2024-08-21
Albero integro, scafo intatto e l’ultimo disperato allarme: lo yacht inabissato è un giallo
Il razzo d’emergenza non è bastato, il veliero è sparito in 60 secondi. Ancora disperso il magnate Mike Lynch. Il cui coimputato nel processo per frode muore investito da un’auto.Ci sono due tragedie, con diversi punti in comune, sulle quali si stanno arrovellando parallelamente gli investigatori italiani e i detective inglesi: una cela le sue verità nelle acque profonde siciliane, l’altra su una strada tranquilla della campagna inglese. Due casi distanti, ma legati da non pochi dettagli. A saldarli sono due manager con dei contatti che emergono dal loro passato e che gettano ombre su ciò che è loro accaduto.Il primo mistero è in fondo al mare. Dove un veliero di lusso, il Bayesian, un gioiello della navigazione a vela, ora è un relitto. Verso l’alba del 19 agosto il vento ha deciso che il viaggio doveva finire. Una tromba marina ha colpito lo yacht, che si è inclinato, poi ha cercato di rialzarsi, infine è affondato. È colato a picco portandosi probabilmente dietro sei passeggeri (sorpresi nel sonno), tra cui il proprietario, Mike Lynch, un nome che fa tremare il mondo della tecnologia. Lynch, soprannominato il «Bill Gates del Regno Unito», è un magnate, noto come il fondatore della società Autonomy. E ora è disperso. Come Jonathan William Bloomer, inglese, un gigante del mondo finanziario, veterano della finanza britannica e presidente di Morgan Stanley international, Anne Elisabeth Judith Bloomer, sua moglie, la figlia di Lynch, Hannah, 18 anni, Christopher Jude Morvillo, un avvocato americano e sua moglie Nada. Il mare li ha presi e non li ha restituiti, in un naufragio che lascia più domande che risposte. Le due giovanissime hostess superstiti ora dicono di essere «vive per miracolo». Recaldo Thomas, lo chef canadese-antiguano che lavorava sul Bayesian, invece, è l’unica vittima accertata del naufragio. Tutte le testimonianze sembrano d’accordo su un affondamento avvenuto in pochi minuti: e lo confermerebbe un video ripreso dalle telecamere di sicurezza di una villa che sorge sulla rada di Porticello, la frazione marinara del Comune di Santa Flavia (Palermo) in cui è avvenuto il disastro marittimo. Lo ha mostrato la Tgr siciliana e racconta gli ultimi attimi prima dell’inabissamento: si vede, per 60 secondi, il veliero con il suo albero imponente e illuminato. Poi la luce scompare. E quello, molto probabilmente, è il momento in cui lo yacht va giù. Sopra quel veliero il vento soffiava forte, ma non abbastanza da spezzare l’albero maestro. Lo dicono i sub, lo conferma un robottino della Guardia costiera. L’albero è ancora lì, intatto, quasi a voler sfidare la tempesta e il mare che l’ha inghiottito. Eppure, qualcosa è andato storto. Qualcosa che non si vede, che sfugge agli occhi umani e anche a quelli elettronici. Gli investigatori italiani cercano di ricostruire cosa sia accaduto quella notte. Ma ogni indizio porta a nuove incertezze. Il vento, la tempesta, il mare stesso sembrano nascondere qualcosa. Un pescatore ha trovato solo un piccolo dispositivo galleggiante, un Epirb, che ha lanciato un segnale di emergenza. Alcuni testimoni hanno anche riferito di aver visto un razzo rosso partire dallo scafo. E di certo dall’imbarcazione il momento di difficoltà è stato segnalato. Il relitto, però, non ha falle, dicono gli esperti. Non ci sono segni di rottura. La causa, insomma, non è l’albero maestro, né una crepa nello scafo. Gli esperti ora indicano l’importanza di verificare la posizione della chiglia retrattile, per controllare se fosse stata sollevata oppure no, ma anche la proporzione fra l’altezza dell’albero, oltre 72 metri dalla linea di galleggiamento, e la lunghezza della barca, di 56 metri, forse un po’ elevata per una barca da crociera seppur pesante (circa 550 tonnellate). Le criticità potrebbero rinvenirsi quindi nella progettazione. Il Bayesian, però, è stato definito la miglior barca da crociera al mondo nel 2009 e non solo per il record dell’albero di alluminio più alto. E c’è un ultimo dettaglio, che ieri ha fornito l’agenzia di stampa Nova, e che di certo non aiuta a rendere meno oscuro il caso: la Darktrace, un’azienda di sicurezza informatica fondata da Lynch, che pare occuparsi in modo spinto di intelligenza artificiale, ha rapporti consolidati con l’intelligence israeliana ed è ben nota ai servizi segreti internazionali, italiani compresi. Gli israeliani, però, avrebbero usato i sistemi dell’azienda britannica per individuare alcuni dei massimi dirigenti di Hamas. Ma non è l’unica società di Lynch che presenta degli aspetti particolarmente delicati. Due mesi fa il manager è stato assolto da un’accusa di frode per 11 miliardi di dollari legata alla vendita di Autonomy a Hewlett-Packard. Ed è in questo punto preciso che la tragedia si salda a un altro caso. Stephen Chamberlain, ex top manager di Autonomy, sabato scorso è stato investito da un’auto, una Vauxhall Corsa blu, che l’ha travolto mentre faceva jogging in aperta campagna, nel Cambridgeshire. Un incidente, dicono. Una fatalità. Anche perché la donna che guidava l’auto si è fermata e ha cercato subito di prestare soccorso. Ma è il contesto in cui è avvenuto l’incidente che getta un’ombra lunga e sinistra. Chamberlain era stato coinvolto nello stesso processo per frode che ha affrontato Lynch. E, come Lynch, era stato assolto. Colleghi, forse amici, ed entrambi coinvolti in un caso giudiziario che avrebbe potuto rovinarli. Hanno difeso tutti e due la loro reputazione con il coltello tra i denti. Entrambi assolti, ma entrambi destinati a un tragico destino. Coincidenze? In Inghilterra i media parlano di una «maledizione» che sembra abbattersi sui vertici di Autonomy. Azienda che Chamberlain aveva lasciato dopo lo scandalo, cercando una nuova vita. Si era occupato delle finanze di una squadra di calcio, il Cambridge United, e aveva iniziato una nuova carriera. Pure lui però aveva avuto a che fare con la Darktrace, della quale, risulta alla Verità, è stato uno dei direttori per sette anni e tre mesi, dall’aprile 2016 al giugno 2023. Lynch, invece, ha avuto un ruolo importante proprio nel momento della fondazione dell’azienda, nel 2013, a Cambridge. Tra i fondatori, infatti, oltre a Lynch ci sarebbero altri nomi di matematici ed esperti di difesa informatica provenienti dalla Invoke capital, altra impresa del Bill Gates inghiottito dal mare. Nell’aprile 2021 Darktrace è stata quotata alla Borsa di Londra con un valore di mercato di circa 2,5 miliardi di sterline, a dimostrazione di come l’azienda sia rapidamente diventata leader mondiale dell’intelligenza artificiale per la cyber security. Attirando le attenzioni dell’intelligence israeliana. E ora anche dei media.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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