2024-08-21
Zelensky perde colpi nel Donetsk e mette al bando la Chiesa ortodossa
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il leader ucraino ammette: «Situazione difficile». E Vladimir Putin carica i suoi: «Vincere a Kursk contro i terroristi». Kiev attacca la religione di Mosca e annuncia: «Indipendenza spirituale». Il Patriarcato: «Persecuzione».Benjamin Netanyahu punta di nuovo i piedi sul corridoio. E recupera i corpi di sei ostaggi uccisi. Antony Blinken vola in Egitto e in Qatar. Hamas attacca il capo degli Usa: «Appoggia i sionisti».Lo speciale contiene due articoli.Dopo l’entusiasmo, la realtà. L’incursione a Kursk si sta rivelando più «difficile» del previsto, ammette il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. La situazione è critica «nelle direzioni di Pokrovsk e Toretsk», dove «i ragazzi stanno facendo di tutto per distruggere l’occupante». La Russia è passata al contrattacco dopo due settimane di sbandamento. Vladimir Putin, che ha paragonato il raid del 6 agosto scorso all’attentato terroristico di Beslan nel 2004, ha dato l’ordine di liberare la regione entro il 1° ottobre attraverso una manovra a tenaglia. E in serata, si è recato in Cecenia, accolto all’aeroporto da Ramzan Kadyrov.Mosca ha già riconquistato Novgorodskoye, un’importante comunità nell’agglomerato di Toretsk e hub logistico di livello strategico, mentre, nella notte, i suoi missili hanno colpito un impianto industriale a Ternopil, nell’Ucraina occidentale, provocando un incendio di vaste proporzioni. I servizi segreti dell’Fsb hanno poi arrestato, per alto tradimento, una presunta spia che avrebbe passato informazioni ai nemici: si tratta di uno scienziato incriminato per aver addirittura condotto attacchi informatici per conto dell’Ucraina. Nel gioco delle alleanze internazionali torna a muoversi, intanto, pure la Bielorussia che, secondo dichiarazioni dello stesso comando dell’Aeronautica militare, avrebbe rafforzato il fronte meridionale con nuove truppe e caccia coprendo così le spalle allo zar.Dal giorno dell’incursione di Kiev in territorio nemico, sono stati evacuati circa 122.000 civili da Kursk, disseminati su 1.260 chilometri quadrati. Le vittime accertate sono 17. Un territorio conteso in una lotta brutale senza esclusione di colpi, tanto che le autorità ex sovietiche hanno diramato una comunicazione ai ragazzi che vivono in zona di evitare le app di appuntamenti come Tinder per il rischio di finire in trappole ordite dagli ucraini. L’amore può aspettare, la sicurezza no.Kiev non ha segnato grandi successi sul campo nelle ultime ore. Può rivendicare al più battaglie simboliche come l’approvazione, da parte del Parlamento, della legge che spazza via dal Paese le parrocchie della Chiesa ortodossa legate al patriarcato di Mosca. Una decisione che Zelensky ha salutato con soddisfazione perché «riguarda la nostra indipendenza spirituale», e che è stata duramente contestata dall’arciprete Nikolai Balashov, consigliere del Patriarca di Mosca, Kirill. «Il divieto mira a espandere la persecuzione del regime di Kiev contro la Chiesa ortodossa ucraina e l’evidente violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale nel campo della libertà religiosa», ha denunciato il religioso.Per tener testa ai due fronti (Donbass e Kursk), l’Ucraina ha però bisogno di rifornimenti continui. Zelensky ha annunciato di aver invitato gli alleati a mantenere le promesse fatte, in questi mesi, per arsenali e sistemi di combattimento. E qualcosa pare muoversi. La Repubblica Ceca, infatti, ha annunciato che userà parte degli interessi maturati sui beni russi congelati dall’Unione europea per acquistare centinaia di migliaia di munizioni da donare a Kiev. Oltre mezzo miliardo di euro, invece, sarà stanziato dallo stesso governo ucraino per fabbricare e comprare nuove batterie di droni da guerra da destinare all’esercito e alle forze di sicurezza. Il tempo è un nemico implacabile per l’Ucraina. Con la fine dell’estate, la nazione si troverà a dover affrontare il rigore dei primi freddi senza gran parte delle infrastrutture energetiche, rase al suolo da Mosca. Se gli aiuti di Nato e Occidente non arriveranno, Zelensky potrebbe trovarsi a dover rivedere l’intera strategia bellica che punta a ottenere condizioni di pace più favorevoli facendo leva proprio sull’invasione di Kursk. In quest’ottica, quindi, va probabilmente letta la dichiarazione di Peter Stano, portavoce del capo della diplomazia europea Josep Borrell, che ha rassicurato Volodymyr sui suoi piani: «L’Ucraina ha il diritto di difendersi e questo non ha nulla a che fare con il processo di adesione all’Unione europea». Dunque, lo sconfinamento di Kiev in Russia per Bruxelles è perfettamente legale perché calato nel contesto di un’occupazione illegale. Segnali (insperati) di apertura arrivano finanche da Berlino dove il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha dichiarato che lo stazionamento di missili americani a medio raggio in Germania rappresenta un contributo per garantire la pace. La strategia di sicurezza del governo tedesco prevede «che abbiamo bisogno di queste armi per dissuadere la guerra», ha detto Scholz. Che pure fino a qualche giorno fa, dopo le rivelazioni sul sabotaggio ucraino al gasdotto Nord Stream, aveva minacciato di tagliare tutti gli aiuti a Kiev.In conclusione un piccolo giallo: l’ambasciata russa a Roma ha denunciato l’uso, da parte dell’esercito ucraino, di armi «di fabbricazione italiana». «Possiamo affermare con un alto grado di sicurezza che le armi italiane sono utilizzate dalle forze armate ucraine per effettuare attacchi e condurre operazioni militari nelle regioni di Crimea, Kherson e Zaporozhye, nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk», hanno ribadito i diplomatici russi senza però offrire, come spesso accade, alcuna prova a sostegno di accuse così gravi. Ma la verità, in guerra, è merce assai rara.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-perde-colpi-nel-donetsk-2668999002.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="non-ci-ritireremo-da-filadelfia" data-post-id="2668999002" data-published-at="1724240755" data-use-pagination="False"> «Non ci ritireremo da Filadelfia» Nella notte tra lunedì e martedì le Forze di sicurezza israeliane (Idf) hanno recuperato sei corpi di ostaggi in un’operazione speciale. Tra le persone ritrovate dall’Idf e dallo Shin Bet ci sono Chaim Peri, Yoram Metzger, Avraham Munder, Nadav Popolwal, Alexander Danzig e Yagav Buchstab, rapiti vivi e uccisi durante la prigionia nella Striscia di Gaza. «I nostri cuori sono addolorati per questa terribile perdita. Mia moglie Sarah e io porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle care famiglie», così il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, dopo che l’esercito ha recuperato i cadaveri dei sei ostaggi. Secondo David Mencer, portavoce del governo israeliano, ci sono 109 ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza, rapiti lo scorso 7 ottobre in Israele, 73 dei quali sarebbero ancora in vita ma il condizionale qui è d’obbligo. Mentre Hamas uccide uno a uno gli ostaggi, Israele libera i detenuti palestinesi, come avvenuto ieri con la scarcerazione di 33 prigionieri palestinesi che ieri mattina sono rientrati nella Striscia di Gaza. I media palestinesi riferiscono che tra loro ci sono anche due donne. Sul fronte diplomatico il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dopo che ha ottenuto il sostegno di Netanyahu per la proposta americana di un accordo di cessate il fuoco per Gaza e il rilascio degli ostaggi, è arrivato in Egitto e dopo aver tenuto colloqui con il presidente Al Sisi, è ripartito alla volta del Qatar. Hamas ha dichiarato che le parole del presidente Biden «hanno fatto un passo indietro nel negoziato per una tregua a Gaza e rappresentano un via libera per Israele a proseguire con la guerra». Inoltre, Hamas ha descritto le osservazioni del presidente americano come un «via libera americano al governo estremista sionista per perpetrare ulteriori crimini contro civili indifesi», che però Hamas usa come scudi umani. In realtà è difficile capire chi sul fronte jihadista attualmente faccia la sintesi degli eventi in corso, dato che il loro capo, Yaya Sinwar, è nascosto nel sottosuolo e comunica solo con dei foglietti scritti a mano che arrivano dopo giorni nelle mani dei suoi uomini. A proposito della Repubblica islamica: in un’intervista esclusiva al Jerusalem Post, Mohsen Sazegara, fondatore del corpo dei Guardiani della rivoluzione islamica, ha affermato che l’Iran non è in grado di sostenere una guerra prolungata contro Israele. Sazegara ha anche rivelato che l’Iran ha chiesto agli Stati Uniti di intervenire per evitare una possibile rappresaglia israeliana su vasta scala in caso di attacco iraniano. Tornando alla trattativa, Netanyahu ha dichiarato: «Israele non si ritirerà dall’asse di Filadelfia in nessuna circostanza». Durante un incontro con le famiglie degli ostaggi, come riportato da Ynet, Netanyahu ha reso noto di aver informato Blinken che le operazioni continueranno fino alla distruzione di Hamas. Il ritiro dal corridoio di Filadelfia, che separa Gaza dall’Egitto, è uno dei punti focali nei negoziati per un accordo di tregua e per il rilascio degli ostaggi. Hamas ha richiesto un completo ritiro dell’Idf dalla zona. A questo proposito il Forum delle famiglie degli ostaggi ha accusato il premier israeliano: «Le dichiarazioni del primo ministro sono di fatto un siluramento dell’accordo sugli ostaggi. Netanyahu non affronterà il fatto che abbandonare gli ostaggi porta al loro assassinio. Non stanno solo soffrendo, stanno anche morendo». Infine, l’Idf ha effettuato un raid aereo contro un centro di comando di Hamas, situato all’interno della scuola Mustafa Hafez a Gaza City e ha dichiarato «di aver adottato molti passi per ridurre i danni ai civili durante l’attacco, inclusi l’uso di munizioni di precisione, la sorveglianza aerea e altre misure di intelligence». Secondo Hamas sono morti dieci innocenti mentre per l’Idf erano terroristi.
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