2021-09-25
Per i virologi il regime c’è solo se tocca a loro
Andrea Crisanti e Matteo Bassetti (Ansa)
L'assurdo bavaglio agli esperti proposto dall'ex M5s Giorgio Trizzino sveglia dal letargo i professori del Covid. Che dopo aver giustificato qualunque limitazione della libertà ora «scoprono» la dittatura. Chi voleva mettere a tacere le voci critiche però non è più credibile.Il grottesco dibattito sul Covid ci ha appena regalato un fondamentale concetto, che sarà certo utile negli anni a venire a tutti gli studiosi di filosofia politica. Potremmo riassumerlo così: «Dittatura è quando tocca a me». Funziona più o meno così: chi ha sostenuto ogni restrizione, chi ha giustificato ogni limitazione della libertà personale, chi ha cercato di silenziare le voci contrarie, non appena viene sfiorato dalla mano gelida del potere immediatamente grida al ritorno del regime.Il caso emblematico riguarda i medici. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, l'ex pentastellato Giorgio Trizzino ha proposto un ordine del giorno (a cui il governo ha dato parere positivo e che l'Aula ha approvato) il quale mira a limitare l'esposizione mediatica delle Virostar. Il testo infatti prevede che dottori e professionisti della sanità, prima di parlare, debbano essere autorizzati dalle «strutture di appartenenza». L'esecutivo si è impegnato a valutare seriamente l'idea, e qualora decidesse di legiferare in questo senso potrebbe imporre un robusto bavaglio a professori e camici bianchi.Siamo stati i primi a denunciare l'assurdità della trovata: già il fatto di prendere in considerazione una simile possibilità mostra a quale livello di sottomissione siano giunti alcuni politici e a quale tasso di tossicità sia arrivata la discussione pubblica sul virus. Proprio perché abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che cosa significhi affrontare la mordacchia, non vogliamo che sia imposta ad altri, persino se si tratta di persone che hanno idee opposte alle nostre, e che regolarmente ci attaccano o ci insultano.Notiamo, però, un fatto singolare. Non appena la censura è stata ventilata, i medici hanno immediatamente mostrato le zanne. «Non si può mettere un bavaglio a medici e professori universitari che parlano di come evolve una malattia infettiva come il Covid, perché fino a prova contraria siamo in uno Stato democratico», ha tuonato Matteo Bassetti. «Limitare la libertà di parlare sarebbe gravissimo, scandaloso, questo è fascismo. Sarebbe una norma che rasenta la stupidità, il ridicolo. Credo che abbiano paura del nostro pensiero, ci vogliono tappare la bocca perché siamo più convincenti della fuffa dei no vax».Tagliente pure Massimo Galli, che ha espressamente parlato di «bavaglio». Il primario del Sacco ritiene che «siamo al grottesco: impedire ai medici di esprimersi è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali o un ingegnere di argomenti tecnici». Pesantissimo Andrea Crisanti: «Credo che l'idea gli sia venuta dopo una visita in Corea del Nord. Forse non sa che non si possano fare le leggi ad personam o per categorie. […] Una proposta di questo tipo è principalmente un affronto verso i cittadini».Le sole Virostar non troppo indignate sono appunto quelle che non si sentono in pericolo. Fabrizio Pregliasco non gradisce tantissimo la proposta di Trizzino e propone, in alternativa «una Carta che contenga modalità e principi per la divulgazione di notizie scientifiche. Una Carta che valga anche per politici, giornalisti, avvocati, cosiddetti esperti, insomma tutti coloro che intervengono sui media». Probabilmente, Pregliasco confida nel fatto che chiameranno lui a stendere la Carta, e dunque ritiene di essere al riparo. Apparentemente sereno pure Roberto Burioni, che si limita a dire: «Personalmente non appaio più in tv dal 30 maggio scorso». Certo, lui bastona la gente via Twitter e fomenta l'odio via Twitter, quindi la mordacchia non dovrebbe toccarlo.Infine, vale la pena di citare la posizione di Antonella Viola, che sulla Stampa scrive: «Non è imbavagliando la libertà di espressione degli scienziati che si fa del bene alla collettività. […] Nulla in campo educativo funziona meglio dell'esempio: se vogliamo vivere in un mondo di cittadini pensanti e liberi, mostriamo loro rispetto per il pensiero e la libertà».Ecco il punto. Molte delle Virostar che ieri si stracciavano le vesti di «rispetto per il pensiero e la libertà» ne hanno mostrato ben poco, e hanno offerto un pessimo esempio per mesi. Bassetti ha ripetutamente parlato di «cattivi maestri», ha evocato il terrorismo (che inevitabilmente conduce a leggi speciali e a sorveglianza pervasiva). Galli non è nuovo a dichiarazioni pesantucce, così come tanti altri colleghi. Soprattutto, poi, le Virostar si sono collocate in prima fila quando si trattava di spalleggiare le norme liberticide imposte dal governo. Sul fatto che a chi rifiuta il vaccino sia tolto lo stipendio, ad esempio, non ci risulta che da parte dei medici più famosi ci siano state levate di scudi. Il fatto che un comune cittadino non possa sedersi in un bar o su un treno a lunga percorrenza non li indigna. Il disappunto nemmeno li sfiora quando a essere danneggiata è l'esistenza altrui. Sono pronti a deridere, sbeffeggiare ed emarginare il collega che si scosta dalla «linea ufficiale», dandogli del citrullo o gridando che «dice cretinate». Ma se anche solo si pensa di toccare la loro sacrosanta libertà di pensiero e parola (la stessa che non vogliono concedere ai presunti no vax), allora vanno nei matti.Succede sempre così: sono rari, rarissimi gli uomini dotati del coraggio di sollevarsi in nome della libertà altrui. Sapendo di avere molto da perdere, professionisti, intellettuali e giornalisti preferiscono solitamente seguire l'onda, sono i primi a uniformarsi al pensiero dominante. Salvo poi infuriarsi quando i loro interessi o quelli dei loro amici vengono lesi. Massimo Gramellini, per dire, ieri ha dolcemente criticato la proposta di Trizzino. Solo un paio di giorni fa, in compenso, dipingeva Carlo Freccero come un vecchio rincoglionito solo perché aveva osato contestare il green pass.Non ci stupiamo più di tanto. Ricordiamo molto bene quanto i principali editorialisti dei grandi quotidiani abbiano tenuto bordone al governo ai tempi dei lockdown. Tifavano per le chiusure a cuor leggero, deridevano i «fascisti» che insistevano a voler andare a messa, accusavano i contestatori di sedizione. Intanto, ai giornalisti era comunque concesso di muoversi liberamente, mica erano obbligati a restarsene tappati in casa (e lo stesso valeva per i politici). Che volete farci: è una caratteristica dei moderni quella di essere prontissimi a denunciare l'oppressione esercitata dagli altri e di sorvolare su quella praticata da loro stessi.Le star della siringa, in ogni caso, possono stare tranquille. Vedrete: nessuno oserà limitare la loro libertà di espressione. Censura, vilipendio, disapprovazione, odio e violenza continueranno, per ora, a essere riservati soltanto ai reietti accusati di essere no vax, e tutti ne saranno felici. Poi, un bel giorno, toccherà anche agli altri, magari per motivi non del tutto legati al virus. A quel punto, saranno in tanti a lamentarsi, ma non troveranno nessuno ad ascoltarli.
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)