2022-12-25
Voglia di Ottanta. A farla venire troppi anni di sinistra e sensi di colpa
True
Tom Cruise in Top Gun (Ansa)
La gente rimpiange la vita del periodo in cui il sogno di una crescita e quell'idea di felicità semplice non era affatto irraggiungibile. Lo dice la moda, che torna ai canoni di allora, la musica, con ritmi scanditi da batteria e sintetizzatore, persino il cinema con il sequel di Top Gun.Saranno stati gli ultimi nove anni trascorsi con al governo Mario Monti prima e la sinistra dopo, che hanno ridimensionato fin troppo lo stile di vita della classe media, oppure sarà che oggi va di moda - ma consuma energia - calcolare persino la propria impronta ecologica per un po' di sano green-washing, letteralmente, scusate la rima, lavarsi la faccia con l'ecologia per nascondere l'ipocrisia. O ancora che l'indigestione del politicamente corretto è arrivata al punto di innescare la cancel colture, ma sta di fatto che la gente rimpiange la vita degli anni Ottanta, il sogno di una crescita e quell'idea di felicità semplice che non era affatto irraggiungibile. Lo dice la moda, che torna ai canoni di allora - ma risparmiateci le spalline imbottite - la musica, con ritmi scanditi da batteria e sintetizzatore, persino il cinema con il sequel di Top Gun.Era bello anche perché non ci si doveva sentire in colpa se si possedeva un fuoristrada, si era considerati capaci e non dei fuorilegge se si sapeva elaborare il motore della propria due ruote. Ma quale eccessiva leggerezza, si può essere ecologici e aiutare il pianeta anche da neo yuppies; essere colorati e vivi non significa essere superficiali. Mentre il mondo dei computer – prima ancora dell'informatica così come la conosciamo – entrava nelle camerette degli adolescenti con gli Zx Spectrum e i Commodore Vic20, rimpiazzando i videogiochi da collegare alla Tv, al posto dei social e delle chat c'erano le radio ricetrasmittenti CB. Tutto sembrava aprire possibilità di lavoro, di viaggi, di successo economico e professionale.Il programma tv più amato dai ragazzi non era affatto Drive-In, che aveva il merito di prendere in giro la società di quel periodo, piuttosto Jonathan Dimensione avventura, condotto da Ambrogio Fogar, che mostrava luoghi ancora poco accessibili quanto ambiti. Quanti hanno deciso di fare gli skipper, quanti di partire per esperienze all'estero, dopo i pomeriggi davanti a Retequattro. Oggi succede con i nomadi digitali, con chi romane all'estero dopo l'Erasmus, chi molla il posto fisso per ripopolare la fattoria dei nonni.Non c'è dubbio che l'Italia, come cantava Toto Cotugno nel tormentone Italiano, avesse «troppa America sui manifesti», che si andasse in giro vestiti un po' tutti uguali definendosi paninari - e quasi tutti senza alcuna finalità politica, piuttosto voglia di accettazione - indossando uno stile Made in Usa più adatto ai ferramenta del Wyoming che ai liceali nostrani, ma basta mettere a paragone una pubblicità di quegli anni con una attuale per capire quale differenza di prospettiva ci abbia somministrato il mainstream fino a oggi. Ricordate lo spot della Vespa Piaggio? Il ragazzo dava un passaggio alla ragazza per farle raggiungere l'autobus. Ma quando questo ripartiva lei era rimasta giù, perché preferiva un'altra corsa con lui. Ebbene, quarant'anni dopo ci sono lei e lei, (lui è superato), che si invitano a cena (Wow!) usando una App per farsi portare il cibo da un lavoratore sottopagato che rischia la vita pedalando per la città. Niente a che vedere con i primi Pony Express che con quel Vespino 50 si pagavano l'università, come bene ha rappresentato Gerry Calà ne Il ragazzo del pony express (1986), film nel quale era un giovane laureato alle prese con la ricerca del primo vero incarico di lavoro. Sarà che l'età d'oro dei 45-55 enni di oggi è stata l'ultima generazione davvero felice, quella che ha visto la caduta del muro a vent'anni vivendola come una grande vittoria, senza capire che dietro il sogno europeista c'era il tentativo di realizzare una Eurss da parte di chi, invece, politicizzato e un po' invidioso di quella spensieratezza lo era, evidentemente, davvero.Se poi si guarda alla musica, nessun periodo storico è stato fecondo di stili, ritmi e successi immortali come il periodo 1983-1988. Non soltanto per il derby tra Duran Duran e Spandau Ballet, ma per quell'incredibile fiorire di autori e gruppi che dal mondo anglosassone si riversavano nelle discoteche aperte il pomeriggio e nei primi riproduttori musicali da passeggio come il Walkman. Matt Bianco, Pet-Shop Boys, Eddie Van Halen e mille altri e su tutti loro: Madonna, i Queen e Michael Jackson, un alieno irraggiungibile che riprendendo l'idea di Harry Belafonte, in una settimana, insieme con Lionel Richie riuscì a riunire i più noti colleghi del momento (45 cantanti nel gruppo Usa for Africa, dove la sigla stava per United Support Artists) per cantare We are the world, brano pubblicato a fin di bene contro la carestia in Africa. Era il 1985 e la canzone raccolse cento milioni di dollari. Non parliamo poi di cinema, tra Ritorno al futuro e Flashdance, Dirty Dancing, Top Gun e una produzione che ancora oggi fa share altissimi quando va in tv.L'epoca delle auto con l'adesivo turbo, poi che lo fosse davvero o no poco importava, ma poche davano emozioni come la Innocenti Mini turbo De Tomaso, un piccolo proiettile con motore Daihatsu da mille cc a tre cilindri e turbocompressore IHI: 72 cavalli su poco più di 700 chili. Ma una turbina vera l'ebbero anche la Fiat Uno e la Renault 5, tutte piccole, e la tedesca Golf, mentre il sogno rimaneva la Regina, quella Lancia Delta HF, poi 4WD, poi Evoluzione, che vinceva cinque campionati del mondo rally.Forse oggi, probabilmente per reazione alla decrescita felice, forse per un orgoglioso colpo di coda dei cinquantenni Forever Young, sta ritornando quella voglia di successo, come i pantaloni a vita alta e il motto «larghi i maglioni, stretti i calzoni, questa la moda dei ragazzi 'boni». Ma con una differenza rispetto alle macchiette di oggi: sanno ancora ridere di loro stessi e non prendersi mai troppo sul serio. Del resto è impietoso ma efficace il paragone con la contemporaneità proposto sui social: lui e lei sull'Honda XL Parigi-Dakar da un lato, quella di due Lgbtq+ su un monopattino dall'altra. E la scritta: che cosa è andato storto?
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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