avevo neppure il problema di rinunciare agli inviti dei talk show. Quanto al giornale, ormai si può scrivere anche stando a casa.

Come nella maggior parte dei casi, per lo meno di quelli a me noti, il virus ha significato un paio di giorni con un po’ di mal di gola e un leggero raffreddore, accompagnati da qualche linea di febbre. Niente dolori, nessuna tosse grassa, solo un po’ di debolezza, ma nulla di più. Il tutto si è risolto in 48 ore, in cui mi sono tenuto a uno stretto isolamento. Volendo, il terzo giorno avrei potuto farmi una passeggiata, tenendo una Ffp2 su naso e bocca ed evitando di accedere in luoghi chiusi o di incontrare qualcuno. Che male avrei potuto fare ad altri? Credo nessuno, perché all’aperto e senza contatti non credo che si possa trasmettere il virus. Come abbiamo ormai capito, il Covid si diffonde in spazi ristretti e quando si sta a una distanza ravvicinata. Certo non si propaga in una piazza, su un sentiero o sul lungomare, a meno che questi non siano affollati. Insomma, se avessi deciso di fare due passi, concedendomi una libera uscita, non avrei fatto male ad alcuno.

Purtroppo, nonostante mi sentissi in forma e non avessi più mal di gola o raffreddore, le rigide norme del ministro della Salute mi imponevano di rimanere agli arresti domiciliari e così ho fatto: si sa mai che qualcuno mi accusasse di essere un untore.

Detto ciò, mi domando che senso abbia imporre una quarantena in casa lunga una settimana o dieci giorni, soprattutto quando il contagiato non abbia più sintomi. Altrove si è stabilito di darci un taglio, riducendo il periodo di isolamento ai primi giorni di malattia, consentendo poi alle persone di uscire se non hanno più sintomi.

In Austria, di recente hanno addirittura consentito che gli insegnanti positivi e asintomatici possano tornare in aula a fare lezione, a patto che tengano la mascherina, ma da tempo a chi è contagiato è consentito di uscire di casa. Tutto ciò senza che vi sia stato un aumento dei casi. Da Vienna a Berna: anche qui l’obbligo di isolamento è stato cancellato mesi fa, ma anche prima erano richiesti cinque giorni a casa passati quali, senza sintomi da 48 ore, si poteva uscire. Più o meno anche gli altri Paesi si sono orientati verso una maggiore tolleranza, anche perché negli ospedali non c’è alcuna emergenza e dunque provvedimenti straordinari non sarebbero compresi.

E in Italia? Da noi tutto procede come avessimo le terapie intensive affollate di malati Covid. Se si risulta positivi, dopo il tampone bisogna rinchiudersi e attendere che trascorrano sette giorni se si è fatto il booster, che diventano dieci se non si è completato l’iter vaccinale. Per tornare in libertà però poi serve un tampone effettuato in farmacia, perché senza l’attestazione ufficiale di essere tornati negativi al Covid, l’isolamento deve essere mantenuto.

Si dirà: però tutto ciò ci ha impedito di avere più contagi e più morti. No, nonostante Speranza, anzi forse a causa di Speranza e della sua conclamata inutilità, siamo il Paese dove il virus si è diffuso di più e dove si è registrato il maggior numero di morti.

Tuttavia, nei giorni in cui sono stato rinchiuso ho pensato che non tutti i guai vengono per nuocere: la campagna elettorale in estate è dura da sopportare, però il lato positivo è che dopo il voto finalmente non avremo più Speranza a dettarci le regole.

«Oggi c’è la dittatura del sapore che va a completare quella del sapere»
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».

La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».

La saudita Pif investe in Leonardo
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.

La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.

L’Ue accusa il Golden power di Roma mentre Macron nazionalizza Arcelor
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.

L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».

«La famiglia nel bosco era molto unita. Errore dividerla, trauma per i bimbi»
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».

Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.

Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy