2020-08-17
Zingaretti e Di Maio sono disperati
Ferragosto è stato deliziato dalle interviste di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. La prima alla Repubblica e la seconda alla Stampa, cioè ai giornali della famiglia Agnelli, per intenderci quella del prestito da sei miliardi e mezzo garantiti dal governo. Ai quotidiani amici, sia il segretario del Pd che l'ex capo politico del Movimento 5 stelle avevano poco da dire, se non che l'alleanza di governo deve proseguire a tutti i costi.Leggendo le risposte dei due si capiva una sola cosa, ovvero che entrambi hanno una paura dannata delle elezioni regionali di settembre. Nonostante fino a ieri il ministro degli Esteri parlasse del Pd come del partito di Bibbiano, con cui mai avrebbe stretto un accordo, oggi i grillini non sognano altro che un abbraccio con i democratici. Senza di loro, al voto del prossimo mese arriverebbero terzi, ma forse anche quarti, perché Fratelli d'Italia li morde alle calcagna. Non meglio andrebbe al Pd, che senza i pentastellati rischia di perdere nelle Marche, in Puglia e forse perfino in Toscana (la Liguria la diamo per scontata, in quanto i compagni hanno scelto un candidato a perdere come Ferruccio Sansa, uno che riesce a essere antipatico perfino a sé stesso). Sì, grillini e democratici provano a salvarsi con un matrimonio d'interessi, nella speranza che due zoppi riescano a correre come un centometrista. L'alleanza è da disperati, ma in un'Italia che nei prossimi mesi rischia una crisi mai vista, le mosse disperate sono le ultime carte rimaste nelle mani di una classe politica con poche idee e pure quelle confuse. Dopo essersi tanto odiati, i sostenitori della maggioranza sono costretti a fingere di amarsi. A guardarli si capisce che non hanno nulla in comune e che, se potessero, si spedirebbero entrambi all'inferno. Tuttavia, in questo momento devono fingere un'intesa che non c'è, perché un minimo conflitto potrebbe essere esiziale. Dunque, eccoci qui a commentare le parole di Zingaretti e Di Maio sulla nuova fase che si è aperta, sulla stagione delle riforme che si potrebbe inaugurare e su altre banalità del genere. La verità è che non c'è nessun nuovo inizio, semmai la volontà di non vedere la fine della legislatura, ovvero l'intenzione di tirare a campare per evitare le elezioni. Quella messa in atto con interviste e dichiarazioni con cui si ammorba l'aria, è una semplice finzione, una commedia all'italiana che serve a nascondere la realtà. Zingaretti e Di Maio, al pari di Giuseppe Conte e Matteo Renzi, non sanno che fare pur di tirarla in lungo. L'obiettivo della perdita di tempo è scavallare il 2021 per arrivare alla primavera del 2022, quando si dovrà scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Per impedire che a decidere il futuro capo dello Stato sia una maggioranza di centrodestra, Pd e 5 stelle sono pronti anche alle barricate e infatti, pur di scongiurare questa eventualità, stanno puntellando il Conte bis in ogni modo. Se si andasse ora al voto, il governo verrebbe spazzato via in un amen, perché nonostante ogni settimana i sondaggi esaltino i risultati conseguiti dall'ex avvocato del popolo, nessuno è pronto a scommettere un soldo sulla tenuta dell'attuale compagine di governo. Come spesso capita quando si ha a che fare con chi è senza via d'uscita, si deve però prestare la massima attenzione. Le decisioni inconsulte sono infatti il principale pericolo nei momenti di difficoltà come quello che attraversa il nostro Paese. Pur di salvarsi, e dunque di prolungare l'agonia di un esecutivo che non sa quale strada intraprendere, chi sta al governo potrebbe essere tentato di ricorrere a mosse pericolose, come per esempio ritornare al lockdown, esagerando un'emergenza che nei fatti non c'è. Dopo aver deciso di riaprire le discoteche e allentato i controlli, soprattutto alle frontiere, oggi Palazzo Chigi si lamenta dell'innalzamento dei contagi, che pure rimangono tra i più bassi d'Europa e al momento non destano alcuna preoccupazione in quanto le corsie degli ospedali non sono intasate da malati. Eppure il tono con cui sui giornali amici si parla della situazione non lascia presagire nulla di buono. Lanciare l'allarme su una presunta seconda ondata, di certo serve a nascondere le inefficienze della maggioranza, in particolare sulla scuola, la cui apertura per effetto delle nuove paure potrebbe slittare. Caricare i toni dell'emergenza potrebbe però essere utile anche per forzare la mano sui fondi del Mes. Spentosi l'eco della fanfara sui soldi conquistati in Europa con la trattativa sul Recovery Fund, l'Italia si trova a corto di quattrini, perché i soldi della Ue che Giuseppe Conte si fa vanto di aver conquistato arriveranno l'anno prossimo. Ma se si rischia un ritorno della pandemia, Palazzo Chigi potrebbe essere autorizzato a fare ciò che il presidente del Consiglio ha giurato e spergiurato di non fare, ovvero chiedere il quattrini del Mes. Non solo, l'emergenza potrebbe perfino far slittare le elezioni, concedendo tempo al governo. Sì, insomma ci siamo capiti. Zingaretti e Di Maio fingono di andare d'amore e d'accordo mentre il premier finge di non avere alternative e bussa alla porta di Bruxelles e studia gli scenari di una campagna elettorale che si annuncia pericolosa. Altro che discoteche chiuse. Qui le prossime settimane si rischia di ballare.
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