2022-07-27
Dalai Lama e Greta per il pianeta. Contro l’uomo
Greta Thunberg ha scritto un libro con il Dalai Lama sui cambiamenti climatici propugnando una filosofia che disprezza le persone. Dottrina che apre le porte a un totalitarismo insidioso. Ma che la stampa progressista, ossessionata dal «fascismo» di Fdi, applaude.L’ipocrita miopia italica fornisce ogni giorno nuovi ed emozionanti spunti. In queste ore stuoli di improvvisati fascistologi s’affannano a lanciare l’allarme sul ritorno delle oscure forze della reazione guidate da Giorgia Meloni. Alcuni pittoreschi personaggi cercano di dimostrare inesistenti legami fra la destra che aspira al governo e la cosiddetta «destra estrema», la cui colpa principale sarebbe appunto quella d’essere estrema (chissà perché). E intanto che si cerca il manganello nell’occhio altrui, passano inosservate le foreste di travi che stanno nello sguardo progressista. Gli indignatissimi quotidiani che più si sgolano sul fascismo eterno sono esattamente gli stessi che ieri portavano acqua al mulino ecologista di Fridays for future. La Stampa ha pubblicato, con tanto di foto in prima pagina, un roboante intervento di Greta Thunberg; su Repubblica campeggiava un commento di Riccardo Luna sulla necessità di scusarsi con la suddetta Greta per non averla abbastanza ascoltata, e per la tiepida adesione che ancora dimostriamo nei confronti della lotta green.Lo spunto d’attualità per i due articoli lo ha fornito il festival degli attivisti verdi che si svolge in questi giorni a Torino. Fridays for future ha organizzato un campeggio ecologista e una serie di incontri gentilmente ospitati dalla locale università. Il tutto impreziosito dal sostegno del Comune, che ha fornito supporto e pubblicità. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi con dovizia di particolari, il circo green torinese è stato messo in piedi con il robusto contributo del centro sociale Askatasuna, ovvero una organizzazione di bravi ragazzi che nel corso degli anni ha collezionato parecchi procedimenti giudiziari. Giusto qualche settimana fa, un tribunale ha stabilito che all’interno del centro sociale si sia incistata una associazione a delinquere in qualche modo legata al movimento No Tav. Per inciso, il festival di Fridays for future è curiosamente gemellato con la storica kermesse No Tav che si svolge nei pressi della Val di Susa.In estrema sintesi: mentre gli amici progressisti perdono tempo ad analizzare il dna della destra in cerca di filamenti fascistoidi, la sinistra istituzionale spalleggia gli antagonisti violenti, li sponsorizza e dà loro ampio spazio sui giornali imbellettati. Quanto a doppia morale, come sempre, siamo ai massimi livelli. Tanto che potremmo persino soprassedere: alla viscida falsità sinistrorsa siamo da tempi abituati. Il fatto è che esiste un aspetto ancora più inquietante di tutta questa faccenda green, il quale va ben al di là delle imprese criminali di qualche avanzo di centro sociale.Leggendo con attenzione ciò che scrive Greta Thunberg e, soprattutto, ciò che scrivono i suoi esegeti italiani, è difficile non avvertire un brivido lungo la spina dorsale. Bisogna essere ottusi per non rendersi conto dei toni millenaristici utilizzati dai profeti della lotta al cambiamento climatico. Non si può non notare come il loro pensiero rientri nel filone dello gnosticismo rivoluzionario, da sempre il più efficiente produttore di autoritarismi.Greta, lo ha fatto anche ieri sulla Stampa, usa dividere il genere umano in due. Da una parte ci sono i puri, cioè coloro che si sono risvegliati e hanno acquisito consapevolezza sui temi ambientali. Sono, costoro, i possessori della gnosi ecologista, gli unici che possono salvare il mondo altrimenti destinato alla corruzione totale. Dall’altra parte ci sono invece gli impuri, coloro che ancora vivono nell’oscurità o, peggio, rifiutano il messaggio di salvezza veicolato dagli attivisti green. Analoghi concetti emergevano con chiarezza pure dall’articolo di Riccardo Luna su Repubblica. Egli, dopo aver invitato il popolo impuro a scusarsi con la divina Greta, se l’è presa con gli stolti che ancora non si sono convertiti al verbo verde. Costoro - ignoranti! - non capiscono che grazie all’ecologismo potremmo presto costruire «un mondo nuovo, libero dalla tirannia dei combustibili fossili e della plastica. Un mondo alimentato da energie rinnovabili e con un rapporto più sano, rispettoso, con le risorse del pianeta». In pratica, un paradiso in Terra che gli illuminati regaleranno a quanti avranno il coraggio di rinunciare allo schifoso materialismo che ancora lega gli uomini ai combustibili fossili e al condizionatore.Vale la pena di soffermarsi un istante su quest’ultimo passaggio. L’ecologismo in stile Greta sembra proporre una versione commerciale e facilona di alcune dottrine orientali, e forse non è un caso che il pensiero della giovane Thunberg trovi punti di contatto (al ribasso, ovviamente) con quello del Dalai Lama, ben evidenziati in un volume a doppia firma appena uscito per Baldini e Castoldi (si intitola Insieme per salvare il pianeta. Obiettivi comuni contro il cambiamento climatico). Gli attivisti green propongono una sorta di ascesi del tutto priva di elementi spirituali. Essi teorizzano il distacco dalla materia, che è inevitabilmente corrotta. Detta in modo brutale: la rinuncia al riscaldamento o al condizionatore in nome della lotta verde è simile alla rinuncia alle passioni terrene che il monaco buddista ricerca con perizia. E pazienza se, nel caso della Thunberg, si tratta di un bel mondo per impacchettare l’impoverimento dei ceti medi e popolari a beneficio di un mutamento del sistema economico che di certo non dispiace ai colossi transnazionali.Alla base di questa filosofia c’è, in fondo, il disprezzo per l’essere umano. Il corpo non è che una prigione da cui distaccarsi quanto prima, la beatitudine sta nella dissoluzione del singolo, l’illuminazione giunge soltanto quando il distacco dalla corruzione del reale è completato. In questo quadro, non stupisce che gli ambientalisti più radicali arrivino a considerare l’uomo un cancro e a propagandarne l’estinzione, a desiderarne l’annichilimento e la riduzione a composto organico, a immondizia (leggere per credere i testi della cyberfemminista Donna Haraway).Ebbene, questo genere di dottrine sono l’anticamera del totalitarismo, e il linguaggio con cui vengono ormai quotidianamente esposte non fa che confermarlo. Talvolta persino con qualche sfumatura grottesca: è curioso che nessuno, a Repubblica, abbia trovato qualcosa di strano nel titolo del commento di Riccardo Luna sulla «tirannia della comodità». L’opposizione alla vita comoda era uno dei mantra del fascismo, e oggi si ripropone in farsa sotto la vernice ecologista. Una farsa pericolosa, tuttavia, poiché punta a modificare radicalmente il modo in cui tutti noi stiamo al mondo, al fine di raggiungere obiettivi molto discutibili.Dunque attenti ai sedicenti difensori dell’ambiente. Essi fingono di combattere un regime morto, e intanto portano acqua all’autoritarismo più insidioso e più vivo che ci sia.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)