2025-04-23
Berlino coprì Wuhan per blandire la Cina
L'Istituto di virologia di Wuhan (Ansa)
I giudici hanno respinto il ricorso dell’editore Axel Springer, che aveva chiesto accesso ai documenti dei servizi tedeschi del 2020 sulla nascita in laboratorio del Covid: «Le informazioni potrebbero avere ripercussioni sulle relazioni con Pechino».Per il momento, i servizi segreti tedeschi (Bnd) non sono obbligati a divulgare ai media alcuna informazione relativa alla loro indagine sull’origine del Covid-19. È quanto ha stabilito ieri il Tribunale amministrativo di Lipsia, che ha respinto il ricorso della Axel Springer, il potente gruppo editoriale proprietario, tra gli altri, dei quotidiani Bild, Die Welt e Politico. La richiesta dell’editore, che aveva presentato un’ingiunzione d’urgenza al Tribunale federale, era nata da una serie di rivelazioni che, lo scorso marzo, avevano animato il dibattito sia tedesco che internazionale, scatenando anche la reazione piccata della Cina. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, infatti, gli 007 tedeschi avrebbero avvisato già nel 2020 l’allora cancelliere Angela Merkel che, con ogni probabilità, la pandemia globale era scoppiata a causa di un errore di laboratorio avvenuto nell’Istituto di virologia di Wuhan. Lo stesso Olaf Scholz, succeduto alla Merkel e informato del report dei servizi, avrebbe deciso di tacere.Respingendo il provvedimento della Axel Springer, i giudici di Lipsia hanno motivato la sentenza sostenendo che, nel diritto alla libertà di stampa, rientra senz’altro anche il diritto all’informazione degli editori. In questo caso tuttavia, si legge in un comunicato, «si oppongono interessi privati o pubblici prevalenti». Nello specifico, hanno argomentato gli ermellini, «i servizi segreti (Bnd) hanno dimostrato in modo plausibile che le informazioni richieste potrebbero compromettere la loro capacità operativa, nonché danneggiare gli interessi esteri della Germania». Qualora i risultati dell’indagine degli 007 fossero divulgati, spiega il comunicato del tribunale, «si potrebbero trarre conclusioni sulle fonti di informazione, sulle capacità e sui metodi di lavoro del Bnd». Ma non solo: «Queste informazioni potrebbe avere anche ripercussioni economiche e politiche significative sulle relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare cinese e, quindi, sulla politica estera tedesca».Tutto era iniziato lo scorso 12 marzo, quando una ricerca della Süddeutsche Zeitung e della Zeit aveva rivelato che i servizi di intelligence tedeschi avevano lanciato nel 2020 un’operazione segreta denominata Saaremaa, giungendo alla conclusione, già nello stesso anno, che la cosiddetta «teoria del laboratorio» sull’origine del Covid era «certa all’80-95%». L’indagine, inoltre, era stata commissionata dalla cancelleria, che avrebbe mantenuto riservati i risultati dell’operazione Saaremaa. Nonostante la grande eco riscossa dalla notizia, l’ex cancelliera Merkel ha negato ogni accusa di insabbiamento. Secondo un’indagine condotta dalla Neue Zürcher Zeitung, inoltre, i servizi segreti disporrebbero di analisi del tasso di adattamento del genoma del virus nel periodo di trasmissione all’essere umano: dati che, come riferiva il quotidiano svizzero, sono più coerenti con la teoria del laboratorio. Stando alla Süddeutsche Zeitung e alla Zeit, del resto, il Bnd aveva basato le sue scoperte su informazioni provenienti da esperimenti sugli animali e su studi scientifici in parte inediti del 2019 e del 2020, che già si occupavano dell’effetto dei coronavirus sul cervello: al laboratorio di Wuhan, insomma, erano già disponibili molte informazioni sul Sars-cov-2 in maniera insolita e perciò sospetta. Secondo diverse testate tedesche, peraltro, il Bnd avrebbe scoperto che a Wuhan venivano condotti esperimenti delicati e rischiosi che, però, non sarebbero stati effettuati rispettando gli opportuni protocolli di sicurezza. Malgrado la teoria del laboratorio sia nota da tempo anche in ambienti scientifici, in Germania l’opinione dominante ha sempre sposato la teoria della trasmissione naturale del virus, ossia la cosiddetta «zoonosi», mentre l’ipotesi dell’errore umano veniva derubricata a «complottismo»: un trucco dialettico che, purtroppo, abbiamo conosciuto bene anche in Italia. Ecco perché, lo scorso marzo, la notizia sull’indagine dei servizi segreti è stata tanto esplosiva. A condannare i «cospirazionisti» che sostenevano la teoria del laboratorio, tra gli altri, c’era anche la virostar Christian Drosten, una sorta di Roberto Burioni in salsa teutonica. Ebbene, secondo gli organi di stampa tedeschi, dal dicembre 2024 gli 007 del Bnd hanno iniziato ad avvalersi della sua consulenza per valutare i dati raccolti a Wuhan e, magicamente, Drosten ha cominciato ad abbassare i toni e ad ammettere che la teoria del laboratorio è senz’altro plausibile. Di più, ovviamente, non ha potuto dire.Sulla scia delle rivelazioni della stampa, inoltre, si era mossa anche la commissione parlamentare di controllo (Pkg), che supervisiona l’operato dei servizi segreti, la quale aveva chiesto al governo di rendere pubblici i risultati dell’indagine. La sentenza emessa ieri dal Tribunale di Lipsia, però, ha rimandato tutto a data da destinarsi. E il motivo è anche piuttosto intuitivo: nel momento in cui gli Stati Uniti hanno messo la Germania sotto pressione con il varo dei dazi, farsi nemico un potente partner commerciale come la Cina non è affatto una buona idea.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
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