2022-10-29
Vivendi rallenta sulla rete unica. Bruxelles pronta a mettere paletti
Il primo azionista di Tim non concede più l’esclusiva a Cdp, pur prorogando di un mese la possibilità di presentare l’offerta non vincolante per confluire in Open Fiber. Adesso la palla passerà al governo.Vivendi toglie il piede dall’acceleratore dal progetto della rete unica. Ieri, infatti, si è tenuto il consiglio di amministrazione di Tim, di cui il gruppo francese è il maggior azionista con circa il 24%, in cui è stata recepita la nuova tempistica per il Memorandum of understanding. In parole povere, l’ex monopolista delle telecomunicazioni ieri ha dato il via libera a concedere più tempo per l’approdo alla rete unica, eliminando però il diritto di esclusiva alla trattativa di cui finora godeva Cdp.Si tratta di un passo importante perché, con le decisioni prese dal cda di ieri, vengono stravolti i patti fra le parti. La cordata di Cdp, infatti, avrà più tempo (fino al 30 novembre) per inviare una offerta non vincolante. Ci sarà tempo, invece, tra il 31 dicembre e il 28 febbraio per l’invio di una offerta vincolante. Da marzo in poi, se non arriverà alcuna proposta, l’intero contenuto del Mou sarà da considerarsi superato. Sul versante politico, poi, le nuove tempistiche dovrebbero permettere al nuovo esecutivo di Giorgia Meloni di prendere una posizione definitiva sul tema della rete unica. L’idea, ad oggi, è che il nuovo governo accantonerà il famoso «progetto Minerva» (quello che prevede l’acquisizione della rete di Open Fiber da parte di Tim e il suo mantenimento all’interno del perimetro aziendale) e propenderà maggiormente per la strada della rete unica di Stato, mentre con un’eventuale Opa sarebbero soprattutto gli azionisti francesi a goderne. C’è però chi crede che il governo Meloni potrebbe ancora propendere per una soluzione alternativa a quello della rete unica. Di recente gli analisti di Barclays hanno affermato di vedere «una probabilità in calo che il piano del management si concretizzi e crediamo invece che il progetto alternativo di Tim stia diventando più probabile». Intanto ieri, secondo quanto spiega la Reuters, l’autorità antitrust europea si sarebbe detta pronta a chiedere di vendere alcuni asset in fibra per dare il proprio via libera al cosiddetto progetto di rete unica. In dettaglio, secondo alcuni funzionari dell’Unione europea, per l’approvazione del progetto di fusione della rete di Tim con quella di Open Fiber servirebbe un accordo per vendere parte delle reti in fibra che si sovrappongono nelle aree in cui la domanda di connettività è elevata, ossia quelle nere.Bruxelles starebbe insomma pensando di salvaguardare gli attuali livelli di concorrenza infrastrutturale in circa 10-20 città di grandi dimensioni. Questo, quindi, potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per l’operazione che vede al centro la vendita della rete fissa di Tim a Cassa depositi e prestiti. Ancora allungando, in pratica, i tempi dell’operazione. Certo, al momento il parere dell’Ue sul tema appare ancora prematuro perché i dettagli del progetto ancora non sono noti, ma l’intenzione di Bruxelles potrebbe gettare nuove ombre su una operazione non certo semplice.Cdp, dal canto suo, punta a creare un provider a banda larga «whole-sale only» che unisca gli asset di rete fissa di Tim con quelli della rivale Open Fiber, di cui Cdp possiede il 60%. È chiaro che la vendita della rete rappresenti un elemento molto importante per Tim per ridurre il suo indebitamento. I francesi di Vivendi sperano di arrivare a una valutazione vicina ai 30 miliardi di euro per la rete, circa 10 miliardi in più rispetto a quanto stimato dalla controparte.In tutto questo, gli occhi degli analisti restano puntati sul titolo di Tim a Piazza Affari. Il rinvio del Mou potrebbe non infatti giovare all’andamento delle azioni che già dai primi di giugno hanno iniziato a scendere. Ad ogni modo, ieri il titolo ha ceduto l’1,45%, segnale che per il momento gli investitori stanno alla finestra in attesa di conoscere i nuovi dettagli della vicenda e la direzione che il nuovo governo intenderà perseguire in merito. D’altronde anche il lato politico della vicenda resta molto importante per arrivare in tempi ragionevoli alla nascita di una rete unica. Senza, sarà impossibile che ciò avvenga.