2019-07-05
Vivendi riprende la guerra a Mediaset e fa causa per contare di più
Yannick Bolloré contro la maggiorazione del voto che ha favorito i Berlusconi. Tensioni pure per la nuova sede in Olanda.Mediaset ieri ha ricevuto da Vivendi un atto di citazione al tribunale di Milano in cui si chiede in primo luogo «di annullare la deliberazione approvata dall'assemblea straordinaria di Mediaset in data 18 aprile riguardante la maggiorazione del voto e le conseguenti deliberazioni assunte dagli organi sociali di Mediaset, inclusa l'approvazione del regolamento per il voto maggiorato». In subordine - si legge in una nota di Cologno Monzese - il gruppo francese chiede di essere iscritto nell'elenco dei soggetti con diritto al voto maggiorato con una partecipazione del 9,61% e di «accertare e dichiarare che Vivendi è la legittima proprietaria e può esercitare tutti i diritti patrimoniali e amministrativi connessi alla propria partecipazione». Le stesse richieste valgono per la partecipazione detenuta da Simon fiduciaria in Mediaset (pari al 19,19%).Ma cosa prevede il voto maggiorato? Le società quotate come Mediaset possono prevedere nei loro statuti di premiare i soci che abbiano acquistato e detenuto azioni senza interruzione per un periodo di almeno 24 mesi con la concessione di un diritto di voto maggiorato. La scelta del Biscione permette così al gruppo della famiglia Berlusconi di avere un diritto di voto maggiore a parità di azioni detenute. Si tratta di un «premio fedeltà» che ha ridotto il potere della famiglia Bolloré. Vivendi ha chiesto al tribunale, nel dettaglio, «di accertare e dichiarare che il gruppo francese può legittimamente fornire istruzioni di voto a Simon fiduciaria nelle materia e nei limiti previsti dall'articolo 4.2. delle “Special instructions" e che quest'ultima può esercitare i relativi diritti amministrativi». L'udienza è fissata il 26 novembre.Mediaset nei giorni scorsi aveva ricevuto da Vivendi una comunicazione in cui il gruppo francese intimava di convocare un'assemblea straordinaria per revocare le deliberazioni del 18 aprile che, a suo dire, sarebbero invalide per aver illegittimamente escluso Vivendi dal diritto di voto. Cologno Monzese ha detto che svolgerà «le opportune valutazioni».Vivendi nei giorni scorsi ha anche inviato un esposto sul tema alla Consob, contestando l'avvenuta «blindatura» di Mediaset da parte della controllante Fininvest senza che Vivendi (azionista con quasi il 30% del Biscione) abbia potuto votare in assemblea.Il motivo per cui la mossa del Biscione non è stata gradita da Vivendi è chiaro: come La Verità ha scritto a inizio giugno, l'azienda guidata da Pier Silvio Berlusconi sta facendo di tutto per ridurre il potere che il gruppo presieduto da Yannick Bolloré, figlio del finanziere bretone Vincent, ha in Mediaset. L'ultimo colpo è stato sferrato circa un mese fa quando un cda straordinario ha dato il via libera alla fusione tra Mediaset e Mediaset Spagna, portando la sede del nuovo gruppo paneuropeo in Olanda. La scelta non avrà impatto sui contenuti prodotti e trasmessi dal gruppo: solo la testa della nuova Mfe, Media for Europe, andrà ad Amsterdam. La struttura italiana continuerà a operare e a pagare le tasse nel nostro Paese. In compenso, però, Fininvest - stando all'azionariato attuale - deterrà più del 35% delle quote, mentre Simon fiduciaria, che rappresenta le azioni francesi congelate dalle decisioni dell'Authority, arriverà al 15%, e a Vivendi andrà poco oltre il 7%. La futura struttura societaria di diritto olandese consente a chi detiene il controllo di maggioranza relativa una maggiore presa. Nei Paesi Bassi, infatti, esistono le «naamloze vennootschap», più rigide delle spa italiane se si desidera blindarne il controllo. A seguito della fusione, che dovrebbe essere operativa da fine anno, ogni azionista Mediaset riceverà un'azione ordinaria Mfe per ogni titolo Mediaset in portafoglio. Ogni azionista di Mediaset Spagna (a eccezione di Mediaset, poiché le azioni detenute in Mediaset Spagna saranno annullate) riceverà 2,33 azioni ordinarie Mfe per ogni azione detenuta. Così facendo Fininvest avrà almeno il 50% dei diritti di voto, e i francesi si troveranno diluiti e con meno potere. «Riguardo a Media for Europe non abbiamo avuto alcun contatto con Bollore», ha detto due giorni fa Pier Silvio Berlusconi. «I francesi hanno il peso di un 30% di partecipazione in Mediaset. Il recesso ha tutto un suo percorso. C'è la prelazione di chi è azionista poi si apre al mercato e siamo convinti che vista la validità del progetto ci sarà chi subentrerà, rilevando le azioni che dovessero essere oggetto di recesso. Solo alla fine di questo iter, se si supereranno i 180 milioni allora dovremo trovare altre strade. Siamo molto fiduciosi che questo non accadrà. Allo stato attuale non ha senso che Vivendi receda. Se vogliono uscire, gli conviene vendere ora visto che il prezzo in Borsa dell'azione oggi è superiore a quello di recesso».A ogni modo le azioni Mediaset non paiono aver risentito troppo delle mosse di Vivendi. Ieri il titolo del Biscione ha chiuso la seduta a + 0,74%.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)