2019-11-12
Vox azzoppa Sánchez. Il «guapo» spera nell’inciucio con il Pp
Né destra né sinistra possono governare da sole: terzo schiaffo per i socialisti. Abascal raddoppia i seggi. Ciudadanos evapora.Pedro Sánchez tenta di farla passare come terza vittoria dei socialisti, ma in realtà per il Psoe è la terza sconfitta in quattro elezioni negli ultimi quattro anni. Alle politiche di domenica in Spagna il partito del premier è arrivato sì primo, ma ha perso tre deputati e non ha guadagnato né dalla retrocessione della sinistra di Podemos (-sette seggi rispetto alle elezioni dello scorso 28 aprile) né dalla disfatta di Ciudadanos (-47 seggi). Poteva cercare di governare dopo aver ottenuto il 28,7% dei voti degli spagnoli, ha pensato di raddoppiare andando a nuove elezioni dove, invece, ha perso ulteriore consenso.Quel che è peggio, per i socialisti, è aver regalato seggi al Partito popolare (+22) e a Vox (+ 28), continuando a occupare il primo posto (28,1%), ma riducendo le distanze dal Pp (secondo partito, passato da 16,7% a 20,8%) e da Vox (terzo partito, con un'impennata da 10,3% a 15,9%). Ancora una volta il Psoe non avrà i numeri per governare: al Congresso servono 176 voti. Nemmeno a destra si riuscirebbe a dar vita a una maggioranza. Il primo effetto di queste elezioni sono state le dimissioni di Albert Rivera, presidente di Ciudadanos (Cs). La formazione arancione, nata come forza di centro, liberale e «progressista», che metteva la lotta alla corruzione tra le sue priorità, si è spostata sempre più a destra ma senza acquistare credibilità. Da aprile ha perso 47 dei suoi 57 seggi e 2,3 milioni di elettori, è sprofondata dal terzo al sesto posto dopo Erc, la sinistra repubblicana di Catalogna (il partito di Oriol Junqueras, in carcere), che ha ottenuto 13 deputati, votati solo in quella regione. Rivera lascia il partito e la politica. Brutto risultato anche per Pablo Iglesias, che ha perso sette deputati, tre ne ha regalati al suo ex braccio destro Ínigo Errejón e alla sua nuova formazione Más País. Resta il quarto partito più votato ma è stato sorpassato dai sovranisti di Vox. Altro che Unidos Podemos, la formazione viola ha continuato a insistere per una coalizione di sinistra, sempre respinta da Sánchez, e dai 71 deputati che aveva ottenuto nelle elezioni del 2016 se ne è ritrovata con la metà, 35. Ieri il leader del Psoe ha lasciato intendere che ci potranno essere accordi con Iglesias (che pretende sei o sette ministeri), però sommando i voti di socialisti, Podemos e Más País si arriverebbe solo a 158. Ben lontani dalla maggioranza necessaria. Diventerebbe ancora una volta indispensabile l'appoggio dei partiti indipendentisti catalani, cercando accordi con i 13 deputati di Erc, gli otto di Junts per Catalunya, i due della sinistra estrema della Cup. Sánchez continua a ripetere di non voler scendere a patti con i secessionisti, ma ha anche ribadito che esclude l'ipotesi di una coalizione di governo con la destra. Pablo Casado, leader del Pp, attende fiducioso. Intanto tira un sospiro di sollievo, i popolari sono cresciuti rispetto ad aprile quando si ritrovarono con il minimo storico di 66 deputati. Erano 137 dopo le elezioni del giugno 2016. Resta il tormento per i tanti voti ceduti alla destra del Pp, a Vox, il partito sovranista di Santiago Abascal che ha saputo catturare lo scontento: più di 3,6 milioni di spagnoli l'hanno scelto. Un'affermazione imponente, quella di un partito che in sette mesi è passato da 24 a 52 seggi e che lo scorso anno nemmeno aveva un deputato. Vox non è un partito neo franchista. L'ha ricordato anche su Repubblica l'acclamato scrittore Manuel Vilas: «In Spagna non ci sono tre milioni di franchisti. È gente scontenta per una serie di questioni, ma non sono franchisti». Abascal ha saputo far suo il sentimento patriottico degli iberici, indignati e preoccupati per il pericolo secessionista non affrontato con la giusta fermezza dal governo di Madrid. Convince anche per la sua politica contraria all'immigrazione irregolare: il suo partito è risultato il più votato a Ceuta, enclave che soffre la pressione di essere con Melilla la frontiera più a Sud d'Europa. Ha superato il Pp ad Almeria, che con Alicante ha il maggior numero di immigrati di tutta la Spagna: quasi il 20% dei residenti. Ci sono scuole, come al El Ejido dove si trova la concentrazione di serre di ortaggi più alta d'Europa, con il 90% degli alunni stranieri. Ieri Pedro Sánchez ha rifiutato ancora una volta di incontrare il leader del partito sovranista, confermando il disprezzo per il voto degli spagnoli. Gli opinionisti ipotizzano accordi diversi tra le forze politiche, ma l'idea che avanza è che alla fine si arriverà a un accordo di grande coalizione tra popolari e socialisti. Un inciucio bello e buono per non andare una quinta volta alle elezioni. Intanto ieri è iniziata la prima delle tre azioni di protesta annunciate dalla piattaforma Tsunami democràtic, che continua a operare indisturbata chiamando i più violenti a operazioni di sabotaggio. Centinaia di manifestanti hanno cercato di bloccare la frontiera della Catalogna con la Francia, bloccando il traffico stradale.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.