2024-03-07
Vittoria: l’Italia si sfila dal green pass eterno dell’Oms
La maggioranza corregge il tiro: l’Italia non aderirà al certificato globale dell’Oms, né verranno tolti soldi al fondo per i danneggiati dai vaccini. Rimane però il nodo dei funzionari ancora fedeli alla linea di Speranza. Lo scherzetto sul «green pass eterno» ha suscitato nel governo e nella maggioranza un certo malumore, e in effetti ci saremmo stupiti del contrario. Come abbiamo raccontato ieri, il 2 marzo è stato presentato il decreto legge numero 19 intitolato Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La sgradita sorpresa si manifesta nell’articolo 43 del decreto, laddove il testo riporta quanto segue: «Per far fronte a eventuali emergenze sanitarie, nonché per agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la Piattaforma nazionale digital green certificate […] emette, rilascia e verifica le certificazioni sanitarie digitali». In buona sostanza, con queste frasi in burocratese spinto il decreto istituzionalizza l’infrastruttura digitale del green pass, rendendola permanente. E non è tutto. I milioni di euro necessari a tenere in piedi questa infrastruttura, stando al testo del medesimo decreto, verrebbero pescati dal fondo destinato a risarcire i danneggiati da vaccino. In pratica con i soldi degli oppressi si pagherebbe il sistema di oppressione.Fortunatamente, questo decreto non è ancora passato al vaglio del Parlamento, dunque è ancora modificabile. Dopo che abbiamo diffuso la notizia, governo e maggioranza hanno fatto sapere che provvederanno a correggere il tiro. Sull’argomento è intervenuto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, facendo presente che l’Italia non aderirà al sistema del green pass internazionale voluto dall’Oms. A stretto giro si sono fatti sentire anche altri esponenti di Fratelli d’Italia. «Una volta per tutte sono state smentite le tante fake news a volte circolate per sincera preoccupazione, a volte invece fatte circolare ad arte», ha detto Franco Zaffini, presidente della Commissione salute e lavoro del Senato. A dire del senatore non ci sarà alcuna «cessione di sovranità quando si parla di libertà personali e di diritti fondamentali e inalienabili. Ovviamente da parte nostra c’è massimo rispetto per le autorità sanitarie nazionali e sovranazionali», ha proseguito Zaffini, «ma era opportuno che il ministro, con questo intervento, mettesse fine alle tante interpretazioni e congetture che a vario titolo erano state fatte. L’Italia col governo Meloni, come era evidente che fosse, deciderà all’occorrenza in piena sovranità e autonomia su qualunque tipo di strumento adottare e su quale sarà il migliore per affrontare eventuali situazioni emergenziali».In realtà di fake news non ne sono circolate affatto: tutti i riferimenti al green pass erano presenti nel decreto del 2 marzo ed erano facilmente rintracciabili da chiunque. Non si tratta quindi di balle diffuse ad arte, ma di un clamoroso scivolone a cui occorre porre rimedio quanto prima.Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute in quota Fdi, promette che giustizia sarà fatta: «Nel passaggio parlamentare verrà declinata la volontà del ministero e di Fratelli d’Italia, già espressa durante il Covid, di non ricorrere al green pass come strumento sanitario, soprattutto se deve essere usato per una limitazione della libertà. Verrà cassato ogni riferimento al green pass e al covid, che non c’entrano nulla con la creazione di una infrastruttura informatica che può servire ad altri scopi, ad esempio per viaggiare. Toglieremo come fonte di finanziamento il fondo per i danneggiati da vaccino: attingeremo a fondi propri del ministero». Fin qui tutto bene: riconosciuto l’errore, si corre ai ripari (verificheremo, ovviamente, che lo si faccia davvero).In questa vicenda, tuttavia, restano alcuni punti oscuri. La volontà del governo e del partito di maggioranza - a partire da Giorgia Meloni - appare piuttosto chiara: di green pass e restrizioni non si dovrebbe parlare più. Che al vertice la pensino così non è una nostra congettura: è evidente dalle rapide e decise dichiarazioni rese da vari esponenti del partito.A questo punto, la domanda è: ma se tutti sono contrari a certe derive da regime sanitario, come è possibile che nei documenti ancora affiorino schifezze come quella sul green pass internazionale? Come è possibile che dalle stanze del ministero escano piani pandemici al limite del delirio? Certo, errare è umano e può sempre darsi che un documento sfugga ai controlli. Ma qui le sviste iniziano a essere un po’ troppe, e il campo delle possibilità si restringe. O chi guida il ministero non ha compreso bene quale sia l’orientamento politico di questo governo in materia di restrizioni sanitarie (e allora è il caso che si chiarisca le idee alla svelta) oppure all’interno della struttura ci sono funzionari che continuano a mandare avanti la macchina come se a guidarla fosse ancora Roberto Speranza, o come se a decidere le sorti dell’Italia dovessero essere i capoccia dell’Oms.Il sospetto che le cose funzionino così è piuttosto fondato. Del resto non basta cambiare ministro per modificare la struttura profonda del dicastero. A tale proposito vale la pena di citare un documento che abbiamo potuto sbirciare e che risale alla fine di giugno dello scorso anno. È un appunto destinato al ministro Schillaci e firmato da due alti funzionari: il direttore generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica (Dgsiss), Giuseppe Viggiano (che adesso risulta direttore generale degli organi collegiali per la tutela della salute), e dall’allora segretario generale, Giovanni Leonardi (che ora è a capo del dipartimento One Health). Che dice questo documento? Semplice: ricorda che «la rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms rappresenta un’importante opportunità per utilizzare l’esperienza acquisita durante la pandemia di Covid- 19 per attenuare l’impatto di future emergenze sanitarie, costituendo un importante contributo all’agenda sanitaria globale e contribuendo anche ad un futuro allineamento globale delle norme in materia di certificati sanitari e all’istituzione di un sistema di riconoscimento internazionale degli stessi».Nello stesso appunto si legge che la piattaforma digitale italiana che emette i green pass «viene attualmente utilizzata per la consultazione e conservazione dei dati relativi alle eventuali vaccinazioni, guarigioni ed esenzioni dei soggetti inadempienti all’obbligo vaccinale […], per effettuare le verifiche del rispetto dell’obbligo vaccinale per tutte le categorie di soggetti obbligati, e conseguentemente per l’esecuzione delle attività relative al procedimento di irrogazione delle sanzioni pecuniarie per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale». Dopo aver elencato tutte queste meraviglie, i due funzionari chiedono al ministro Schillaci «di valutare l’opportunità di una idonea proposta normativa per consentire il mantenimento della PN-DGC e dei relativi trattamenti di dati, al fine di aderire alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms».Chiaro, no? Il governo era in carica dall’ottobre del 2022, ma nel giugno del 2023 i dirigenti del ministero ancora sollecitavano una norma che consentisse di mantenere operativa l’infrastruttura digitale del certificato verde. È solo un esempio fra tanti, ma è indicativo della mentalità prevalente in certi ambienti. Una mentalità che il ministro della Salute e i suoi collaboratori hanno il potere, e dunque il dovere, di contrastare con decisione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.