
Il vicepremier: «Subito in Aula, la maggioranza non c'è più, le ferie non siano una scusa». Obiettivo: elezioni il 13 ottobre.«Ogni giorno che passa è un giorno perso». Quando Matteo Salvini detta la frase perché venga inserita nel comunicato del destino, i fedelissimi hanno la stessa reazione: «Questo è un commiato». Il tintinnar di sciabole è il segno della fine anche per i leghisti che da mesi chiedono al vicepremier di staccare la spina a un governo che su temi strategici galleggia nell'azzurro mare d'agosto, cinto dal salvagente con l'ochetta. Poi passano le ore e il silenzio non cambia la storia dell'esecutivo. Nella Lega si sta con il fiato sospeso e con l'imperativo di non partire per le ferie fino a nuovo ordine. La crisi di Ferragosto è aperta.Il terremoto Tav ha lasciato veleni in circolo, il discorso di Sabaudia li ha resi pubblici e quel passaggio salviniano, «con i 5 stelle si è rotto qualcosa», ufficializza i saluti. Adesso Salvini corre per ottenere le elezioni il 13 ottobre. L'unica ipotesi che la Lega smentisce è quella di un rimpastino balneare come era di moda ai tempi di Aldo Moro, il signore in cravatta e grisaglia immortalato in spiaggia per marcare la differenza di stile con il Papeete planet. «Mai chiesto né chiederemo poltrone», chiarisce dopo il colloquio di un'ora con il premier Giuseppe Conte, quella che sancisce la fine. «Inutile andare avanti a colpi di no e di litigi come nelle ultime settimane», spiega il ministro dell'Interno. «Gli italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di signor no. Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni. L'ho ribadito al presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza, com'è evidente dal voto sulla Tav e dai ripetuti insulti a me e alla Lega da parte degli alleati, e restituiamo velocemente la parola agli elettori. Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona), possono tornare a lavorare la settimana prossima come fanno milioni di italiani». The end, anche senza la voce roca di Jim Morrison. Ciò che Salvini dice è esattamente ciò che Giancarlo Giorgetti pensa da due mesi. Fu il primo a intuire che lo stallo avrebbe creato problemi all'elettorato del Nord, a quell'Italia produttiva che crede nella Lega ma non si lascia invischiare dalle promesse a babbo morto. L'elenco dei temi trattati poco o male per le frenate dei grillini è mirato, chirurgico. Ed è contenuto nella prima nota di Salvini, nel pomeriggio: «C'è la consapevolezza e la presa d'atto che da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, choc fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l'Europa, fra Lega e Movimento 5 stelle ci sono visioni differenti». Lì dentro ci sono i motivi dello strappo. Lì dentro c'è un tesoretto di voti che il partito non vuole perdere. Giorgetti ha sulla scrivania una foto di Matteo Renzi, e a chi la nota, spiega: «È un monito».Durante il giorno più lungo si inseguono le ombre più strane. «La Lega ritira i ministri». Smentito. «La Lega chiede le dimissioni del premier Conte». Smentito. Verso sera tutto diventa vecchio, superato, perché Salvini decide di staccare la spina. Vecchia l'ipotesi di mandare a casa solo Danilo Toninelli (Trasporti e Infrastrutture), Elisabetta Trenta (Difesa) e Sergio Costa (Ambiente) per un Conte bis. Vecchia quella di sbarcare Giovanni Tria (Economia), caro a Sergio Mattarella. Il segretario leghista aveva chiesto come condizione per non far saltare il banco precise garanzie sulla riforma della giustizia con la separazione delle carriere fra giudici e pm, e un appoggio forte nell'operazione flat tax. Ma ha capito che gli avrebbero detto no. Per Di Maio sarebbe stato come digerire non un rospo, ma un capodoglio.«Per continuare serve una svolta radicale», era il sussurro leghista. Salvini si è convinto che non sarebbe mai arrivata. Compiuto il grande salto, ora per lui comincia una lotta contro il tempo. Vuol portare in aula la sfiducia il più presto possibile, anche entro fine settimana, per avere a disposizione i 60 giorni di rito prima del voto. La svolta impedirà all'ex alleato grillino di far passare il taglio dei parlamentari (l'ultimo voto era previsto per il 9 settembre) e la Lega sta mettendo in conto anche il contraccolpo psicologico di essere additata come «partito salva casta» dal Movimento 5 stelle in campagna elettorale.L'accelerazione gli serve anche per evitare la trappola dell'esercizio provvisorio in vista della legge di bilancio. Salvini teme un blitz di Mattarella e un governo di solidarietà nazionale con tutti dentro tranne la Lega. Ma se si votasse il 13 ottobre e le commissioni del nuovo esecutivo fossero insediate entro metà novembre, lui potrebbe farsi forte della tempistica del governo di Mario Monti, che arrivò con le brume d'autunno per la finanziaria lacrime e sangue. Questa è la strategia, con una sorpresa. Avendo in cascina il 38% dei possibili voti, Salvini non farà alleanze preventive. Vuole andare alle elezioni da solo. Ma siamo già oltre, la crisi di Ferragosto è appena cominciata.
Monica Marangoni (Ansa)
La giornalista Monica Marangoni affronta il tema della nudità in un saggio che tocca anche il caso delle piattaforme sessiste. «È il tempo del relativismo estetico che asseconda solo l’io e le sue voglie, persino con immagini artefatte».
Giornalista e conduttrice televisiva, laureata in Filosofia all’università Cattolica del Sacro cuore a Milano, Monica Marangoni ha condotto diversi programmi non solo in Rai. Nudo tra sacro e profano - Dall’età dell’innocenza all’epoca di Onlyfans (Cantagalli), con postfazione dello stesso editore David Cantagalli, è il suo primo saggio. Una riflessione particolarmente attuale dopo la scoperta, e la chiusura, di alcuni siti che, con l’Intelligenza artificiale, abbinano corpi nudi femminili a volti noti del mondo dell’informazione, dello sport e della politica.
Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
Il settore farmaceutico globale attraversa una fase di incertezza che si riflette sui listini. Da inizio anno il comparto mondiale segna un -4%, zavorrato anche dall’effetto cambio, mentre in Europa l’andamento complessivo resta vicino alla parità ma con forti turbolenze. Il paradosso è evidente: a fronte di una domanda sanitaria in crescita e di progressi clinici straordinari, gli investitori hanno preferito spostarsi su altri temi.
Donna, ingegnere aerospaziale dell'Esa e disabile. La tedesca Michaela Benthaus, 33 anni, prenderà parte ad una missione suborbitale sul razzo New Shepard di Blue Origin. Paraplegica dal 2018 in seguito ad un incidente in mountain bike, non ha rinunciato ai suoi obiettivi, nonostante le difficoltà della sua nuova condizione. Intervistata a Bruxelles, ha raccontato la sua esperienza con un discorso motivazionale: «Non abbandonate mai i vostri sogni, ma prendetevi il giusto tempo per realizzarli».
Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
L’inossidabile categoria dei cultori del piagnisteo.
Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.





