2025-11-18
Inizia l’autonomia in quattro Regioni
Oggi Roberto Calderoli in Veneto e Lombardia, domani in Piemonte e Liguria per firmare le pre-intese su protezione civile, professioni, previdenza e coordinamento sanitario.Eppur si muove. A tre anni dall’inizio della legislatura. A nove anni dai referendum consultivi di Lombardia e Veneto. Dopo cinque governi... forse ci siamo: oggi in Veneto e Lombardia, domani in Piemonte e Liguria, il ministro Roberto Calderoli firmerà le prime pre-intese per l’attuazione dell’autonomia differenziata. In particolare i governatori sigleranno un patto con il governo in ambito di protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica in ambito sanitario. Si tratta di materie non Lep, ovvero che non richiedono la fissazione appunto dei criteri Lep - Livelli essenziali di prestazione - che invece dovrebbero trovare un percorso concreto, a 24 anni dal referendum costituzionale che ne sancì la nascita, nella legge di Bilancio. Siamo in ritardo di quasi un anno con la tabella di marcia che aveva in mente il ministro per gli Affari Regionali perché prima 4 governatori di centrosinistra e tutto il cosiddetto campo largo hanno fatto ricorso alla Consulta e raccolto firme per indire un referendum con l’obiettivo di bocciare la legge 86 del 2024, cioè quella che dava attuazione all’autonomia differenziata in base a quanto c’è scritto in tre articoli della Costituzione, modificata appunto nel 2000-2001 dal governo Amato sorretto dal centrosinistra. La Corte Costituzionale si pronunciò sui ricorsi 12 mesi fa stabilendo che l’autonomia differenziata va bene, però... Le quattro Regioni, Campania, Puglia, Sardegna e Toscana, che hanno presentato ricorso per incostituzionalità, hanno avanzato cento eccezioni sui 43 commi della legge Calderoli, quasi due per ogni comma. Ebbene, di queste la Corte ne ha accolte solo sette, il che significa che l’autonomia differenziata non era stata affatto bocciata. Due di queste eccezioni accolte sono importanti: una è che i Lep non possono essere definiti tramite Dpcm, che sono decreti della presidenza del Consiglio, ma che a fissare i criteri dovrebbe essere il Parlamento. L’altra è che l’Italia deve rimanere unita e quindi alle Regioni non possono essere trasferite delle materie, ma solo delle funzioni amministrative. Ancora più nel dettaglio 38 ricorsi sono stati respinti e 14 accolti, di cui 7 già con le indicazioni di correzione, quindi ne restano appunto solo 7 cui è necessario metter mano. Invece, per quanto riguarda la domanda di referendum abrogativo, la Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito – sostenuto da 1,3 milioni di firme raccolte - perché l’oggetto e la finalità del quesito non risultavano chiari: in pratica era stato scritto male. E se il quesito non era chiaro, come dice la Consulta, questo avrebbe pregiudicato la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore. Invece di chiedere scusa il centrosinistra continua - come in queste ore - a gridare contro l’autonomia differenziata, che danneggerebbe il Sud. Peccato che con i Lep nessun territorio verrà danneggiato. Sono necessari proprio per determinare un minimo sindacale di servizi che attualmente non ci sono. Da qui nascono le disuguaglianze tra Nord e Sud: a parità di finanziamenti ci sono trattamenti diversi per i cittadini, a seconda che siano nati in Calabria o in Lombardia. La verità è che la firma delle pre-intese «è un momento figlio non di improvvisazioni, ma di 30 anni di battaglie. Da Venezia, al Po, al Monviso, a Bossi, Maroni. C’è tanto Veneto in questa in questa battaglia, i referendum che coinvolsero milioni di veneti e di lombardi», ha commentato Matteo Salvini, in campagna elettorale a Isola della Scala (Verona).
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Sergio Mattarella (Imagoeconomica)