2018-07-22
Caro sindaco ti ho difeso ma gli alibi sono finiti
È vero che i guai romani sono antichi. Ma Virginia Raggi non ha trovato soluzioni.Dopo la sua elezione alla guida del Campidoglio fummo fra i pochi a difenderla. Su di lei, sindaco di Roma da pochi mesi, stampa e tv si erano infatti accaniti al fine di dimostrarne l'inadeguatezza. Virginia Raggi veniva descritta dai cronisti come una specie di Ambra teleguidata da una regia occulta. Una volta a suggerirle le mosse era un ex collega avvocato, passato guarda caso dallo studio di Cesare Previti. Un'altra era Renato Marra, un funzionario del Comune assai svelto nel districarsi fra politica e amministrazione e altrettanto rapido nel farsi gli affari propri. Un'altra ancora a dettarle le scelte era il suo segretario politico, quello che le aveva perfino intestato una polizza assicurativa. Ogni volta, oltre a sottolinearne l'impreparazione, ovviamente si lasciava intendere che la poveretta si fosse infatuata del suggeritore di turno, quasi fosse una casalinga disperata. Se la difendemmo in quei primi mesi dell'estate del 2016, quando la Raggi era appena giunta con le lacrime agli occhi al vertice del più grande municipio d'Italia, non fu certo per simpatia verso la sindaca grillina, ma perché giudicammo che a Ignazio Marino, assai più impreparato di lei, non fosse stato riservato un analogo trattamento. Anzi: con l'allegro chirurgo, quello defenestrato dal suo stesso partito per gli scontrini e le cene, la stampa fu molto indulgente, evitando di sghignazzare di fronte alle sue gaffe. L'auto parcheggiata regolarmente in divieto di sosta in zona a traffico limitato, il peregrinare in bicicletta su e giù per i colli da un ministero all'altro, le continue trasferte negli Stati Uniti, gli errori nelle nomine dei funzionari comunali, il finanziamento ottenuto da Salvatore Buzzi, il boss di Mafia Capitale, lo schiaffo di papa Francesco che lo accusò di essersi imbucato nel viaggio americano. Con Marino c'era da ridere quasi ogni giorno, ma i grandi giornali preferirono rimanere seri e compassati, parlando il meno possibile di ciò che accadeva nella Capitale. Con la Raggi no: tra stampa e sindaco fu odio a prima vista. E a lei, forse perché donna, non fu perdonato niente, soprattutto non le fu perdonato di aver ereditato un Comune in bancarotta e di provare a non farlo fallire. Ciò detto, se due anni fa fummo tra i pochi a invocare una moratoria che consentisse alla Raggi di dimostrare quanto sapesse fare e se fosse in grado di guidare una grande metropoli, oggi non possiamo non chiedere conto del suo operato. Ribadiamo: non siamo pregiudizialmente contro la signora, come non lo siamo nei confronti di nessun altro amministratore. Tuttavia, non possiamo non vedere la lentezza con cui procede quella che avrebbe dovuto essere la giunta del cambiamento. È vero, il Comune è super indebitato e grazie ai predecessori della Raggi ha servizi da Terzo mondo, a cominciare dall'Atac, l'azienda di trasporti cittadini, per proseguire con l'Ama, ovvero la nettezza urbana, e così via. Tutto non funziona o funziona male. Tutto è indebitato fino al collo. E però Virginia Raggi sta in Campidoglio da due anni e dunque da lei qualche cosa ci si aspetta, altrimenti era meglio lasciarci Marino, che almeno con le sue uscite da picchiatello faceva ridere.E invece no, la sindaca è alla guida della Capitale da 25 mesi e le strade sono una groviera, certi quartieri sembrano una discarica grazie a un servizio di raccolta dei rifiuti che va a singhiozzo, i mezzi pubblici si incendiano in pieno centro, l'amministratore dell'acquedotto cittadino sta in galera, il costruttore del nuovo stadio gli fa compagnia e il caos in città regna sovrano. L'ultima è quella che racconta in prima pagina il nostro Giacomo Amadori. Essendosi recato all'anagrafe per richiedere un certificato ha scoperto che l'ufficio anziché essere a disposizione del pubblico è a disposizione dei bagarini, i quali intercettano i numeri per accedere agli sportelli e si fanno pagare per consentire a chi ne abbia bisogno di poter ottenere i documenti anagrafici. Tutto questo sotto gli occhi distratti e forse chiusi di qualche funzionario comunale, il quale una volta sollecitato a guardarsi intorno, anziché agire e riportare l'ordine ha minacciato il nostro cronista e anche chi fra i cittadini esasperati lo spalleggiava.Ovviamente non è nostra intenzione accusare Virginia Raggi di ciò che accade dentro gli uffici dell'anagrafe, come non mettiamo la sindaca sul banco degli imputati per gli autobus in fiamme, la metro ferma, le buche nelle strade e così via. Siamo infatti consapevoli che il degrado di Roma ha origini lontane, di cui portano la responsabilità molte amministrazioni, che sulla corruzione e la lottizzazione hanno costruito il loro potere. E tuttavia se niente è cambiato è un po' di colpa anche di Virginia Raggi. Se le cose non sono migliorate, ma anzi peggiorate è a lei che ci si deve rivolgere e, visto che è quasi a metà del proprio mandato, non possiamo non invitarla a svegliarsi. A noi non piace unirci al coro, soprattutto se chi canta lo fa con pregiudizio. Però dopo due anni non possiamo tacere: cara Virginia, o ti dai una mossa, o al prossimo giro te la daranno gli elettori. Insomma: sindaca avvisata, mezza salvata.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)