2024-10-05
Alla Ferragni 2,2 milioni di «profitti ingiusti»
La Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla finta beneficenza con i pandori griffati. Secondo l’accusa la moglie di Fedez avrebbe ingannato i consumatori anche sulle uova di Pasqua. Pubblicizzati sul Web e sui social network messaggi «fuorvianti».Quando, lontana dal luccichio dei selfie, la distinzione tra il lecito e l’illecito sembra essersi dissolta sono emerse le accuse che la Procura di Milano ha messo in fila per ricostruire l’ultima epopea dell’influencer suprema: Chiara Ferragni, la diva della digitalizzazione alla quale ieri è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Un atto che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio. E se così dovesse essere, la Ferragni rischierà di sfilare su un tappeto meno glamour rispetto a quelli alla quale è abituata: quello dell’aula di un Tribunale penale. L’accusa è di truffa aggravata per aver fatto cassa (2.2 milioni di euro) pubblicizzando dolci «benefici», senza omettere un ritorno di immagine.Le vicende descritte nell’atto d’accusa sono due: quella del pandoro e quella delle uova pasquali di cioccolato. Per il pm Christian Barilli e per il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, «l’operazione commerciale del pandoro Limited edition», e in particolare la «correlazione tra l’acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino», oltre a produrre un «ingiusto profitto», avrebbe indotto «in errore un numero imprecisato di acquirenti» e quindi causato un «corrispondente danno alle persone offese». Il patto tra la regina dell’influenza digitale e la Balocco prevedeva un compenso per la Ferragni di 1 milione e 75.000 euro, ma l’influencer avrebbe incassato, secondo la Procura, anche un «ritorno di immagine». Perché il pandoro prometteva non solo una soffice colazione natalizia, ma anche un contributo alla ricerca medica. Peccato che il contributo fosse così esile da farlo apparire, agli occhi degli inquirenti e anche del Codacons (autore dell’esposto), una specie di briciola lasciata cadere dalla tavola imbandita dei profitti: 50.000 euro versati all’ospedale di Torino a fronte di oltre 2 milioni di euro ricavati dalla vendita di 362.577 pandori. Stando ai pm, il 21 novembre 2021 furono sottoscritti due contratti tra la Balocco (Alessandra Balocco è indagata) e le società dell’influencer, per un «corrispettivo» da 1 milione e 75.000 euro, con l’obiettivo di «commercializzare e promuovere il prodotto in edizione limitata [...] per la campagna natalizia 2022» a un «costo medio di acquisto pari a circa 9,37 euro per confezione, a fronte di circa 3,68 euro» della confezione tradizionale. Ma nella campagna promozionale concordata con l’azienda dolciaria, con un comunicato stampa, via social e sul web ai tempi in cui l’influencer aveva quasi 30 milioni di follower, sarebbero state «propalate informazioni fuorvianti» secondo cui il ricavato sarebbe servito «a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’ospedale. Si sarebbe omesso «di riferire», ipotizza l’accusa, «che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco [...] aveva effettuato», solo un piccolo versamento in favore dell’ospedale. Uno schema non molto diverso, ricostruiscono gli inquirenti, riguarderebbe le uova di cioccolato. Il 3 febbraio 2021 sono stati sottoscritti due contratti tra Cerealitalia-ID Spa, società presieduta da Francesco Cannillo (indagato) con Fenice srl e Sisterhood, l’impresa della Ferragni all’epoca presieduta da Fabio Damato, ex braccio destro dell’influencer (dopo l’allontanamento da Damato Ferragni ha chiuso anche il negozio di Milano, mentre il mondo della moda ha cominciato a tenerla a debita distanza, fino a un paio di settimane fa, quando Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, l’ha invitata al gala alla Scala per la consegna dei Sustainable Awards). Ferragni, per un corrispettivo complessivo di 400.000 euro, per la prima campagna e 750.000 per la seconda (in questo caso le società sono Tbs Crew e Fenice), avrebbe dovuto «promuovere il prodotto in edizione limitata denominato «Uova di Pasqua Chiara Ferragni, sosteniamo i Bambini delle Fate». Anche in questi due casi caso sarebbe stata diffusa al pubblico una informazione attraverso «una pubblicità ingannevole condivisa via social media e web» con una campagna con la quale «venivano propalate informazioni fuorvianti» attraverso frasi come «le mie uova supportano i bambini delle fate». L’azienda produttrice ha in realtà versato per un anno 1.000 euro mensili e per l’altro 2.000 mensili all’associazione dedicata ai piccoli. Anche Cerealitalia-ID avrebbe conseguito ingiusti profitti pari a 5.665.177 euro il primo anno e a 7.459.310 euro il secondo. A questo punto l’inchiesta, oltre a ufficializzare le accuse, ha introdotto una novità, un aspetto che durante la fase delle indagini non era emerso: nel corso dell’ultima operazione legata alle uova non sarebbero state fornite spiegazioni «a chi, attraverso i medesimi canali utilizzati per la promozione del prodotto, avanzava richieste volte a conoscere l’effettiva quota destinata all’iniziativa benefica o pubblicava commenti in tal senso». L’assenza di spiegazioni alle richieste, secondo l’accusa, renderebbe palese la volontà di non rendere trasparente la relazione tra le vendite e la beneficenza. Ora le difese hanno tempo 20 giorni per presentare atti, memorie o rendere interrogatorio. I difensori della Ferragni, gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, confidano che «dalla fase di confronto con la Procura» emergerà «la non rilevanza penale delle condotte contestate». Poi hanno aggiunto che «Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura». E ora dovrà difendersi.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)