2022-10-19
Enrico Facco: «Lo racconta chi è tornato indietro. C’è (un po’) di vita dopo la morte»
Nel riquadro, Enrico Facco (IStock)
Il saggista e studioso al dipartimento di Neuroscienze all’università di Padova: «Le “near death experiences” sono situazioni intense e dai tratti comuni: dal proprio corpo visto dall’alto a una luce in fondo a un tunnel».Essendo la morte, come peraltro anche la vita, il mistero dei misteri, ci chiediamo se e in quali mondi potremmo trasvolare dopo la fine della traiettoria terrena e quale sia il destino dei dipartiti. Le near death experiences (Nde), ossia esperienze di pre-morte, ci testimoniano di visioni esperite e ricordate da individui avvicinatisi ai confini del trapasso e sopravvissuti.Sono accadute a noti personaggi di scienza, come allo psicanalista Carl Gustav Jung, a star del cinema, come Sharon Stone e a persone comuni e sconosciute. Questi fenomeni ci affascinano e ci rinviano alle domande ultime, ossia se la coscienza sia una realtà coincidente con la fisica del cervello oppure la travalichi, se in un possibile mondo ultraterreno le identità soggettive sussistano e tra esse possano comunicare, se incontreremo il divino e quale logica contraddistingua questa supposta dimensione. Insomma, al confine tra linguaggio e silenzio, dicibile e indicibile, ragione ed enigma, come interpretare le Nde? Abbiamo parlato di questo tema con il professor Enrico Facco, nato da genitori italiani ad Addis Abeba nel 1951 e residente a Padova, sposato, due figli, un maschio e una femmina, studioso senior del dipartimento di neuroscienze dell’Università di Padova, specialista in anestesiologia, rianimazione, neurologia, terapia del dolore e ipnosi. Autore di numerosi saggi, tra i quali Esperienze di pre-morte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica (Altravista editore) è il maggior esperto, in Italia, di Nde.Come definisce le Nde? «Quelle di pre-morte sono esperienze intense che si verificano in condizioni critiche con perdita di coscienza, per esempio in casi di arresto cardiaco. Esse fanno parte di un ampio gruppo di esperienze non ordinarie alle quali sono assimilabili anche le like-Nde, ossia simil-premorte, vissute in particolari momenti esistenziali, per esempio durante transizioni di ruolo, divorzio o altre crisi, e osservate anche in corso di emodialisi».Quali sono gli elementi comuni di queste esperienze? «Nelle Nde si riscontrano elementi soggettivi, più o meno intensi, ed elementi comuni, misurati con la “scala di Greyson”. Esse sono trans-culturali, ossia riscontrabili in ogni società e cultura. I loro tratti più frequenti sono l’esperienza di vedere il proprio corpo dall’alto mentre si attua la rianimazione, l’entrare in un tunnel con o senza luce in fondo e da questo fare ingresso in un paesaggio appartenente a una dimensione altra dove si possono incontrare parenti o altre persone decedute oppure entità non meglio definite con cui si ha una comunicazione di tipo telepatico, non verbale e ordinaria. Questo paesaggio può essere straordinariamente bello e piacevole, in una condizione di profonda serenità. Un altro elemento è che il paziente può avere una visione olografica e sintetica di tutta la sua vita, ma non di tappe come laurea o matrimonio, quanto di momenti significativi ma apparentemente ordinari. In diversi casi è stato raccontato che c’è qualcuno, ad esempio un parente, che dice al paziente di tornare indietro, perché la sua missione non è finita, e ciò precede il suo risveglio nella stanza».Si legge anche di chi ha riferito di aver avuto visioni inquietanti e talvolta agghiaccianti… «È una componente che esiste. È stata indagata un po’ meno ed è meno frequente. Essa riguarda, all’incirca, il 5-10% dei casi. Queste visioni “infernali” sono sovente mescolate con elementi belli e piacevoli. Per alcune di esse, come trovarsi in una transizione di buio totale e senza punti di riferimento, dipende da come sono vissute. Il buio, infatti, può essere sorgente di angoscia e terribile vuoto, ma anche associato a stati di quiete e profondissimo benessere. Più raramente è citata la presenza di animali. Le Nde non sono tutte uguali. Ognuno ha la sua. Ma il fatto più intrigante riguarda gli elementi che le accomunano, il loro nocciolo duro, diciamo».Sulla base di quali considerazioni si può affermare che le Nde non siano sogni e cosa le distingue da essi? «Le Nde sono esperienze profonde, i cui significato e meccanismi ci sfuggono. Si possono inquadrare come espressioni non ordinarie della mente, la cui interpretazione dipende anche da cultura e spirito del tempo. Oggi, per esempio, il sogno premonitore è considerato un fenomeno illusorio, se non d’interesse psichiatrico, mentre nell’antichità aveva grande valore. Le Nde non sono per ora spiegabili da un approccio meccanicista-riduzionista, ossia limitato ai meccanismi cerebrali di base. In ogni caso, l’interpretazione non può escludere il mondo dei significati, aspetto che ha vaste implicazioni epistemologiche. Ciò che le Nde hanno d’interessante rispetto al sogno è che sono esperienze coerenti, chiare, ben ricordate e universali, potremmo dire archetipiche. Studi longitudinali hanno evidenziato che i ricordi di Nde restano stabili nel tempo, né offuscati né alterati. La loro struttura è dunque diversa dal linguaggio dei sogni. Il delirium, in terapia intensiva, prodotto da disordini cerebrali acuti, è totalmente diverso dalle Nde. È caratterizzato da un caleidoscopio di visioni incoerenti in condizione di agitazione e angoscia, completamente dimenticate quando ha termine. Dunque, le Nde non possono essere assimilate né al sogno né al delirium».Le persone cambiano dopo esperienze di pre-morte? «Queste esperienze sono così intense e diverse dalla visione ordinaria del mondo da avviare nel paziente un aumento della sua consapevolezza. Esse hanno un grande potenziale trasformativo. Può accadere che una persona prima solo dedita a far soldi, comprenda i valori fondamentali della vita. Si tratta di un cambiamento in positivo, anche se la transizione può aumentare il rischio di separazione e divorzio. La conseguenza più eclatante di queste esperienze è la perdita della paura della morte: la morte fisica forse non è la fine della vita, ma qualcosa che fa parte della vita. In ogni caso le Nde, come le esperienze di vite precedenti, non sono prove circa l’esistenza di una vita ultraterrena. Dallo sciamanesimo preistorico a oggi, la questione del “se la vita finisca o no con la morte” non è risolvibile».Sono documentate esperienze di bambini in tenera età che abbiano testimoniato di esperienze di Nde? «Certamente, anche di bambini di 3 anni. Rispetto a quelle degli adulti c’è qualche differenza formale ma non sostanziale e ciò è interessante perché i bambini non hanno una chiara idea della morte né una visione filosofico-religiosa elaborata. Elementi riportati sono l’uscita dal corpo e incontri con i nonni defunti».Si può ipotizzare che anche gli animali attraversino esperienze di Nde? «Non si può saperlo, perché non possono raccontarcelo».Alla cappella degli Scrovegni, a Padova, la rappresentazione delle pene dell’inferno negli affreschi di Giotto può inquietare, ma il corpo non esiste più dopo la morte. «Si tratta di una visione cristiana medioevale, analoga all’Inferno dantesco, rappresentazioni simboliche che cercano di narrare la sofferenza per la mancanza del divino. Quello di Giotto, come quello di Dante, più che celebrazione della religione, è un grande viaggio nell’anima per conoscerne tutti i bassifondi sulla via della perfezione. Il diavolo esiste più nella mente umana che nella realtà. Giotto rappresenta i vizi e le virtù le une di fronte alle altre verso il giudizio universale, per indicare un percorso di sviluppo e trasformazione del Sé, che Jung definiva «individuazione», l’integrazione armonica tra coscienza e inconscio. Nel buddismo ciò che conta è la via verso l’illuminazione, in una visione non teologica. In linea di massima le filosofie orientali non separano la mente dal corpo e dal resto del mondo, mentre la visione dualista dominante in Occidente con Cartesio ne ha stabilito a priori l’inconciliabile opposizione».Secondo lei, qualora non prevalesse tale dualismo, il mondo sarebbe migliore? «Pensare che io sono io e l’altro è altro da me e quindi dell’altro posso farne ciò che voglio è espressione della posizione egocentrica della coscienza ordinaria, visione illusoria e arrogante, che spiega molti disastri prodotti dall’uomo».Si può pensare che i nostri ricordi terreni si possano ritrovare dopo la morte? «Se lo sapessi, potrei candidarmi per il premio Nobel. Piuttosto, sono riportati casi intriganti di esperienze testimoniate. Come quello, ben documentato, riferito da Sam Parnia in Resuscitation del 2014, di un paziente in arresto cardiaco che, in fase Nde, vede il suo corpo dall’alto e il medico che lo rianima. Poi sente una voce metallica, quella del defibrillatore automatico, che dice “shock the patient”. Recuperata la coscienza, il paziente ha testimoniato che ciò è successo durante l’arresto cardiaco, riconoscendo chi lo aveva soccorso. È stata stimata una persistenza della coscienza per almeno tre minuti durante quell’arresto cardiaco».Con quale frequenza si verificano le Nde riferite da pazienti? «La sopravvivenza all’arresto cardiaco oscilla tra il 15 e il 30% nelle diverse casistiche. Nei vari studi, le Nde hanno un’incidenza tra il 5 e il 18% circa dei pazienti che recuperano la coscienza».Le Nde non risolvono il mistero della vita ma ci aprono scenari. Talvolta ipotizziamo che la vita sia un sogno… «Il senso della vita e della morte è il mistero per eccellenza. Bisogna essere aperti, quanto rigorosi. Solo attraversando il confine si apre la soluzione al mistero».
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)