2025-11-14
Sequestrati 2 milioni a Tulliani. Il cognato di Fini è ancora latitante
Requisiti una villa, conti correnti accesi in Italia e all’estero e due automobili, di cui una di lusso. I proventi di attività illecite sono stati impiegati nuovamente per acquisizioni di beni immobili e mobili.Lo Scico della Guardia di finanza ha eseguito ieri un decreto di sequestro per circa 2,2 milioni di euro emesso dal Tribunale di Roma su proposta dei pm della Direzione distrettuale Antimafia, nei confronti di Giancarlo Tulliani, attualmente latitante a Dubai e fratello di Elisabetta Tulliani, compagna dell’ex leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale della Capitale ha disposto nei confronti di Tulliani il sequestro di una villa a Roma, di conti correnti accesi in Italia e all’estero e due autovetture di cui una di lusso, per un valore complessivo, come detto, di circa 2,2 milioni di euro. «Il profitto illecito dell’associazione, oggetto di riciclaggio, veniva impiegato, oltre che in attività economiche e finanziarie, anche nell’acquisizione di immobili da parte della famiglia Tulliani, in particolare Giancarlo», spiega una nota. «Quest’ultimo, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro di provenienza illecita, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, ha trasferito le somme all’estero, utilizzando i propri rapporti bancari.Proventi illeciti venivano reimpiegati in acquisizioni di beni immobili e mobili, sottoposti a sequestro dalla Guardia di Finanza». La vicenda processuale è quella legata, tra le altre cose, alla vendita dell’appartamento situato nel Principato di Monaco donato ad An dalla contessa Anna Maria Colleoni. Nel lontano 2010, in pieno scontro politico tra Fini e l’allora premier Silvio Berlusconi, la vicenda del quartierino a Montecarlo in boulevard Princesse Charlotte 14, venduto da An nel 2008, secondo i pm sottocosto, a una società con sede a Santa Lucia, nelle Antille olandesi, e poi finito nella disponibilità di Tulliani, aveva occupato per settimane le pagine dei giornali vicini al centrodestra. Il caso era poi riesploso nel 2017, quando le indagini svolte dalla Guardia di finanza per conto dei pm capitolini avevano svelato un presunto giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro, i profitti illeciti accumulati da Sergio, Elisabetta e Giancarlo Tulliani, che dopo la notizia della nuova inchiesta, nel corso della quale era stato colpito anche da un’ordinanza di custodia cautelare, aveva trovato riparo come latitante a Dubai. Dopo averlo inizialmente arrestato, le autorità locali lo avevano poi scarcerato senza mai accogliere la richiesta di estradizione presentata dall’Italia. Dietro all’operazione, secondo l’operazione, c’era il re dei videopoker Francesco Corallo, col quale Fini aveva stretto rapporti e che avrebbe finanziato la famiglia Tulliani con somme milionarie. Il 30 aprile del 2024 i giudici della quarta sezione collegiale del Tribunale di Roma hanno condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Fini e a 5 anni la sua compagna Elisabetta Tulliani per riciclaggio. Il tribunale ha inoltre inflitto 6 anni a Giancarlo Tulliani, 5 anni al padre Sergio. Secondo i giudici, Fini, che a differenza dei Tulliani, è stato condannato «limitatamente al segmento di condotta relativo all’autorizzazione alla vendita di un appartamento sito nel Principato di Monaco», autorizzò l’affare nonostante fosse consapevole dell’incongruenza del prezzo rispetto al valore di mercato, «favorendo così la società offshore legata ai suoi congiunti, in particolare Giancarlo Tulliani». Il quale, ricostruiscono i giudici, privo di un solido profilo professionale, aveva interesse nell’acquisto e Fini per le toghe si adoperò personalmente per introdurlo in ambienti dai quali potesse trarre vantaggio economico. Il giorno della requisitoria dei pm Elisabetta Tulliani, aveva chiesto di rendere deposizioni spontanee. Visibilmente emozionata, la donna aveva letto un testo che era un atto di accusa nei confronti del fratello Giancarlo. «Dopo un lungo travaglio interiore» aveva detto la Tulliani «sento l’obbligo morale di offrire un contributo alla verità. Finora non ho partecipato al processo per non turbare, alla luce dell’eco mediatica, le mie figlie ancora adolescenti. Il processo ha già turbato la mia famiglia, ma il mio silenzio continuerebbe a danneggiare le persone a me care. Sento il dovere di confessare a collegio giudicante le mie responsabilità: ho nascosto a Gianfranco Fini padre delle mie figlie le intenzioni di mio fratello di acquistare la casa di Montecarlo. Ero certa che il denaro per l’acquisto fosse di mio fratello. Non ho mai detto a Fini del denaro ricevuto da mio padre, di cui ignoravo la provenienza. Il comportamento di mio fratello è la più grande delusione della mia vita. Mai avrei immaginato che mi avrebbe coinvolto in vicende che ho appreso dalle indagini e che mi hanno travolta». Adesso, per il cognato dell’ex presidente della Camera è arrivato il maxi sequestro, che per la presenza di un’auto di lusso tra i beni colpiti, fa tornare alla mente le foto della sua Ferrari blu targata Principato di Monaco, comparse sui giornali nel 2010. Di certo, il provvedimento renderà più difficoltosa la latitanza di Tulliani a Dubai.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
Continua a leggereRiduci
Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)