2023-10-23
Zaki va da Fazio ma non dice nulla
Dopo aver attaccato con violenza lo Stato ebraico sui social, l’attivista egiziano evita altre fesserie e parla a vuoto nell’intervista a «Che tempo che fa». Resta lo spot al libro.Dev’essere stata dura vedere Patrick Zaki liberato durante il governo di Giorgia Meloni. Dev’essere stata lunga e dolorosa la gastrite della sinistra di lotta e di governo; assistere a una tempistica così sfortunata da non riuscire a ringraziare neppure la diplomazia italiana, tre mesi dopo. Il grande silenzio continua a Che tempo che fa emigrato sul Nove, laggiù in fondo al telecomando, dove Fabio Fazio ha deciso di finire a 2,5 milioni l’anno per quattro anni. E dove Zaki, presentato come «un grande italiano», fa passerella parlando in inglese (a un certo punto si arrende anche il traduttore) senza dire nulla. Forse per non rischiare di continuare nel rosario di invettive a Israele, da ultrà della causa palestinese proprio nei giorni dei massacri di Hamas. Frasi che gli erano costate l’invito due settimane fa.Lo studente egiziano di 32 anni presenta il libro autobiografico Sogni e illusioni di libertà (La nave di Teseo), balbetta banalità sulla pace in Medio Oriente («Tutti noi dobbiamo pensarci e dobbiamo pensare a come riportare gli ostaggi indietro», «Bisogna chiedere ai leader di prodigarsi per la pace»). È moderato, prudente, sembra un lontano parente rispetto al militante barricadero con keffiah delle prime ore sui social. Il bravo presentatore deve averlo catechizzato, gli fa domande mirate a ridisegnare il personaggio. Una su tutte. Fazio: «Hamas ha colpito in modo infame anche la causa palestinese?». Zaki, in tuffo carpiato con avvitamento: «Questo perché la violenza produce violenza».Poi spiega le sue sofferenze nelle carceri d’Egitto, tema chiave del saggio. Parla a mani giunte, in perfetta armonia faziana, e fatica a reggere il ruolo di intellettuale da Salman Rushdie del terzo millennio appiccicatogli da chi lo ha adottato, strumentalizzando la sua vicenda. Zaki è un ragazzo con la barba da attivista mediorientale e un orizzonte tutto da decifrare, con la giovane moglie in prima fila e un grande interrogativo sulla testa: ciò che ha scritto si ritorcerà contro di lui? «La verità ha un prezzo ma non ho paura delle conseguenze. È mio dovere aiutare i prigionieri ancora imprigionati ingiustamente in Egitto per le loro idee». Durante il periodo in carcere modellava i pezzi degli scacchi con il sapone, temeva di trascorrere 20 anni fra le sbarre, fu colpito da un inserviente con un vassoio sulla schiena e ricorda con orrore la gabbia della brutalizzazione «dove tutti vengono trattati come animali».All’inizio della serata Fazio prende una rincorsa lunga con curiale ambiguità e conferma di non essere cambiato. Affronta l’affaire Meloni spiegando a Concita De Gregorio: «Non voglio entrare nella vicenda privata della premier, ma ci entro». Dieci minuti di commenti, con la giornalista che di fatto aggiunge: «Sarei per la discrezione assoluta ma non la pratico». La battuta più imbarazzante è quella del fu direttore de La Stampa, Massimo Giannini, felicemente ricomparso in video (quindi non si è buttato dalla pila delle rese): «Mentre il mondo è in pena per la striscia di Gaza, nella piccola Italia siamo in pena per ciò che rivela Striscia». Nessuno ride. Fra Zaki e la causa Giambruno-palestinese, Fazio sembra ingrassato e contento, si ritrova felicemente gruppettaro. E involontariamente dimostra quanto bene ha fatto la Rai a lasciarlo andare a Discovery, a salutare col fazzoletto dalla banchina uno showman che - dietro il servizio pubblico - spesso ha avuto un occhio di riguardo per i servizi a una parte politica. Ciò che ieri era surrettizio, oggi è evidente. Poiché l’ultima parola è sempre la sua, il fratacchione chiude la preghiera di «compieta» sussurrando contrito: «In Medio Oriente c’è una fratellanza, c’è un’umanità profonda da ritrovare». Se lo dice papa Francesco è tutto, se lo dice lui è il nulla. Difficile che ci arrivi.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)