2025-02-14
Zelensky apre a Putin con condizioni. E Bruxelles cede sulle spese militari
Il leader gialloblù a Monaco: «Incontrerò il russo ma con un piano condiviso con Trump». Ursula chiede di scorporare gli investimenti in Difesa dal Patto di stabilità. E gli inglesi insistono: «Ucraina nella Nato».La crisi ucraina è al centro della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Volodymyr Zelensky ha aperto a un incontro con Vladimir Putin, ma a determinate condizioni. «Sono pronto a incontrare un solo russo, Putin, solo in caso di un piano comune con Donald Trump», ha dichiarato, auspicando anche il coinvolgimento europeo. Zelensky ha altresì detto di aver avuto un’«ottima conversazione» con il presidente americano. «Lui mi ha dato il suo numero di telefono. Mi ha detto: “Chiamami quando vuoi”», ha raccontato. Sempre ieri, il leader ucraino si è incontrato con JD Vance. «Siamo molto grati per il supporto americano», ha detto Zelensky dopo il vertice col vicepresidente americano. «Vogliamo molto la pace, ma abbiamo bisogno di vere garanzie di sicurezza», ha aggiunto. «Vogliamo una pace duratura», ha affermato Vance. Qualche ora prima, il consigliere del presidente ucraino, Andriy Yermak, aveva avuto un faccia a faccia con l’inviato speciale americano per l’Ucraina, Keith Kellogg. Dall’altra parte, secondo la Cnn, Mosca starebbe mettendo insieme un team di negoziatori in vista dei colloqui diplomatici.Mentre le trattative sembrano avvicinarsi, alla Conferenza di Monaco si sono registrati vari attriti tra gli Stati Uniti e il Vecchio Continente. Innanzitutto, Vance ha tenuto un discorso durissimo, accusando l’Unione europea di promuovere censura e atteggiamenti antidemocratici: parole che hanno irritato profondamente Parigi e Berlino. In secondo luogo, Ursula von der Leyen ha chiesto che Bruxelles venga coinvolta nelle trattative ucraine: un auspicio, questo, che non è affatto detto che l’amministrazione Trump terrà in considerazione. Critiche alla Casa Bianca sono inoltre arrivate dal presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier. «Come democratico, mi preoccupa molto vedere come un piccolo gruppo elitario di imprenditori abbia sia i mezzi che il potere di riscrivere una parte significativa del copione della democrazia liberale», ha tuonato. Eppure, le strigliate di Trump e Vance qualche effetto lo hanno sortito, spingendo l’Ue a maggiori impegni sul fronte delle spese per la Difesa. «Proporrò di attivare la clausola di salvaguardia per gli investimenti nella difesa. Ciò consentirà agli Stati membri di aumentare sostanzialmente la loro spesa per la difesa», ha dichiarato ieri la von der Leyen: un annuncio, il suo, che è stato accolto con «grande soddisfazione» da Guido Crosetto. «L’obiettivo del 2% che abbiamo formalmente concordato appartiene a un’altra era», ha affermato, dal canto suo, Steinmeier.E poi c’è Londra, che appare sempre più ai ferri corti con Washington. «Il primo ministro ha ribadito l’impegno del Regno Unito affinché l’Ucraina intraprenda un percorso irreversibile verso la Nato, come concordato dagli alleati al vertice di Washington lo scorso anno», ha dichiarato un portavoce dell’inquilino di Downing Street, Keir Starmer. Una posizione ben diversa da quella espressa, mercoledì, dal capo del Pentagono, Pete Hegseth, il quale aveva definito irrealistica l’eventualità di un’adesione di Kiev alla Nato. In realtà, non si tratta di una novità. Al netto della retorica, anche l’amministrazione Biden non ha mai avanzato un invito formale all’Ucraina per accedere all’Alleanza. Anzi, alla fine dello scorso ottobre, Politico riportò che «la Germania e gli Stati Uniti erano tra le principali potenze che stavano rallentando la richiesta di Zelensky di un invito immediato ad aderire alla Nato». Già ai tempi della presidenza di Joe Biden, gli Stati Uniti avevano quindi una posizione più cauta, rispetto a Londra e ai Paesi baltici, sul dossier ucraino. Nel mentre, ieri Zelensky è tornato a chiedere l’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. «Abbiamo fiducia nella Nato, abbiamo fiducia in queste garanzie di sicurezza. Sono pragmatico e onesto, questa è l’opzione più economica per tutti». In alternativa, Zelensky ha chiesto che l’esercito ucraino venga raddoppiato, affermando anche che Mosca attaccherà in futuro la Nato. «Questo è ciò che ho capito dall’intelligence. Penso che stia preparando la guerra contro i Paesi della Nato l’anno prossimo», ha dichiarato. In quest’ottica, il senatore americano, Lindsey Graham -uno dei più stretti alleati parlamentari di Trump - ha auspicato ieri che Kiev venga armata «fino ai denti». Nel mentre, l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Kaja Kallas, ha chiesto ai Paesi dell’Unione europea se sono pronti a inviare truppe per garantire la sicurezza dell’Ucraina. Ricordiamo che, mercoledì, Hegseth aveva escluso lo schieramento di soldati statunitensi in territorio ucraino, aggiungendo che i garanti dovessero essere rappresentati da «truppe europee e non europee».In tutto questo, da quanto sta emergendo, sembra che, differentemente dal predecessore, l’attuale presidente americano non voglia coinvolgere eccessivamente Pechino nel processo diplomatico ucraino. E infatti inizia a trapelare un po’ di irritazione dalla Repubblica popolare. Ieri, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha auspicato collaborazione con Washington, ma ha anche aggiunto: «Se gli Usa volessero opprimerci, noi dovremmo agire».
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