2021-06-17
Zan ha finalmente trovato gli omofobi. Sono tutti quelli contrari al suo ddl
Il deputato Pd se la prende con chi è stato audito in Senato. Ma fra loro ci sono insigni giuristi, femministe e scrittori gay.Mesi e mesi passati vanamente a scervellarsi, a domandarsi chi diamine poi siano, esattamente, i minacciosi «omofobi» che mettono a repentaglio la serenità del nostro Paese, ma finalmente ora l'arcano è stato svelato con una risposta. Ufficiale per di più, dato che a scandirla senza giri di parole, è stato direttamente lui, il padrino della legge contro l'omobitransfobia, Alessandro Zan. Il parlamentare dem si è infatti deciso a vuotare il sacco nel tardo pomeriggio di lunedì, con un video condiviso su Facebook con cui ha finalmente spiegato che, per incorrere nel reato di omofobia che egli vorrebbe incardinare nel Codice penale, basta fare una cosa semplicissima: dissentire dalla sua legge.Queste, per fugare il sospetto d'interpretazioni partigiane, le esatte parole di Zan: «Come sapete in commissione Giustizia al Senato sono state calendarizzate più di 100, quasi 200 audizioni che sono state in questi giorni la sfilata degli omofobi». Una «sfilata» che il deputato bolla in questo modo «per le cose aberranti e veramente inqualificabili che sono state pronunciate da alcuni degli esponenti auditi e voluti dalla destra». Astutamente, niente nomi. Solo un nebuloso, inafferrabile accenno - «alcuni degli esponenti auditi» - che lascia immaginare che nella Commissione presieduta dal leghista Andrea Ostellari siano stati ascoltati degli impresentabili. La realtà è invece che, ad esprimere perplessità sul ddl Zan, sono state tante voci e, tra l'altro, differenti per biografia, competenze, perfino area politica.Così, accanto a quelli di giuristi di prim'ordine - da Giovanni Maria Flick, già presidente della Consulta, al magistrato Carlo Nordio -, ci sono stati interventi di femministe come Francesca Izzo, esponente di Non Una di Meno, Marina Terrani, scrittrice, e Monica Ricci Sargentini, giornalista del Corriere della Sera. Ancora, sul testo arcobaleno si sono detti perplessi intellettuali come il docente e scrittore omosessuale Giorgio Ponte e Alberto Contri, esperto di comunicazione a lungo a capo di Pubblicità Progresso. Tra le personalità convocate in audizione vi sono inoltre nomi come quello di Cristina Gramolini di Arcilesbica e del sociologo Luca Ricolfi, che, con rara onestà intellettuale, si è sempre dichiarato di sinistra.Checché ne dica Zan, presentare le audizioni della Commissione di Ostellari come una galleria di errori ed orrori è quindi quanto meno sleale. Sleale ma non vano, tutt'altro. Serve a rafforzare la narrazione secondo cui ormai solo gli sporchi, i brutti e cattivi osteggiano quella che viene sistematicamente presentata - per conferirgli un'aura di intoccabilità - come «legge di civiltà»; talmente «di civiltà» che non si può neppure criticarla ancora oggi che è un ddl, figurarsi quando dovesse entrare in vigore. Si instaurerebbe nel giro di poco, viste le premesse, una sorta di regime invisibile tale per cui tutto sarebbe criticabile fuorché la legge arcobaleno, che all'articolo 4 richiama la libertà di pensiero quale gentile concessione «purché» usata bene: diversamente, saranno dolori.Ma torniamo al video del deputato dem, perché oltre a confermare come basti pochissimo, secondo il suo metro, per passare come «omofobi», egli ha fatto una seconda rivelazione, ossia quella che la «pazienza» - la sua, s'intende - adesso è terminata. «Veramente la pazienza è finita», ha infatti tuonato Zan, dando un annuncio: «Adesso i capigruppo decideranno di fare uscire la legge dalle pastoie di una commissione Giustizia che vuole solo affossarla, per portarla in Aula, perché è giusto perché la senatrici e i senatori votino, come prevede la nostra democrazia, una legge di civiltà che aspettiamo da troppo tempo». Anche qui, la lettura dei fatti appare quanto meno singolare. Le audizioni in commissione Giustizia hanno infatti preso avvio da appena qualche settimana, ma fa comodo spacciarle come in corso da secoli per avvalorare la tesi della «legge di civiltà» a rischio inabissamento. Ciò che invece verosimilmente infastidisce i promotori della norma Lgbt è il rischio - per scongiurare il quale Zan è giunto a liquidare il tutto come carrellata «di omofobi» - che le audizioni mettano a nudo l'inconsistenza dalla stessa. In effetti, audizione dopo audizione la luccicante maschera filantropica della legge arcobaleno si sgretola per lasciare il posto al suo vero volto, vale a dire quello - richiamato dalla bioeticista Giulia Bovassi, anch'essa parte della temibile «sfilata» - di una norma divisiva, il cui «effetto prevedibile», che già si sta respirando, sarà «una società scissa tra odiati e odiatori». Naturalmente, come già detto, gli «odiatori» non sono quanti agiscono violenza contro le persone di tendenza omosessuale a motivo del loro orientamento, già ben sanzionati dal nostro Codice penale. No, gli «odiatori» son coloro che, nonostante i sermoni di Fedez, si ostinano a non condividere la necessità della legge arcobaleno. Sono insomma gli auditi in commissione Giustizia al Senato. Parola di Alessandro Zan.