2019-05-17
Vogliono abbattere Salvini
Tra poco si vota e le inchieste sui leghisti spuntano come funghi, l'ultima a Legnano. Anche il vicepremier è nel mirino dei giudici per i voli di Stato, caso sollevato da chi chiudeva gli occhi sugli elicotteri di Matteo Renzi e cavalcato dai presunti alleati di governo. Matteo Salvini ha scavalcato Silvio Berlusconi, ma non nel cuore degli italiani, come qualcuno potrebbe pensare, e nemmeno nelle urne. No, il primato conquistato dal Capitano leghista è quello dell'uomo più odiato dell'anno. Per lungo tempo il Cavaliere è stato in cima alla classifica, vincendo la palma del politico più detestato dalla sinistra e dal culturame progressista. Oggi a prendere il suo posto è però il ministro dell'Interno: non passa giorno senza che qualcuno si aggiunga alla lista degli odiatori con un insulto, una contestazione, una minaccia o un'accusa. Al Viminale tengono pazientemente conto di tutto, ma ormai il dossier straborda. Ieri si è aggiunta all'elenco una professoressa di Palermo, per un video fatto in classe che paragonava le leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del governo. In pratica, Salvini come Hitler, perché discriminerebbe gli immigrati. Ma per non lasciare sola la docente, a contestare il vicepremier ci si è messo pure il fratello di Pino Daniele, il quale ha evocato il congiunto in uno striscione anti Lega, con opinioni postume attribuite al cantante. Per non dire poi dei selfie trappola, che quasi quotidianamente vengono architettati allo scopo di contestare e attaccare Salvini. Perfino un libro innocuo, in cui si parla di fidanzate, vita privata e pochissimo di politica, ha tenuto banco per settimane, diventando la pietra dello scandalo di un Salone del libro di cui altrimenti nessuno si sarebbe occupato, tanto era banale. Ad accendere la polemica e la mobilitazione delle forze democratiche e antifasciste è stato il nome del vicepremier, non certo quello dell'editore, che fino a prima nessuno conosceva. Del resto, a Torino, a presentare libri ci sono andati perfino i terroristi, per tacere poi del fondatore della P2 Licio Gelli e dello stampatore delle opere di Franco Freda, il neofascista accusato della strage di Piazza Fontana. No, a nessuno importava nulla di Altaforte e di Casa pound. Il vero obiettivo degli scrittori militanti era lui, il vicepremier, ovvero l'uomo forte o per lo meno colui che i compagni reputano l'uomo forte del momento. Intendiamoci, niente di nuovo sotto il sole. Sono almeno 25 anni che si ripete il rito dell'attacco nei confronti di chi, a destra, ha vinto le elezioni. Il primo a farne le spese fu per l'appunto Berlusconi, che nel 1994 riuscì a sorpresa a battere la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto. I compagni, che già si leccavano i baffi dopo cinquant'anni di opposizione e dopo aver fatto fuori, nell'ordine, la Democrazia cristiana e il Partito socialista, reagirono con rabbia. Infatti il successivo 25 aprile fu trasformato nella commemorazione non della Liberazione, ma della nuova resistenza contro il fascismo. Ad andarci di mezzo fu in parte anche Umberto Bossi che, non avendo capito quale aria tirasse, si presentò al corteo con un manipolo di leghisti: venne fischiato e insultato manco fosse in camicia nera. In compenso, l'anno dopo rimediò uno scroscio di applausi, avendo fatto cadere il governo del Cavaliere. Il popolo che fa i selfie ed espone lenzuola contro Salvini è lo stesso di venticinque anni fa, o per lo meno si tratta dei nipotini di quei contestatori. I quali hanno preso il posto dei girotondini e anche del popolo viola e dei post it. Già, perché se una volta si andava in piazza con la maglietta da funerale o con un bigliettino appiccicato sulla bocca contro ogni censura, adesso si espone alla finestra di casa una frase contro il ministro dell'Interno e se si hanno le palle si sfida la piazza per fare un selfie con lui, ma contestandolo. Donne che si baciano, uomini che cercano di baciarlo, tizi che fanno lo sberleffo: pur di metterlo in difficoltà si fa di tutto, anche cabaret. In questo clima poteva mancare la componente giudiziaria? Ovviamente no. E infatti le inchieste contro i leghisti spuntano come funghi dopo una stagione di piogge. E quando non spuntano, c'è chi si dà da fare per farle apparire. Repubblica, il quotidiano che si voltò distrattamente dall'altra parte quando sulle nostre teste volteggiavano gli elicotteri e gli aerei di Matteo Renzi, quando cioè il presidente del Consiglio dell'epoca andava in vacanza a Courmayeur con la famiglia e in campagna elettorale atterrava a Linate con il volo di Stato, ha scoperto che da settembre a oggi il ministro dell'Interno ha fatto ben 19 voli con aerei della polizia: due ogni mese. Per l'occasione lo hanno ribattezzato subito il ministro volante, forse nella speranza di essere la contraerea che lo abbatterà. Per ora si segnala solo l'apertura di una indagine della Corte dei conti alla ricerca di eventuali illeciti. Ma quando in piena campagna referendaria gli Airbus e i Falcon con a bordo il presidente del Consiglio volavano da Torino a Milano per poi ripartire alla volta del Veneto dove, guarda caso, Renzi aveva un comizio a Verona, un altro a Vicenza e un terzo a Venezia, che cos'era? Un incentivo al Pil grazie al consumo di kerosene? No, quello era solo tanto fumo. Nel caso di Salvini, invece del fumo, si vorrebbe arrosto. Naturalmente il suo.