2021-12-19
Sono nel caos, se la prendono coi bimbi
Dad a manetta, scuole chiuse in anticipo e ora i sindaci chiedono il green pass anche per gli studenti. Una sorta di obbligo vaccinale anche se sempre più dati dimostrano che loro con il Covid rischiano poco o nulla. E Pfizer prepara già la terza dose per i neonati.In effetti, mancando pochi giorni a Natale, le tempistiche fissate dai Vangeli sono rispettate quasi perfettamente: siamo nel periodo giusto per le persecuzioni ai danni dei bambini. Nulla di nuovo, intendiamoci. Da un po’ di tempo le istituzioni governative, a ogni livello, ci hanno abituato alla strategia del capro espiatorio: quando non sanno che fare, trovano qualcuno a cui addossare la responsabilità dell’aumento dei contagi, e spesso e volentieri si tratta dei bambini. Non importa che non siano affatto degli untori, non conta nemmeno che vari studi dimostrino come le scuole non siano pericolosi centri di diffusione dell’infezione: alla fine la mannaia cala sempre sui più giovani. La situazione è la seguente. Come ampiamente prevedibile, e nonostante le promesse - ribadite fino allo sfinimento - del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ci sono migliaia di classi in tutta Italia con casi di positività. È un problema? Teoricamente non dovrebbe esserlo. Gian Vincenzo Zuccotti, preside di medicina e chirurgia dell’università Statale di Milano, responsabile di pediatria e pronto soccorso pediatrico degli ospedali Sacco e Buzzi di Milano, lo aveva spiegato chiaramente già a settembre al nostro giornale: «Teniamo a casa solo il bambino sintomatico, che sta male», aveva detto. «Non serve mettere in quarantena tutta la classe o più classi, come già sta capitando in molte scuole. Se agiamo con ritrovata normalità, si evita di far ripartire la Dad, incubo per gli alunni ma anche per i genitori». Zuccotti, suscitando grande scandalo, aveva chiarito che se i bambini si infettano «è in forma leggera, a bassa carica virale. Non solo, mantenendo in circolazione il virus aiutano a raggiungere l’auspicata immunità di gregge, a rendere endemico il Covid». È andata esattamente così: i più piccoli si contagiano, ma i casi gravi e i ricoveri (come lo stesso professore ha confermato giorni fa) «si contano sulle dita di una mano». Il governo, manco a dirlo, non ha tenuto per nulla in considerazione l’opinione del luminare. Ha preferito sorvolare sul tracciamento, non ha predisposto i tamponi salivari, non ha agito per mettere in sicurezza le classi con appositi sistemi di aerazione e ha invece elaborato, nella vana speranza di evitare la didattica a distanza, un elaborato sistema di test da effettuarsi nelle farmacie o negli appositi centri. Risultato (certificato ieri da Repubblica): «Le Asl arrancano per fare i tamponi e incrociare i dati degli studenti ai fini delle quarantene». Che fare, dunque? Attualmente, ciascuno si regola come gli pare, e il caos è totale. I responsabili della prevenzione del Veneto, ad esempio, un paio di giorni fa hanno deciso di inasprire le misure previste per gli istituti, prevedendo la possibilità di «quarantena anche in presenza di un singolo caso». In pratica, al primo positivo (invece che dopo tre casi come sancito dal ministero) tutti a casa. Addirittura potrebbe scattare «la sospensione della didattica in presenza per l’intero plesso». C’è persino un sindaco, Giorgio Giuffra di Riva Ligure, che ha stabilito tramite ordinanza di chiudere tutte le scuole del territorio comunale, anticipando la pausa natalizia (ma per motivi che poco hanno a che fare con i festeggiamenti). Ed ecco, nel pieno del delirio, spuntare una geniale proposta. Non poteva non essere strabiliante, visto che l’ha avanzata Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, in qualità di presidente dell’Ali, cioè l’associazione dei sindaci di sinistra. Con lui si sono schierati pure i colleghi Giorgio Gori, Beppe Sala, Matteo Lepore, Gaetano Manfredi, Dario Nardella e altri. Il succo è molto semplice: green pass per gli studenti subito dopo le feste. La fantastica trovata è stata illustrata in una lettera che i primi cittadini hanno inviato a Mario Draghi e ai ministri Bianchi e Speranza. «Se non agiamo subito con il green pass nelle scuole», dicono i sindaci dem, «rischiamo di trovarci con gli istituti chiusi a breve, con la dad indistintamente per tutti i ragazzi vaccinati e non vaccinati». A oggi, la tesserina verde è richiesta soltanto agli studenti dai 12 anni in su per salire sui mezzi pubblici, e già la regola ha causato parecchi disagi. I geniacci progressisti vorrebbero estenderne l’obbligatorietà per l’ingresso in classe alle elementari, medie e superiori. Anche solo pensare una cosa del genere equivale a triturare il diritto allo studio, ma i problemi che un tale provvedimento causerebbe vanno ben oltre le questioni di principio, e riguardano soprattutto (e non a caso) i minori di 12 anni. In pratica, a partire dalla prima elementare, dunque a 6 anni, piccini e ragazzi dovrebbero sottoporsi a tamponi ogni due giorni. Ricci, bontà sua, sostiene che i test potrebbero «essere gratuiti», e a sentirlo viene da tirare testate contro al muro. Il professor Zuccotti a settembre invitava a utilizzare i test salivari e a effettuarli prima dell’inizio dell’anno scolastico: lo hanno ignorato. Adesso, dopo aver sminuito per settimane l’efficacia dei tamponi, se ne escono con la proposta di farli fare a tutti gli studenti gratis. Già le Asl faticano adesso, figuriamoci che accadrebbe se a migliaia si mettessero in coda per farsi infilare il bastoncino nel naso. Ed è esattamente qui che emerge il diabolico sottinteso della proposta dei sindaci. È evidente che il tampone ogni due giorni sarebbe un micidiale stress per i bambini tra i 6 e gli 11 anni (considerando in particolare l’invasività dell’esame) e per le loro famiglie. Dunque l’alternativa è: vaccinazione per tutti. Giusto un paio di giorni fa avevamo fatto balenare il sospetto: poiché il green pass viene emesso a vaccinazione avvenuta anche per i minori di 12 anni, quanto ci avrebbero messo i nostri eroi a renderlo effettivamente funzionante? Oggi abbiamo la risposta. La lettera dei sindaci ha dunque due obiettivi: il primo è coprire a spese dei piccoli le clamorose falle create dal governo; il secondo è forzare la mano ai genitori spingendoli con decisione verso l’inoculazione dei pargoli. Breve riepilogo. I bambini infettano poco e se si infettano non vanno incontro a conseguenze gravi. Sul vaccino nella fascia 5-11 anni fior di esperti da tutto il mondo nutrono seri dubbi (sugli effetti collaterali e pure sull’efficacia). Non è nemmeno detto che i piccoli vaccinati non continuino comunque a risultare positivi (il che riattiverebbe il circolo vizioso della dad). Nonostante ciò, si continua a insistere o con i ricatti morali alle famiglie («Se non ti fai la puntura niente Natale col nonno!») o addirittura con strampalate proposte come il green pass minorile, alla faccia della retorica su giovani e bimbi con cui ci imboniscono a getto continuo. Non sappiamo se esista un Premio Erode. Ma, se esistesse, sapremmo chi potrebbe vincerlo.
Jose Mourinho (Getty Images)