2023-12-01
Zuppi, il porporato camaleonte che studia da Papa
Il presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi (Imagoeconomica)
Il capo dei vescovi viene da Sant’Egidio, è amico di Romano Prodi ed è soprannominato il «cappellano del Pd». Ma da quando è cardinale cura i rapporti anche con i cattolici di destra. Sul piano politico però non dà tregua al governo, a cominciare dall’immigrazione.Il presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, è un cardinale che viene da sinistra, ma non ha problemi a stringere amicizie anche con i cattolici di destra. Contro il governo invece lancia bordate, soprattutto sul tema dell’immigrazione, anche se Zuppi è considerato molto abile nel mantenere buoni rapporti con tutti, a prescindere dalle proprie idee, che manifestava con maggiore determinazione prima di assumere, il 24 maggio 2022, la guida dei vescovi italiani. «Dopo le macerie della crisi bisogna scegliere un modello di lavoro che garantisca stabilità e futuro», proclamava dal palco del primo maggio a Bologna, nel 2018, l’allora arcivescovo della città, in piazza insieme ai segretari provinciali dei sindacati confederali. Due settimane prima era stato il primo vescovo italiano a mettere piede in un centro sociale, il Tpo di via Casarini (un nome, un destino), per presentare il libro Terra, casa, lavoro, tre dialoghi di papa Francesco agli incontri mondiali dei movimenti popolari. «In effetti la Curia bolognese non l’avevamo mai invitata», commentò uno dei leader del Tpo, Domenico Mucignat. È stato anche il primo cardinale, sempre a Bologna, nel 2020, a partecipare a una Festa dell’Unità. Impazzava il Covid, e Zuppi mescolava nel suo monito pandemia e tendenze green: «Abbiamo sfruttato tutte le risorse», disse Zuppi, «ambientali e umane, per edificare una società fragile e vorace. E non sappiamo unirci neanche di fronte alla più grande tragedia del nostro tempo». «Per me è un punto di riferimento anche politico», commentò l’allora vicesegretario dem Andrea Orlando. Soprannominato «il cappellano del Pd», Zuppi scatenò l’entusiasmo della sinistra quando fu creato cardinale, il 5 ottobre 2019: «Ancora una volta Bergoglio indica la strada. Non solo per la Chiesa», esultò Pier Luigi Bersani; «Un gran segno di speranza, che bella scelta. Per tanti è don Matteo. Grazie papa Francesco e grazie Comunità di Sant’Egidio», festeggiò Enrico Letta; «Sono felice, davvero molto felice. È il meritato riconoscimento per ciò che ha fatto per Bologna e per il mondo», commentò l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, legatissimo a Zuppi, che ha invece in Pier Ferdinando Casini (eletto con il Pd ma con solide radici nel centrodestra) la sponda preferita nel mondo politico moderato. Zuppi, infatti, è sempre stato trasversale: le sue posizioni «di sinistra» non gli hanno impedito di allacciare eccellenti rapporti anche a destra, anche se da da presidente della Cei, quando si è trattato di lanciare bordate contro il governo guidato da Giorgia Meloni non si è sottratto. All’inizio di novembre, quando il premier ha firmato l’accordo sui migranti con l’Albania, Zuppi è andato giù duro: «Di per sé è un’ammissione di non essere in grado», ha detto il leader della Cei, «non si capisce perché non venga sistemata meglio l’accoglienza qui. Non c’è dubbio». A far perdere la cardinalizia pazienza a Zuppi è stato il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, valdese, che nel novembre 2022 a Rai Radio 1 disse, citando il Levitico: «Nella Bibbia c’è scritto che l’omosessualità è un abominio, sia nell’Antico che nel Nuovo testamento». «È molto pericoloso», replicò Zuppi, «far derivare una proposta politica da una lettura di testi religiosi che finisce per essere priva della necessaria interpretazione, portando a una sorta di teocrazia, un neocristianesimo con dei tratti di fondamentalismo».Dal punto di vista ecclesiastico, l’incontro che cambia la vita di Zuppi è quello con Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, conosciuto ai tempi del liceo. Zuppi iniziò a frequentare la Comunità fino a diventarne un alfiere, viceparroco di don Vincenzo Paglia a Santa Maria in Trastevere e poi grande attore della pace in Mozambico nel 1992.Corre l’anno 2015 quando il vescovo Zuppi si accomoda sulla cattedra di San Petronio (che fu di Giacomo Biffi e Carlo Caffarra), ribaltandone l’orientamento conservatore che risaliva al 1984, mentre nei corridoi della Cei a Roma imperversa il segretario monsignor Nunzio Galantino, regista incaricato di raddrizzare un episcopato italiano ritenuto poco allineato con il nuovo pontificato. La sua elezione al vertice della Cei è la spallata finale a quel «ruinismo», linea espressa dalla presidenza Cei del cardinale Camillo Ruini, che per decenni aveva fatto venire il mal di pancia all’episcopato e al basso clero progressista italiano.Ma il cardinale Zuppi non si lascia facilmente incasellare, tanto che persino i cattolici tradizionalisti più spinti non sarebbero così preoccupati se dovesse diventar Papa, perché in fondo lo considerano sì un liberal, ma un liberal coerente che, tradotto in altri termini, significa uno che dà un colpo di qua e uno di là. È considerato tra i super papabili, forte anche della missione di pace che Francesco gli ha consegnato inviandolo prima a Kiev, poi a Mosca, quindi a Washington e Pechino. Magari non diventerà Papa, ma un Nobel per la Pace non glielo leva nessuno.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.