2020-08-18
Zingaretti si vede come un padre della patria
Surreale intervento del segretario del Pd che tenta di mascherare le ostilità al patto di ferro con il M5s: «Ne va della tenuta della nazione, non è solo un'alleanza». E torna a giocare sporco sul salva Stati: servono soldi per la Sanità. Proprio lui che li ha tagliati.Ormai da mesi è in atto un martellamento costante affinché l'Italia richieda un prestito al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Ieri, con «ogni giorno sprecato per l'attivazione del Mes è imperdonabile», il segretario Pd Nicola Zingaretti ha lanciato il suo ultimatum.Ricordiamo ai lettori che, con ogni probabilità, sarebbe stato chiesto sin da marzo, se Christine Lagarde non fosse stata costretta, in quel drammatico mercoledì 18, a correre ai ripari - dopo l'infelice «non siamo qui per ridurre gli spread» di sei giorni prima - annunciando il programma straordinario di acquisti di titoli (Pepp) per 750 miliardi, poi aumentato a 1.350 il 4 giugno. Con tale improvviso intervento, attribuibile anche a presunte difficoltà di una grande banca francese, si alleggerì immediatamente la pressione dei mercati. Di conseguenza, il Tesoro, che in quel mese aveva rallentato di molto le emissioni di titoli di Stato, al punto che i rimborsi superarono le emissioni, facendo crollare le sue disponibilità liquide da 73 a 30 miliardi, non ebbe più alibi e ricominciò a emettere titoli, seppur in misura ancora insufficiente rispetto ai nostri vicini d'Oltralpe. Se non fosse stato per gli acquisti della Lagarde, il Mes era già pronto.A conferma dell'avanzato stadio di preparazione del progetto, in quei giorni, vi riferimmo quanto riportato dal Financial Times, secondo cui «alti funzionari del Tesoro italiano» erano già al lavoro a Bruxelles, in preparazione dell'Eurogruppo del 16 marzo, al fine di trovare una formula idonea per non far subire all'Italia l'onta di dover ammettere di non avere più l'accesso ai mercati. L'ormai famoso «stigma».Da allora il tema è rimasto comunque al centro del dibattito, con ricorrenti sortite da parte di personaggi di prima fila come Romano Prodi e Mario Monti ma, con la Bce in azione, che da aprile a luglio ha acquistato con i due programmi Pspp e Pepp qualcosa come 97 miliardi di titoli italiani, nessuno ha osato insistere oltre con questa masochistica richiesta. Anche perché buona parte delle emissioni nette del Tesoro che, nel periodo aprile-giugno, sono state pari a 101 miliardi finivano, tramite mercato secondario, dopo pochi giorni sui libri contabili della Bce. Nello stesso periodo il tasso del Btp decennale è tornato intorno al 1%, dove era a inizio marzo, prima dell'esplosione della pandemia, dopo aver toccato il massimo sfiorando il 3%. Per non parlare del Bot a 12 mesi, abbondantemente richiesto in sede di asta e con tassi stabilmente negativi intorno al -0,20%.Ma dove non sono riusciti i mercati, per una sfortunata serie di circostanze ora, a giudicare dai toni di Zingaretti, dovrebbe riuscire il livello di allarme per il presunto aumento dei contagi. Non deve essere sfuggito a nessuno l'innalzarsi della pressione mediatica sul tema negli ultimi dieci giorni e il contemporaneo sospetto ritorno degli appelli a favore di questo prestito. Ma le parole di Zingaretti - «…È stata evidente, l'assenza di strutture sanitarie nel territorio; in grado di intervenire in modo più tempestivo, più economico e di evitare inutili ospedalizzazioni. Per i progetti in campo e per quelli che vogliamo intraprendere occorre attivare il Mes che è una linea di finanziamento molto più vantaggiosa rispetto alla ricerca di risorse sul mercato. Ed è senza condizioni. Ogni giorno sprecato è imperdonabile» - segnalano solo la volontà di un uso strumentale dei recenti dati epidemiologici. Una clava, si spera più efficace di quella dello spread, per mettere finalmente sotto controllo politico, per almeno un decennio, qualsiasi tentativo di fuoruscita dai rigidi paletti della politica economica imposta da Bruxelles. I cui nefasti effetti ricordiamo ancora bene, per aver causato quasi tre anni di recessione dopo il 2012, salvo sentirci dire dal Commissario Paolo Gentiloni, con otto anni di ritardo e senza nemmeno chiedere scusa, che si è trattato di un «errore» da non ripetere.L'affondo di Zingaretti assume una particolare coloritura politica, perché giunge subito dopo l'affermazione di una volontà di alleanza programmatica col Pd da parte del M5s, tutta all'insegna di una nuova stagione di riforme. Allora, potrebbe aver pensato Zingaretti, se alleanza deve essere, i grillini comincino a pagare dazio e ingoino il boccone amaro del Mes. Finendo così per appiattirsi, anche su questo tema, sui desiderata di quello che è stato per anni il suo avversario politico. Insomma, una grande e definitiva Opa tentata sui grillini, malcelata dalla goffa cornice dell'emergenza democratica e costituzionale: «Non è in gioco soltanto un'alleanza di governo ma la tenuta della nazione», scandisce dalle colonne di una Stampa incredibile sdraiata dinanzi al suo contributo.Il quale però dovrebbe far inorridire, perché parlare di «assenza di strutture sanitarie sul territorio», dopo aver ferocemente attuato piani di rientro della spesa sanitaria fondati sull'eliminazione dei piccoli ospedali, è una cosa che non può passare sotto silenzio. Così come non si può tacere dell'assenza di piani di spesa, prima di chiedere un prestito che comunque è a tasso variabile e seguirà le condizioni ineliminabili previste dai Trattati. Tutto questo quando il conto disponibilità liquide del Tesoro è arrivato alla cifra record di 83 miliardi al 31 luglio: di quale prestito abbiamo mai bisogno?