2018-12-21
Violentate e decapitate in Marocco. Ci sono quattro arresti legati all’Isis
La polizia di Rabat ha catturato i presunti autori del massacro delle due turiste scandinave Louisa Vesterager Jepersen e Maren Ueland: sono giovani che hanno giurato fedeltà al Califfato. Su Internet diffuso un raccapricciante filmato dello sgozzamento.Alte, bionde e, per i canoni islamisti, poco coperte. Simbolo dell'Occidente miscredente. Le hanno sgozzate con la stessa tecnica che usano per scannare i montoni nel periodo della grande festa del sacrificio. E lo hanno fatto «per la Siria», alle pendici della montagna che in berbero chiamano «il Monte dei monti»: Atlante, in Marocco. Una delle due vittime è stata anche decapitata con un machete mentre era ancora viva. Al primo solco, tra le urla della ragazza, la maglia bianca che aveva ancora addosso si è riempita di sangue. Le hanno tagliato la gola, reciso la carotide e staccato di netto la testa. Mentre uno dei quattro tagliagole filmava con un telefono cellulare. Poco più in là c'è il corpo dell'altra vittima. E dalla ripresa si capisce che sulla scena del crimine, oltre all'assassino che maneggia il coltellaccio, ci sono altri due uomini. Nel video, ancora rintracciabile sul web, si vede in modo chiaro che la ragazza non ha i pantaloni. E infatti la danese Louisa Vesterager Jepersen e la norvegese Maren Ueland, di 24 e 28 anni, stando ad Al Arabiya, sono state anche stuprate. Nel filmato, che viene ritenuto autentico dal Politiets Efterretningstjeneste, il servizio di intelligence danese che si occupa di controspionaggio, si sente uno dei marocchini dire in francese «questo è per la Siria, qui ci sono le teste dei vostri Dio». La Procura reale di Rabat ha fermato quattro sospettati, individuati nel giro di 48 ore dall'ufficio centrale di investigazioni giudiziarie (una sorta di Fbi marocchina). I tre, spiegano i cronisti del quotidiano Aujourd'hui le Maroc, erano in contatto con il primo uomo arrestato martedì mattina. Ecco i loro nomi: Abderrahmane Khayali, classe 1985, idraulico di Marrakech; Abdessamad Joude, nato nel 1993 a Marrakech e residente a Derb Zeroual, venditore ambulante; Rachid El Afati, 33 anni, vive a Douar Caid Harbi, anche lui è un venditore ambulante; Younes Ouaziyad, 27 anni, vive a Jnanate di Marrakech, dove lavora come falegname. Tutti e quattro sono ben riconoscibili in un video che fa bella mostra della bandiera dello Stato islamico. L'unico che prende la parola, lo fa per giurare fedeltà all'Isis e ad Abu Bakr Al Baghdadi (califfo dello Stato islamico). Il video, secondo fonti del Foglio, era già su alcuni canali riservati usati dal gruppo terrorista.A diffonderlo, via Twitter, è stato l'islamologo francese Romain Caillet. Dopo la diffusione delle scioccanti immagini sull'atroce fine delle ragazze, il secondo video toglie ogni dubbio sulla matrice terroristica. I quattro sostengono di essere pronti a rispondere alla chiamata dell'Isis per commettere attentati. D'altra parte, il primo ministro danese, Lars Loekke Rasmussen, si è detto subito convinto che l'omicidio delle due ragazze può essere considerato «politicamente motivato e, quindi, un atto di terrorismo».Gli unici a tergiversare sul terrorismo sono proprio i marocchini. Il procuratore di Rabat finora ha riferito che solo uno dei sospettati è legato a un gruppo di miliziani, senza specificare quale (stando ai dati ufficiali, 1.666 marocchini sono partiti per combattere come foreign fighter: 239 sono rientrati e 643 sono morti). Tra i fermati, comunque, stando alle fonti locali, ci sarebbe anche l'autore materiale dell'omicidio. In una delle foto segnaletiche diffuse dalla polizia, in bianco e nero, uno dei sospettati indossa una tunica e un copricapo bianchi e porta una barba lunga come quella abitualmente sfoggiata dagli islamisti. Tutti e tre sono originari di Marrakech: uno di loro, ammette in serata Boubker Sabik, il portavoce della polizia, ha anche «precedenti penali per atti terroristici». Nonostante ciò, nei comunicati ufficiali, l'Ufficio centrale investigativo marocchino scrive ancora che si sta «verificando il movente terrorista, supportato da alcuni elementi probanti emersi durante le indagini».I corpi delle due ragazze sono stati trovati lunedì a una decina di chilometri da Imlil, piccolo villaggio dell'Alto Atlante, considerato una meta sicura dai turisti occidentali, soprattutto per quelli appassionati di escursioni in montagna. Una fonte a Imlil ha raccontato ai giornalisti che una delle vittime è stata trovata morta dentro la sua tenda, mentre l'altra era all'esterno. Testimoni oculari hanno riferito agli investigatori che le avrebbero viste in compagnia di uomini del posto, prima della loro scomparsa. L'area è stata chiusa e recintata da un cordone di sicurezza, così da facilitare la polizia scientifica marocchina nella ricerca di indizi utili all'inchiesta. «È un duro colpo per la regione e ci saranno sicuramente delle cancellazioni», ha detto all'agenzia di stampa France press Hussein, una guida locale che, come tante, è immediatamente reperibile sul posto. La sfortuna ha voluto che, forse, le due ragazze si siano rivolte proprio ai tagliagole per la loro escursione. Volevano scalare la vetta del monte Toubkal, 4.167 metri, località molto pubblicizzata dalle agenzie di viaggio di tutta Europa. E così è capitata tra le loro mani la reclame del viaggio. Maren e Louisa, che studiavano insieme in un'università norvegese, sono inciampate in quella maledetta vacanza in Marocco. Il viaggio doveva durare un mese. E ora Irene Ueland, la mamma della ragazza norvegese, in ogni intervista ripete: «Era così brava, la sua priorità era la sicurezza, le ragazze hanno preso ogni precauzione prima di intraprendere questo viaggio». Ha sentito a telefono sua figlia lo scorso 9 dicembre, giorno del loro arrivo in Marocco. Ma non poteva immaginare che quella sarebbe stata l'ultima volta.